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Ecomafia 2016: Truffe al made in Italy in aumento, urge una nuova legge?

Redazione

Dalla voce “Acque e bibite”, 203 infrazioni penali, a “prodotti ittici”, 6299, passando per le 4776 della ristorazione e le 2356 nel settore “farine, pane e pasta”. L’emergenza criminalità nell’agroalimentare è anche nei numeri, specchio di filiere inquinate e reati in preoccupante aumento. Ecomafia 2016, il consueto rapporto di Legambiente dedicato a quanto di marcio c’è in Italia nei business legati all’ambiente, ha regalato una foto che: se da un lato lascia qualche speranza (leggi fatturato dell’ecomafia in calo, da 22 a 19 miliardi di euro), dall’altro vede l’agroalimentare ormai in primo piano, con reati triplicati e una quantità di tipologie di illecito tale da farla dipingere come emergenza.

E più passa il tempo (il rapporto è datato luglio 2016) più cresce l’urgenza della nuova legge sui reati agroalimentari, che attende l’inizio dell’esame al Senato e che dovrebbe dare una svolta alla lotta contro questo redditizio tipo di infiltrazioni mafiose. “Il brutto dell’Italia”, come la presidente di Legambiente ha definito, alla presentazione del dossier, questo settore della criminalità organizzata, è insomma rimasto tale, moltiplicandosi fino ad abbracciare tutti gli anelli delle varie filiere.

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Truffe all’Agroalimentare in vetrina nel rapporto Ecomafia

I numeri: illeciti triplicati

L’intreccio organizzazioni criminali-agromafia è diventato una cosa seria, e non sono solo i numeri a dirlo. Lo spiega anche il rilievo che Legambiente dà oggi al fenomeno, passato da un paragrafo di 4 pagine a un capitolo di 13, molto più argomentato e ricco di nuovi dati. Tutti preoccupanti, a partire da quello principale: nel corso del 2015 sono stati accertati da tutti gli organi, civili e militari, preposti al controllo di merci e strutture 20.706 reati, con un totale di 4.214 sequestri. La cifra è notevole, sia perché non è lontana da quella complessiva di tutti gli altri reati ambientali – 27745 -, sia perché si tratta di una quantità quasi tre volte superiore a quella del rapporto Ecomafia 2015, basato su dati del 2014: erano 7985 allora, con 10 voci in meno e 949 strutture chiuse, 300 in meno delle odierne 1250. Il valore complessivo dei sequestri effettuati ammonta a più di 586 milioni di euro, mentre, unico dato in controtendenza, superava un anno fa i 3 miliardi.

Il boom dei prodotti ittici

L’illegalità, racconta Ecomafia 2016, “tocca ciascun nodo di ogni singola filiera”: e dunque il controllo delle terre e del mercato del lavoro (con annesso caporalato), il trasporto, il confezionamento, l’etichettatura, l’assegnazione ai mercati ortofrutticoli, il rapporto con la grande distribuzione organizzata. Una ramificazione dell’opera criminale, prima ancora che infiltrazione, che richiama le organizzazioni mafiose e con queste dialoga quando non ne è direttamente parte. Il numero più alto di infrazioni penali è stato riscontrato tra i prodotti ittici con 6.299 illegalità (anche nel 2014 erano tanti, 5934): pesce, crostacei, novellame, molluschi, datteri i prodotti nel mirino, con 459 denunciati, 800 sanzioni e 991 operazioni di sequestro.

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A seguire con 4776 reati la ristorazione, mentre tra le tipologie specifiche di crimini agroalimentari la contraffazione è tra le più diffuse e colpisce principalmente i prodotti a marchio protetto, come l’olio extravergine di oliva, il vino, il parmigiano reggiano e così via. Tra i fenomeni in espansione il caporalato, che anche nel rapporto di Legambiente occupa uno spazio: sono circa 80, come già spiegato dall’ultimo dossier della Flai Cgil, i distretti agricoli, indistintamente da nord a sud, nel quale sono stati registrati fenomeni di caporalato. Nel 2015 le ispezioni alla ricerca di questi illeciti sono cresciute del 59%: più del 56% dei lavoratori trovati nelle aziende oggetto di ispezione sono parzialmente o totalmente irregolari, con 713 fenomeni di caporalato.

L’inversione di tendenza: dato illusorio o svolta?

Il rapporto, quasi 200 pagine ricche di spunti, dati e confronti, analizza l’intero sistema dell’ecomafia, a partire da una considerazione: la nuova legge sui reati ambientali, datata 2015, sta facendo effetto. Sono diminuiti dunque, ad esempio, gli illeciti ambientali accertati, passati a 27.745: 76 reati al giorno, più di 3 ogni ora, per citare un dato non confortante. E ancora: salgono a 188 gli arresti, calano le persone denunciate, 24.623, e i sequestri, 7.055. In calo le infrazioni nel ciclo del cemento e dei rifiuti mentre crescono i reati contro gli animali e gli incendi, aumentati del 49%: il 2015 può essere in effetti ricordato come un anno nero, con roghi che hanno mandato in fumo più di 37.000 ettari, oltre la metà nelle quattro regioni – Campania, Puglia, Calabria, Sicilia – a più alto insediamento mafioso.

Di pari passo con numeri che fanno intravedere spiragli ecco il saldo del business ecomafia: 19,1 miliardi, quasi 3 in rispetto all’anno precedente. Un calo dovuto allo scemare degli investimenti nelle 4 regioni appena citate, e comunque un dato che non inficia l’impressionante mole di affari che dal 1992 fa questa branca della criminalità, calcolata in 359 miliardi di euro.

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L’attesa per le norme sui reati agroalimentari

Una sigla, S.2231, e una data: 19 aprile 2016. Si legge sul sito del senato, ed è l’ultima volta che la proposta di legge “nuove norme in materia di reati agroalimentari” è passata in Parlamento. Si tratta di un documento il cui iter, iniziato un anno fa con la creazione di una commissione presieduta dal magistrato Giancarlo Caselli, attende ora l’inizio dell’esame del testo. Ecomafia 2016 si appiglia a questa prospettiva e ne fa il caposaldo della battaglia contro falso made in Italy, contraffazioni e illegalità alimentare in genere. D’altronde, spiega il rapporto, se proprio nell’anno dell’Expo l’Italia vede questo settore della criminalità al suo culmine, è il momento di dare una sterzata. E i 49 articoli della proposta di legge – dal disastro sanitario all’omesso ritiro di sostanze alimentari pericolose, dall’agropirateria alla riscrittura dell’articolo sulla contrazione – potrebbero orientare la svolta.

Il fenomeno su cui Legambiente ha puntato il mirino rendendolo un capitolo del suo dossier è quello che da qualche anno viene definito agromafia, ossia la capillare, pesante infiltrazione del crimine organizzato nelle filiere agroalimentari. Coldiretti, unitamente ad Eurispes, da qualche anno ne fa un dettagliato dossier. Abbiamo più volte trattato l’argomento, qui trovate un resoconto e commento all’ultimo rapporto, uscito a inizio anno.

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