I 3 Padiglioni più verdi di Expo: un tuffo in un sogno green
Uno dei modi per visitare Expo è quello di cercare in mezzo al frastuono e alla ressa qualcosa di prezioso, un filone, un tema, per vedere come è stato interpretato in tanti modi diversi. Tracciare ad esempio dei percorsi tematici e scoprire delle mappe che ci indichino tra i Padiglioni Expo 2015 cosa vedere.
L’abbiamo fatto con il cibo del futuro attraverso il padiglione di Belgio e Olanda e con il Future Food District.
Qui invece seguiamo le tracce della green economy: Expo, a riguardo ha da insegnarci più di quanto immaginiamo!
Ci hanno colpito l’alveare gigante della Gran Bretagna, il mercato-paesaggio capovolto della Francia e l’invito dell’Austria a respirare immersi nel suo magnifico bosco.
Green Economy: Expo e i Padiglioni più verdi
Gran Bretagna: come un’ape in un alveare
Ci trasformiamo in una piccola ape che attraversa un frutteto e un prato inglese. Il percorso nel labirinto verde del Regno Unito, immerso nei suoni e nei profumi delle piante che lo circondano, conduce ad un immenso, vibrante alveare, una struttura in acciaio alta 14 metri e composta da 170.000 elementi in cui vengono riprodotti i rumori registrati in un vera arnia di Nottingham.
Un’infografica ci fa sapere che le api, insetti sociali che basano la loro sopravvivenza sulla collaborazione, impollinano 70 delle 100 colture che producono il 90% del cibo nel mondo.
Il progetto ideato dall’artista britannico Wolfgang Buttress, che si è avvalso della collaborazione di un ingegnere e di un fisico esperto nel monitoraggio e nella salvaguardia degli alveari, mette in risalto il ruolo cruciale dell’impollinazione nell’ecosistema globale e l’importanza di proteggere le api e gli altri insetti impollinatori per la nostra sicurezza alimentare.
Il padiglione è anche una metafora: nutrire il pianeta richiede pensiero creativo, tecnologia intelligente e una maggiore collaborazione internazionale. Il Regno Unito ci vuole ricordare il suo impegno nell’aiutare a diffondere prosperità, migliorare la vita e fornire un futuro sostenibile per tutti attivando collaborazioni in tutto il mondo, offrendo un ambiente accogliente e fertile che consente alle idee di fiorire e agendo come un magnete internazionale per i talenti .
Francia: il mercato-paesaggio rovesciato
Per accedere al padiglione si attraversa un magnifico orto lussureggiante suddiviso in tre diverse sezioni: colture di grano, policolture e bestiame, colture specializzate e verdure. Si passa dalle spighe alle erbe aromatiche, dalle zucche alle rigogliose viti cariche di grappoli d’uva.
Alcuni agricoltori si prendono costantemente cura delle 60 diverse specie di vita vegetale che illustrano la varietà e la ricchezza dei paesaggi francesi. Il loro lavoro durante Expo, mentre sfilano le code dei visitatori, sta ad indicare l’idea di una totale interdipendenza tra produttori e consumatori, un dialogo che necessita di essere rivalutato e rafforzato.
In fondo al giardino campeggia la struttura del padiglione che si ispira ai caratteristici halles, gli storici mercati coperti francesi. Partendo dal presupposto che la varietà alimentare, l’identità culinaria e l’eccellenza gastronomica della Francia dipendono in primo luogo dalla sua particolare conformazione geologica, l’architetto Anouk Legendre ha disegnato un paesaggio collinare capovolto. I ‘picchi’ costituiscono il sostegno dell’edificio, le ‘valli’ creano gli spazi ondulati interni che ospitano il mercato coperto, anch’esso pensato secondo una logica del sottosopra.
© Stefano de Grandis – Objectif images Paris
Senza soluzione di continuità tra pareti e soffitto, tra verticale e orizzontale, pesci e vettovaglie pendono dall’alto appesi a dei fili e un’infinità di specialità regionali e prodotti tipici francesi sono esposti in celle che corrono lungo ogni superficie. Il contatto con prodotti e oggetti reali esprime le radici profonde del rapporto dell’uomo con il cibo e la necessità di ripristinare la fiducia nella ricerca scientifica, l’unico modo per “produrre di più e produrre meglio”.
Low-tech ed ecologico, l’edificio è costruito interamente con legno lamellare proveniente dal massiccio del Giura: abete rosso per gli interni, larice per gli esterni. Tutti gli elementi si incrociano per costruire un’opera monumentale che si presta ad essere smantellata e rimontata altrove.
Austria: Just brEATh!
Visitare il padiglione austriaco è un’esperienza sensoriale. Una superficie di 560 mq circoscritta e ricoperta di vegetazione riproduce in modo quasi completamente autonomo il microclima di un bosco austriaco. La luce solare filtra attraverso il fogliame attivando un’evaporazione che produce complessivamente 62,5 kg di nuovo ossigeno ogni ora, corrispondente al fabbisogno di 1800 persone. Attraverso questo collettore di processi di fotosintesi, l’Austria sta a tutti gli effetti dando il suo contributo all’atmosfera.
Non solo, l’evapotraspirazione delle piante determina anche il raffreddamento dell’aria senza l’intervento di ulteriori apparecchi di climatizzazione. Il risultato ci strasporta immediatamente in un fitto bosco che si contrappone alla città che lo ospita. In questo senso il progetto austriaco fornisce anche un modello esemplare di intervento urbano e un monito a favore dell’attuazione di politiche di rimboschimento sostenibili in risposta alla costante riduzione del patrimonio forestale mondiale.
Il messaggio è puro, forte e chiaro: l’aria è il primo e più importante elemento da tenere in considerazione; viene prima di qualsiasi altra preoccupazione in tema di sostentamento, risorse, energia, alimentazione. L’aria è il bene primario dell’uomo, denominatore comune di tutti gli esseri viventi.
Durante la nostra visita, sicuramente ci sono sfuggite molte cose sulla green economy: Expo offre infatti un varietà di stimoli che non si limitano ai Padiglioni, ma proseguono con un’infinità di iniziative e progetti. E voi avete visitato Expo? Avete suggerimenti da darci per una perfetta visita all’insegna del green?