Dagli scarti del pane alla pasta: la (piccola?) rivoluzione green di Eat Wasted

Angela Caporale
3 minuti

     

    Lotta contro gli sprechi alimentari, innovazione, sostenibilità e un pizzico di creatività. Sono questi gli ingredienti base del progetto di un gruppo di giovani provenienti da diversi Paesi nel mondo che uniscono saperi, tecnologie e una sana passione per il cibo per creare una pasta speciale, 100% antispreco perché fatta con gli scarti del pane invenduto. Il progetto si chiama Eat Wasted, è nato nel 2021 a Copenaghen e dallo scorso anno è approdato anche in Italia grazie all’intraprendenza, alle competenze e all’entusiasmo di un gruppo di giovani. Abbiamo intervistato Alessio Tomarelli, founder di Eat Wasted in Italia.

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    Eat Wasted: da Copenaghen a Milano, la pasta antispreco

    “Eat Wasted nasce in Danimarca dove due ragazzi, Leif Friedmann e Jorge Aguilar Lopez, un canadese e un messicano, si sono incontrati e hanno scoperto di avere in comune la volontà di realizzare qualcosa di concreto contro i cambiamenti climatici agendo sullo spreco alimentare”, ci racconta Tomarelli. L’idea di trovare una maniera per recuperare il pane invenduto dai panifici è frutto di un’osservazione attenta del fenomeno: il pane, infatti, è uno dei più sprecati (come conferma anche il successo della birra fatta con il pane) perché dura pochi giorni, diventa secco e impossibile da vendere. Quindi perché non immaginare una nuova vita per questo pane secco?

    “In Italia ci sono tante ricette della cucina tradizionale – penso ai canederli o ai passatelli, per fare due esempi –  che impiegano il pane secco o raffermo. Al contrario, in Danimarca, ragionando sul tema dello spreco Friedmann e Lopez hanno avuto l’idea di fare la pasta con il pane raffermo e, dopo un anno di esperimenti, sono riusciti a produrre dell’ottima pasta secca a partire da quello che sarebbe stato uno scarto”. Tomarelli, durante gli studi all’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo e per passione personale, scopre il progetto e, appena ha occasione, incontra Friedmann e Lopez. Resta affascinato dallo spunto: “da italiano ho voluto assaggiare questa pasta e ho scoperto che è davvero buona! Da lì ci siamo organizzati per portare il concept anche in Italia.”

    Eat Wasted approda in Italia nel 2023 mantenendo gli stessi valori e in piena connessione con Copenaghen, come se fosse un’unica realtà europea: la mission è ridurre gli sprechi, innescare un meccanismo virtuoso di economia circolare, realizzare un piccolo passo ma concreto verso la sostenibilità. A ciò si aggiunge un elemento di valore sociale: viene donata una porzione a persone che si trovano in condizioni di difficoltà ogni volta che viene venduto 1 kg di pasta fatta con il pane. 

    Il sogno è estendere la rete di Eat Wasted anche in altre città europee scegliendo, di luogo in luogo, un pane che possa raccontare il territorio. A Milano, per esempio, oggi la pasta viene fatta soprattutto con le Michette, pane milanese per eccellenza. “Ma un elemento molto interessante è che il gusto dipende dal tipo di pane, e anzi io trovo questa pasta anche più gustosa di quella di grano duro. Il morso è quello di una pasta artigianale, il sapore è quello della pasta ma con qualche sfumatura in più!”.

    Eventi per i giovani e nelle cucine dei ristoranti: dove trovare la pasta fatta con il pane avanzato?

