Allungare la vita degli alimenti in frigorifero e ridurre gli sprechi: ecco Shelfy!

Alessia Rossi
3 minuti

     

    Non si parla mai abbastanza di spreco alimentare, uno dei problemi più sottovalutati eppure ingenti del nostro tempo. Buttare via il cibo costituisce la terza più grande fonte di emissioni di gas serra, avendo quindi un impatto ambientale enorme, per non parlare del costo economico per lo Stato ma anche per le singole famiglie. Per questo è fondamentale adottare ogni strategia per evitarlo, sia lungo tutta la filiera che a livello domestico, dalle app per quantificare lo spreco casalingo a quelle che invece permettono di distribuire e consumare i cibi avanzati dai bar, ristoranti e supermercati, come la famosissima Too Good To Go, fino ad arrivare ai frigoriferi intelligenti. Un aspetto interessante che emerge da queste soluzioni è che, sempre più spesso, la tecnologia rappresenta un’alleata preziosa in questa lotta agli sprechi, e in arrivo c’è un altro compagno: si chiama Shelfy, un purificatore d’aria tutto italiano che però va messo… in frigorifero! Un piccolo dispositivo che, secondo i suoi inventori, permetterebbe di allungare la shelf-life degli alimenti – letteralmente, la “vita di scaffale” di un prodotto, quindi la sua durata commerciale – fino a 12 giorni in più.

    Ma come funziona? Scopriamolo insieme!

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    Quanto spreco: i dati secondo il report di Waste Watcher International Observatory on Food and Sustainability

    In occasione della Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare avvenuta il 5 febbraio, è stato presentato “Il caso Italia”, il report di Waste Watcher International Observatory on Food and Sustainability, che denuncia un dato preoccupante. Dopo che nei due anni precedenti il nostro Paese aveva mostrato un trend positivo in fatto di riduzione degli sprechi, ora la tendenza torna a salire. Da 75 a 81 grammi di cibo buttato ogni giorno a livello pro capite nelle nostre case e da 524,1 registrati a febbraio 2023 a 566,3 grammi settimanali a febbraio 2024. Il tutto con un costo di circa 290 euro all’anno a famiglia, circa 126 euro pro capite, mentre complessivamente lo spreco in Italia vale 13 miliardi di euro: tra questi, 7,5 miliardi solo dentro le mura domestiche. Il report registra un maggiore spreco al Sud Italia (circa un +4% rispetto alla media nazionale) e invece meno al Nord (-6% rispetto alla media). 

    Ciò che emerge in maniera chiara è un quadro di forte incertezza generale: per il primo anno, Waste Watcher International ha analizzato i dati anche dal punto di vista della sicurezza alimentare usando l’indice FIES (Food Insecurity Experience Scale), che misura il livello di accesso delle persone a cibo adeguato e nutriente. Si è notato che lo spreco aumenta con il calare del livello di reddito e che il ceto che si definisce “popolare” – “mi sento povero e fatico ad arrivare alla fine del mese” – presenta un aumento del 280% di insicurezza alimentare rispetto alla media italiana. 

    Ma a cosa è dovuta questa rapida crescita? Esiste una stretta connessione tra potere d’acquisto in diminuzione, inflazione, insicurezza globale a causa delle guerre in corso e conseguente ricaduta sociale, che porta i consumatori a prendere scelte che non vanno nella giusta direzione, sia della salute personale che dell’ambiente. Se in un primo momento l’inflazione ha portato a prestare massima attenzione agli sprechi, nel tempo gli italiani hanno dovuto adottare misure low cost per affrontare la crisi. Questa fascia di consumatori, infatti, presterebbe meno attenzione alla qualità dei prodotti che finiscono sulla loro tavola: si tendono ad acquistare frutta e verdura, pane e cibi pronti a ridosso della scadenza o più deperibili perché costano meno, con il rischio però di buttarli via. Quali sono gli alimenti più sprecati? In primis proprio la frutta fresca, seguita da cipolle, aglio, tuberi, ma anche pane fresco, insalate e verdure.

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    Come combattere lo spreco alimentare: arriva Shelfy

    Di certo non è una soluzione low cost nell’immediato, ma può diventarlo a lungo termine, soprattutto considerando l’impatto economico dello spreco alimentare pro capite sopracitato. Si tratta di un dispositivo smart realizzato in Italia dall’azienda pordenonese Vitesy, già esperta nel settore dei purificatori d’aria. In questo caso, però, Paolo Ganis, Vincenzo Vitiello e Alessio D’Andrea, fondatori dell’azienda, hanno provato a immaginare che cosa sarebbe accaduto portando uno di questi purificatori proprio dentro il frigorifero.

