Con questa ricetta mi gioco la reputazione, come Bigazzi con quella del gatto. Diciamo che, anche per l'ormai irreperibilità della materia prima, la invio come curiosità storica. Ricetta tipica di Sesto Fiorentino, dove fino alla prima metà del 1900 erano molti i granchiai, cioè i pescatori di granchi, quelli di acqua dolce, pescati in quantità nei torrenti che dal monte Morello scendono nel sestese e che in quei tempi erano pulitissimi. I granchi, dopo la cattura erano inseriti in particolari contenitori di coccio a fondo bucherellato, uno per contenitore, ed impilati uno sull'altro, fino a farne sette od otto livelli, circa un metro di altezza, e così organizzati erano riposti in cantina, dove ogni giorno il granchiaio li innaffiava con acqua per mantenerli in vita. La particolare conformazione dei cocci faceva si che bastava bagnare il primo in alto perchè attraverso i fori, l'acqua scendesse a bagnare quelli sottostanti. Il lungo digiuno, favoriva la muta del guscio ed era a questo punto, cioè quando erano teneri che venivano venduti.
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Preparazione 3 ore h
Tempo totale 3 ore h
Portata Pesce
Cucina Italia
Porzioni 4 persone
Ingredienti
- 20 granchi teneri
- 10 uova
- Farina 00
- Olio per friggere
- sale
Istruzioni
- Sbattere le uova e salarle. Mettere i granchi in ciotoline singole, e dare ad ogni granchio il corrispettivo di mezzo uovo sbattuto e salato.
- Il granchio affamato dal lungo digiuno mangerà velocemente tutto l'uovo. Velocemente con una forchetta trafiggere ogni granchio affinchè non esploda durante la frittura, quindi passarlo nella farina e friggerlo in olio caldissimo.
- Se l'uovo sarà stato salato al punto giusto non occorrerà aggiungere altro sale. Si mangia tutto in quanto il precedente digiuno ha ripulito tutte le interiora che conterranno solo l'uovo appena ingerito.