    Il percorso che porta alla creazione della pasta parte delle relazioni di quartiere, dalla conoscenza con i panifici e panettieri delle città. Il rapporto di fiducia è importante per creare un primo elemento di raccordo tra i luoghi dove lo spreco è (spesso) inevitabile e i laboratori dove il prodotto viene trasformato. In Italia, Eat Wasted è oggi attivo a Milano dove, tra i primi a credere nel progetto, c’è Davide Longoni, ma a cui si aggiungeranno nei prossimi mesi diversi panifici e forni anche più piccoli. Ma la rete si sta estendendo anche in altre città italiane: a Bologna grazie alla collaborazione con Forno Brisa, a Trento con Panificio Moderno, a Udine con Mamm – già tra i protagonisti di un equity crowdfunding per una filiera etica di produzione del pane. “I panifici non sono semplicemente realtà da cui recuperiamo il pane invenduto” aggiunge Tomarelli “ma possono essere il luogo per uno degli eventi di Eat Wasted nonché loro stessi rivenditori della pasta fatta con il loro stesso pane.”

    In Danimarca da qualche tempo la pasta fatta con il pane è approdata nella ristorazione. “Da aprile troveremo la nostra pasta anche nel menù di qualche ristorante in Italia”, aggiunge Tomarelli mantenendo il mistero sulle insegne dove si potrà assaggiare, ma è certo che il progetto si è già fatto notare dagli chef più sensibili al tema dello spreco alimentare. Massimo Bottura, quando ha incontrato i ragazzi di Eat Wasted, ha espresso un plauso all’idea: “Lo spreco è un promemoria giornaliero che il futuro è adesso e solo insieme possiamo compiere un reale cambiamento.”

    @Eat Wasted

    “Credo che la forza di questa pasta” spiega Tomarelli “sia che è un prodotto semplice, che ha effetto positivo da subito: prendi uno scarto e realizzi un prodotto che allunga la sua vita. Se vogliamo cambiare le cose, bisogna dimostrare alle persone che è possibile pensare di cambiare le cose: questo è il nostro approccio che ci porta a rendere ‘normale’  il fatto che si può mangiare uno ‘spreco’.”

    Per farlo, Eat Wasted è anche una serie di eventi, per ora solo a Milano, ma in futuro chissà. “Immaginate delle grandi tavolate di persone che mangiano dell’ottima pasta fatta con il pane, mentre si discute, si conoscono nuove persone e si parla di sostenibilità” racconta Tomarelli. “La convivialità è la chiave perché riusciamo, tramite il cibo, a portare sul tavolo del messaggi molto importanti e temi che spesso sono fonte di preoccupazione. Davanti a un piatto di pasta, invece, si è più aperti al pensiero, più felici e più pronti ad affrontare anche argomenti pesanti. È la situazione ideale per capire che si può fare qualcosa di concreto.” Agli eventi non mancano, poi, la musica e momenti di svago che possono attrarre i giovani che sono i primi fan di Eat Wasted, affascinati proprio dalla combinazione tra la semplicità della pasta e la concretezza del meccanismo virtuoso che innesca il progetto. 

    “Siamo all’inizio di Eat Wasted in Italia. Siamo a Milano, ci attiveremo probabilmente anche a Roma e poi nel resto d’Italia grazie ai panifici e agli eventi: stiamo cercando e ascoltando persone che, ovunque, vogliano unirsi a noi nella raccolta del pane per produrre una pasta buona che dia nuova vita agli scarti. Certo è che” conclude Tomarelli “a noi non interessa produrre e vendere tantissima pasta, ma fare qualcosa di concreto e accessibile contro lo spreco alimentare. Sarebbe bello arrivare al punto in cui non riuscissimo più a trovare il pane per fare la pasta!”.


    Immagine in evidenza di @Eat Wasted

     

    Passaporto friulano e cuore bolognese, Angela vive a Udine dove lavora come giornalista freelance. Per Il Giornale del Cibo scrive di attualità, sociale e food innovation. Il suo piatto preferito sono i tortelloni burro, salvia e una sana spolverata di parmigiano: comfort food per eccellenza, ha imparato a fare la sfoglia per poterli mangiare e condividere ogni volta che ne sente il bisogno.

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