    Come abbiamo visto, quando si tratta di spreco alimentare, i prodotti più buttati sono soprattutto quelli freschi, come frutta e verdura, che di norma vengono posizionati all’interno del frigorifero: il freddo aiuta senz’altro ad allungare i tempi di conservazione, ma purtroppo non basta. Anche in frigorifero, fattori come umidità, muffe e batteri possono compromettere la shelf-life dei prodotti deteriorandoli piuttosto in fretta e fancedoli marcire.

    Proprio per contrastare questi aspetti è stato inventato Shelfy, dispositivo green e innovativo che ha conquistato importanti riconoscimenti come il Best Product Award al Channel Summit Emea e l’Innovation Award al Cibus Tech di Parma.

    Come funziona Shelfy?

    All’aspetto ricorda un po’ Eve, il droide femmina ultramoderno di cui il tenero WALL-E si innamora. Bianco, compatto, minimalista e potente: potremmo definirlo così questo piccolo purificatore d’aria che, in frigo, occupa meno spazio di un brick di latte da un litro. Ogni parte è assemblata con giunti a incastro, evitando l’utilizzo di colle, per renderlo del tutto riciclabile e riparabile. Shelfy può essere posizionato all’interno del frigorifero e, una volta acceso e selezionata una delle 3 modalità, è in grado di:

    • abbattere la carica batterica in circolazione del 98%, riducendo le possibili contaminazioni
    • ridurre gli odori fino all’80%, mantenendo così il frigo pulito e riducendo anche la contaminazione di odori, così da far sì che alimenti freschi come frutta e verdura non abbiano sgradevoli odori di altri cibi più forti
    • diminuire la diffusione dell’etilene, ossia del gas rilasciato da frutta (come le mele) e verdura che influenza la maturazione di altri cibi

    Shelfy permette quindi l’eliminazione di batteri, microrganismi e muffe all’interno del frigorifero, garantendo un ambiente sano per conservare al meglio gli alimenti, e rallenta il processo di maturazione ritardando la comparsa di muffe sul cibo. Queste precauzioni permettono al cibo di durare di più, fino a 7 giorni in più all’incirca per cibi a decomposizione rapida come le fragole e 12 giorni in più per le zucchine, ad esempio.

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    I test effettuati su diversi prodotti hanno permesso di valutare eventuali differenze in termini di prolungamento shelf-life tra i prodotti conservati in un frigorifero con Shelfy e in uno senza, tenendo conto di aspetti di tipo microbiologico, chimico-fisico e sensoriali sui prodotti. Ciò che è emerso è che la contaminazione batterica e micetica tende a essere inferiore nei prodotti conservati nel frigorifero con il dispositivo nel periodo di monitoraggio rispetto agli altri. Le valutazioni organolettiche mostrano che Shelfy è efficace nel rallentare l’invecchiamento dei prodotti testati, posticipando la comparsa di avvizzimento, rammollimenti, macchie e marciume.

    Come funziona esattamente? Shelfy, attraverso la ventilazione meccanica, prende l’aria del frigorifero e la conduce verso il filtro fotocatalitico, dove gli inquinanti vengono eliminati. La fotocatalisi è un processo naturale che decompone la materia organica a livello molecolare. Uno degli aspetti interessanti – e un punto in più in fatto della sostenibilità – è che il filtro non necessita di essere sostituito: basta risciacquarlo sotto l’acqua corrente, et voilà! Sempre in ottica di maggiore sostenibilità, Shelfy è dotato anche di un sensore di temperatura e un algoritmo di lettura di apertura e chiusura delle porte del frigorifero, che permette di limitare il consumo energetico.

    Insomma, combattere lo spreco alimentare è un problema etico, sociale, economico e, ovviamente, ambientale: per questo è fondamentale adottare ogni soluzione e strategia possibile in questo senso. E Shelfy – così come altre soluzioni sopracitate – permettono di fare un passettino in più nella direzione giusta.

    Sareste curiosi di provare questa tecnologia?


    Immagine in evidenza di: Vlada Tikhonova/shutterstock.com

     

    È nata vicino a Bologna, ma dopo l'università si è trasferita a Torino per due anni, dove ha frequentato la Scuola Holden. Adesso è tornata a casa e lavora come ghost e web writer. Non ha molta pazienza in cucina, a parte per i dolci, che adora preparare insieme alla madre: ciambelle, plumcake e torte della nonna non hanno segreti per lei. Sta imparando a tirare la sfoglia come una vera azdora (o almeno, ci prova).

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