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I nostri nonni mangiano sempre peggio: dati allarmanti in Italia

Redazione

Mangiano poco e male, seguono le informazioni sbagliate, preferiscono il cibo scaduto alle materie prime di qualità. Gli anziani italiani sono un popolo in continua crescita: gli over 65 nel nostro paese rappresentano quasi un quarto della popolazione, un dato che rende l’Italia il primo Paese in Europa. Ecco perché diventa ancora più preoccupante la qualità della loro alimentazione: i nostri nonni (e non solo, visto che a 65 anni la vita fortunatamente oggi offre ben altre prospettive rispetto solo a qualche decennio fa) sono sempre più esposti al rischio malnutrizione e non bastano campagne informative a modificare la tendenza. La crisi, errori antichi, pochi controlli, superficialità e solitudine, producono un effetto devastante sulla salute della terza età italiana, la categoria più soggetta anche agli effetti negativi delle truffe, della cattiva distribuzione, dell’agromafia.

 

L’alimentazione degli anziani: cosa mangiano e cosa dovrebbero mangiare

Anziana a tavola

Il menu non è certo dei migliori. Poca carne e poco pesce, entrambi comunque maldistribuiti, tanta frutta, verdura spesso di basso rango, molti grassi. Sulle tavole degli over 65 italiani non abbonda la qualità, col risultato che in media agli anziani mancano almeno 400 calorie al giorno, in particolare proteine.

E’ un allarme reale, purtroppo poco ascoltato. Un recente studio della Sigg, la Società italiana di Gerontologia e Geriatria, ha evidenziato come un solo mese di dieta povera aumenta del 25% la probabilità di ricovero e accresce la mortalità. In sintesi: si nutrono poco e male, hanno spesso il frigo vuoto, non hanno più il senso della fame e della sete, non riescono a preparare i cibi in modo adeguato.

 

Italia e alimentazione, da un record all’altro

Secondo i dati della Sigg, stiamo parlando di un esercito di almeno un milione gli anziani italiani malnutriti. Un altro studio, quello presentato lo scorso anno dal Policlinico San Matteo di Pavia, sulla base dei dati raccolti su 667 pazienti over 65 seguiti dal 2009 al 2012 dal Servizio di dietetica e nutrizione clinica dell’ospedale, ha fornito altri dati inquietanti: oltre il 33% risulta ad alto rischio e addirittura il 58% presenta caratteristiche di malnutrizione all’ingresso in ospedale. Un quadro ancora più allarmante, se si considera che l’Italia ha la percentuale di over 80 più alta d’Europa (il 5,8% della popolazione secondo il censimento 2011), e che gli over 65 secondo l’Istat sono passati dal 19% al 21,1% dal 2003 al 2013 (dati Istat).

Anziani malnutriti

 

Da un record all’altro insomma. Anche i dati raccolti qualche anno fa da Nutrage non fanno che confermare la situazione: gli anziani italiani, rispetto ai loro coetanei europei, introducono quotidianamente il minor quantitativo di proteine (61-71 al giorno, contro i 91-97 degli spagnoli che invece primeggiano) e di carboidrati (207-254 contro i 275-321). Le cause di tutto questo? Almeno due, legate tra loro. L’isolamento socio-ambientale che colpisce le persone più anziane porta a provare meno interesse verso il cibo e verso se stessi, una condizione su cui ha facile presa la crisi economica. Di certo, con pensioni basse non è facile fare spese di alta qualità.

 

Cibo scaduto, allarme rosso

C’è un aspetto in particolare che dovrebbe preoccupare più degli altri. Un recente studio condotto dall’Università Cattolica del Sacro Cuore-Policlinico Gemelli di Roma è entrato nel cuore del problema: non solo gli anziani italiani mangiano male, ma uno su tre consuma cibo scaduto almeno una volta al mese, in particolare latte e derivati. La ricerca, che ha coinvolto circa 200 anziani di età media di 74 anni, ha anche rivelato che tra il 10 e il 30% non rispetta le principali norme igieniche nella preparazione dei cibi, e che la metà li scongela a temperatura ambiente.

E ancora: nonostante il 90% degli intervistati dichiari di consumare ogni giorno frutta e verdura, per uno su tre l’alimentazione non è equilibrata in particolare a causa di un consumo eccessivo di zuccheri e grassi. Di qui l’indice di massa corporea medio degli intervistati, con tendenza al sovrappeso. Infine, la disinformazione: il 40% non prende visione dell’etichetta e solo il 15% si rivolge al medico di base, quando riscontra sintomi di malessere. Un panorama preoccupante.

 

Le regole ignorate

Anziana al supermercato

L’organizzazione mondiale della sanità ha dettato le 5 regole auree alla base di un corretto consumo dei cibi, ma stando al recente studio romano gli anziani italiani non sono troppo ligi nel seguirle.  Ecco il vademecum:

  • mantenere un livello di pulizia adeguato,
  • separare i cibi crudi da quelli cotti,
  • cuocere meticolosamente gli alimenti,
  • conservarli a una giusta temperatura,
  • usare acqua e ingredienti in sicurezza.

Quanto alle sostanze da assumere da parte degli anziani, secondo gli specialisti le regole principali sono due: l’equilibrio tra le varie componenti e il giusto tempo di assunzione.
Il 60-65% dei nutrienti, nell’arco di una giornata, deve essere rappresentato dai carboidrati o zuccheri, ma tale percentuale va data in massima parte agli zuccheri complessi come l’amido che è contenuto nel pane e nella pasta mentre gli zuccheri semplici (il saccarosio cioè lo zucchero bianco del caffè o dei dolci) non deve superare il 10% di questa quota del 65%. E poi un giusto mix delle altre sostanze, in particolare le proteine.

 

Le truffe

Un altro tasto dolente. Il bersaglio principale sono sempre loro, gli anziani. E se in Emilia Romagna, terra di grande fantasia alla voce raggiri verso gli over 65, una delle ultima mode criminali è persino quella di fingersi venditore di surgelati, tanto che la truffa del cibo scaduto ha attirato una maggiore attenzione di forze dell’ordine e organi preposti al controllo. Nel Paese dove, secondo il recentissimo studio della Coldiretti, il 55 % della popolazione ammette di utilizzare prodotti scaduti se la confezione sembra integra e il prodotto in buono stato, le principali fonti di denuncia di negozi e supermercati sono proprio gli alimenti scaduti, prodotti del valore spesso di centinaia di migliaia di euro. Non solo: qualche mese fa una società veneta è finita nei guai per la somministrazione di cibi scaduti o in stato di cattiva conservazione in un ospedale messinese.

 

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