Maison rosset

Adriana Angelieri

In Valle D’Aosta ho avuto la fortuna di trovare Camillo Rosset, gentilissimo, caustico e saggio. Per incontrarlo basterà che andiate a mangiare nel suo agriturismo, o, meglio ancora, che restiate suoi ospiti per un week end.
Poi sarà sufficiente che vi mostriate interessati alla Valle D’Aosta e ci penserà lui a sottoporvi a una piacevolissima full immersion nel territorio. Camillo è anzitutto un valdostano fiero di esserlo.
Lo è dal 1764, quando il suo antenato Jean Pantaleon Rosset si trasferì a Nus dalla Svizzera Vallese. Se gli sarete simpatici, racconterà anche a voi le antiche storie della sua famiglia fatte di miniere di rame e di mezzadrie, di eredità e feudi baronali, insomma tutta un’affascinante saga ora testimoniata dalla Maison Rosset dove attualmente sorge l’agriturismo ma che soprattutto è ancora la casa dei Rosset, di Camillo, dei suoi genitori e dei suoi fratelli.
La Maison sorge nella strada principale del piccolo centro di Nus, di circa 2500 abitanti, collocato nella Media Valle sulla riva sinistra della Dora Baltea e a 12 chilometri da Aosta. La collocazione all’interno di un villaggio può sembrare strana per un agriturismo, ma non lo è in Valle D’Aosta, dove fino agli anni ottanta la vita rurale si svolgeva integralmente dentro ai borghi.
Solo successivamente si sono cominciati a costruire i moderni chalet hors de village, fuori dal villaggio.
L’aspetto è quello di un piccolo palazzetto settecentesco. Oltre il cortile, le ex stalle e le rimesse ora ospitano le sei camere dell’agriturismo e soprattutto il punto vendita dei prodotti agricoli.
Il vanto di Camillo è che a parte sale, zucchero e caffè, tutto quello che servono a tavola proviene dall’orto, dal bosco, dal porcile e soprattutto dalle loro mucche.
La cucina della Maison Rosset è quella della Valle d’Aosta ma sospesa tra tradizione e innovazione. La tradizione si trova nelle ricette rigorosamente locali e stagionali (salsiccia di vacca, cotechino, zuppe con ortaggi di stagione, polenta e fonduta, carbonade e squisite patate coltivate a 1800 metri di altitudine) e nell’ostinazione a cuocere tutti i cibi sulla fiamma della legna.
Grazie a questa accortezza, tutti i piatti cotti sono arricchiti dall’aroma di affumicato tipico dell’antica cucina montanara di queste valli. L’innovazione è nello sforzo di alleggerire per quanto possibile preparazioni “forti”, ricche di grassi animali, che nella loro versione originale non si possono certo definire dietetiche. Il menu è uguale per tutti come in una casa, offre molte portate permettendo un excursus veramente completo della cucina della stagione e non è affatto caro.

Siciliana trasferita a Bologna per i tortellini e per il lavoro. Per Il Giornale del Cibo revisiona e crea contenuti. Il suo piatto preferito può essere un qualunque risotto, purché sia fatto bene! In cucina non devono mancare: basilico e olio buono.

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