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FoodChain, garanzie di trasparenza lungo la filiera del food

Angela Caporale
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    Dal campo fino al piatto, ogni prodotto alimentare che consumiamo compie un lungo percorso. Come sapere cosa accade in ogni step della filiera? La tecnologia blockchain, mutuata dal mondo finanziario e da alcuni anni applicata al settore food, è lo strumento che può fare la differenza. Grazie a un sistema informatizzato è possibile condividere dati e informazioni sull’intero processo di produzione, fino ad arrivare al consumatore. Ne abbiamo parlato con l’ingegnere Marco Vitale, CEO di FoodChain, realtà italiana che tra le prime ha applicato al settore agroalimentare questa tecnologia tanto da essere riconosciuta dal Politecnico di Milano già nel 2018 tra le 331 start up internazionali a occuparsi di blockchain.

    Tecnologia blockchain e settore del food: una risorsa per la sicurezza alimentare

    La tecnologia blockchain prevede la creazione di un registro dove ciascun attore lungo la filiera produttiva di un prodotto inserisce delle informazioni a proposito di quello stesso processo. Le informazioni inserite non sono modificabili e passano automaticamente da una fase a quella successiva. Se prendiamo ad esempio la filiera del caffè, i dati a proposito della raccolta dei chicchi vengono condivisi con chi si occupa del trasporto e poi della torrefazione, trasformazione, commercializzazione e così via. Grazie a questa tecnologia, sul mercato arriva un prodotto la cui filiera è tracciabile e trasparente, che diventa sinonimo di un prodotto più sicuro.

    FoodChain si occupa proprio dello sviluppo della piattaforma che permette agli stakeholder della filiera agroalimentare di utilizzare la tecnologia blockchain nel proprio lavoro. Fondata oltre 10 anni fa, è stata una delle prime realtà a intuire che questo meccanismo potesse rispondere alle caratteristiche del settore food e dei bisogni dei consumatori. Di fatto è proprio la ricerca di informazioni attendibili a proposito della storia di ciò che mangiamo ad aver favorito la diffusione dello strumento tra le aziende.

    La tecnologia blockchain applicata al cibo, dunque, permette a tutte le persone e le imprese coinvolte nel percorso “farm to fork” di attingere a preziose informazioni su come la materia è stata trattata, trasformata, trasportata. Il consumatore finale può trovare in etichetta un QR Code oppure un codice NFT attraverso il quale consultare queste informazioni direttamente sullo smartphone e scegliere di acquistare e mangiare cibi che rispondono ai propri valori. Un numero crescente di persone in Italia, infatti, ricerca prodotti più sostenibili, di cui è possibile conoscere la filiera e che rispettino ambiente e lavoratori.

    Una spinta dal basso che sta favorendo una maggiore sensibilità delle aziende agroalimentari sul tema che si interrogano sulla filiera e ricorrono a strumenti come FoodChain per conoscerla meglio e portare al cliente finale prodotti di sempre maggiore qualità.

    Conoscevate il funzionamento della tecnologia blockchain per il food?

    Passaporto friulano e cuore bolognese, Angela vive a Udine dove lavora come giornalista freelance. Per Il Giornale del Cibo scrive di attualità, sociale e food innovation. Il suo piatto preferito sono i tortelloni burro, salvia e una sana spolverata di parmigiano: comfort food per eccellenza, ha imparato a fare la sfoglia per poterli mangiare e condividere ogni volta che ne sente il bisogno.

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