Osteria del castello

Redazione

Specificare la via per raggiungere questo locale non è davvero necessario. Il borgo medievale del Sasso, all’interno del quale si trova, è infatti costituito da una manciata di case che ruotano attorno all’unica chiesa e ai resti del castello risalente all’ XI sec, intorno al quale il paese si sviluppò. Oltrepassata la porta d’accesso su cui è ancora visibile lo stemma della famiglia Patrizi, c’è un’unica strada lievemente in salita, inerpicandosi sulla quale ci si trova l’osteria sulla destra dopo appena pochi metri. Di solito un paio di placidi e affettuosi cagnolini, padroni indisturbati di una strada su cui, con ogni evidenza, transitano davvero poche macchine, accolgono la clientela paciosi e sonnolenti, alzando appena un sopracciglio. Un’ampia veranda su cui affaccia una porta-finestra con la tenda di plastica colorata, invita da subito a farsi un’idea del menu leggendo la lavagnetta appesa alla parete. IL menu, che cambia ogni 2-3 giorni, propone una scelta fra 3 o 4 primi e, per bocca dei proprietari, specifica che “al secondo ci pensiamo noi”. Il servizio è rapido e curato anche quando i tavoli sono tutti occupati. Su questi si trova già una bottiglia di vino casereccio, mentre non appena ci si è seduti, ci si sente chiedere se l’acqua la si preferisce “normale” o frizzante e subito, assieme a quella, ci si vede portare vari piattini che costituiscono l’antipasto. Salumi (il famoso e buonissimo prosciutto del Sasso!), verdure grigliate, formaggi, olive e qualche volta anche fagioli con la cipolla fresca per gli amanti del genere. Tra i primi spiccano, ottime d’inverno, le zuppe: pasta e ceci, pasta e fagioli, ecc. Ma sono strepitose e indimenticabili soprattutto le lasagne. Seguono due portate di secondi con due contorni. Si termina con il caffè (prelevato da un thermos!! Perché non c’è traccia di macchine per l’espresso..) e delle ottime ciambelline al vino. Grappa o limoncello. D’inverno naturalmente la veranda non è utilizzabile (ma la lavagnetta è sempre lì!) e ci si sposta nella piccola sala interna: 40 coperti appena, un camino nell’angolo, la cucina a vista. L’atmosfera è quella, intima e famigliare, della sala da pranzo di una grande casa di campagna con la nonna a sfornare manicaretti nella stanza attigua e le tovaglie a quadrettoni sul tavolo. Solo che in questo locale non c’è traccia di donne e in cucina si alternano o aiutano due bravissimi chef che al termine vengono a raccogliere i complimenti o ad ascoltare le critiche (ma ce ne sono raramente!) oppure semplicemente a bere un bicchiere di rosso in compagnia.
Il conto è irrisorio e fisso come il menu: 15 euro. Indispensabile prenotare (anche con largo anticipo) specialmente d’estate, ma anche il sabato e la domenica durante i mesi invernali.

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