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I ristoratori al fianco di chi ha bisogno: l’iniziativa “Cucine Solidali” di Torino

Angela Caporale
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    Ogni giorno, dall’inizio della pandemia, in alcuni dei ristoranti torinesi chef e brigate preparano da mangiare per chi si trova in difficoltà. Un modo per essere utili alla comunità facendo, semplicemente, il proprio lavoro. Nasce così Cucine Solidali, l’iniziativa di un gruppo di chef di Torino che, in pochi mesi, è arrivato a preparare ben 35.000 pasti distribuiti alla mensa dei Frati Minori, presso i dormitori del Centro Torinese di Solidarietà e in città grazie ai volontari della Comunità di Sant’Egidio. Ne abbiamo parlato con Andrea Chiuni, executive chef dei ristoranti Tre Galline, Tre Galli e Carlina e coordinatore del progetto Cucine Solidali.

    Cucine Solidali: gli chef a disposizione di chi ne ha bisogno

    Sin dagli esordi, la pandemia da Covid-19 ha messo in profonda difficoltà migliaia di persone in tutta Italia. Le stime suggeriscono un rischio di scivolamento nella povertà per migliaia di famiglie e, secondo Coldiretti, quattro milioni di italiani si rivolgeranno alle strutture di carità per il pranzo di Natale.

    Numerose le iniziative solidali che, in tutta Italia, sono state messe in piedi dal basso per poter dare un contributo a chi si trova – e si troverà – nella condizione di non poter acquistare il cibo di cui ha bisogno. Confermata, inoltre, anche la Colletta Alimentare, la tradizionale iniziativa della Fondazione del Banco Alimentare per raccogliere beni durevoli da distribuire alle famiglie in difficoltà.

    chef cucine solidali

    David Tadevosian/shutterstock.com

    Cucine Solidali si distacca, tuttavia, da altre iniziative poiché i protagonisti sono gli chef e i ristoratori, anch’essi duramente colpiti dall’emergenza come ci ha raccontato anche Valentina Picca Bianchi, presidente nazionale delle Donne Imprenditrici di Fipe-Confcommercio. Andrea Chiuni ci racconta che l’idea di non smettere di cucinare nonostante il lockdown e di farlo per chi ne aveva più bisogno è stata spontanea, emersa durante una telefonata con il ristoratore Federico De Giuli. “Al telefono mi racconta che ha saputo che, vicino al ristorante, c’è una mensa dei frati minori dove sono raddoppiate le richieste e non sanno come organizzarsi per coprirle tutte. Che ne pensi se riapriamo la cucina?”

    Da qui si è creata una rete, spontanea e silenziosa, di brigate che si sono unite per ottenere un obiettivo comune. Come si legge nel Manifesto di Cucine Solidali, sottoscritto da tutte le realtà partecipanti, “I ristoranti di Torino hanno così dato origine ad un moto di solidarietà che è cresciuto coinvolgendo sempre più ristoranti e cuochi, oltre a produttori e associazioni di volontariato, preparando in poche settimane migliaia di pasti per chi aveva bisogno di cibo. Probabilmente un movimento che nella ristorazione italiana non ha pari.”

    Zuppe, primi piatti, hamburger: ciascuno cucina ciò che conosce

    Da marzo a oggi l’attività della rete di Cucine Solidali non si è mai fermata. In totale sono stati preparati circa 35.000 pasti, talvolta più di 1.000 alla settimana, e grazie alla collaborazione con la Croce Verde la distribuzione raggiunge tre realtà distinte: la mensa dei Frati Minori, la distribuzione ai senza fissa dimora della Comunità di Sant’Egidio e gli asili notturni del Centro Torinese di Solidarietà di Torino.

    “Quando a giugno i nostri ristoranti hanno riaperto” continua Chiuni, “non abbiamo pensato di smettere, ma soltanto di riorganizzarci. L’emergenza non è finita, anzi non finirà nemmeno i prossimi anni. Le mense continuano a essere operative e, quindi, abbiamo continuato anche noi.” Oggi sono oltre 20 le brigate torinesi che sono parte delle Cucine Solidali e ogni giorno ce n’è una, o più, che oltre all’attività ordinaria prepara anche alcuni pasti per il progetto. Chiuni si occupa del coordinamento: in base alla disponibilità delle singole realtà, divide i compiti e tiene i contatti con le mense solidali, mentre la Croce Verde si occupa del ritiro dei pasti pronti e li consegna alle strutture.

    donazione cucine solidali

    CucineSolidali/facebook.com

    Nella rete ci sono ristoranti stellati, trattorie, fast food, tutti uniti per far fronte al periodo di difficoltà. Ciascuno contribuisce secondo la propria disponibilità, preparando piatti semplici ma nutrienti, come zuppe, pasta al forno, polpette, e utilizzando le materie prime del magazzino oppure donate da produttori locali. “Dimostriamo con i fatti” aggiunge l’executive chef torinese, “che per un ristorante non è difficile donare, ma anzi facendo ciascuno la sua parte si genera un impatto molto forte con semplicità. Del resto, cucinare è il nostro lavoro e con Cucine Solidali dimostriamo anche ai nostri colleghi di altre città che fare del bene è facile e possibile.”

    Per mesi, Cucine Solidali è rimasto un progetto silenzioso, noto soltanto in città. Da poche settimane è stato creato un sito – con le fotografie realizzate da Davide Dutto –, una pagina Facebook. Gli chef stanno iniziando a raccontare questa piccola realtà in crescita ed è possibile anche per i singoli cittadini contribuire attraverso una donazione o l’attività di volontariato. “Lo facciamo per dare una mano alla nostra città e perché crediamo che sia un modello che si può replicare altrove. Colleghi di altre città, perché non vi unite e organizzate anche voi per dedicare anche solo un’ora alla settimana a cucinare per chi ne ha più bisogno?”

    Passaporto friulano e cuore bolognese, Angela vive a Udine dove lavora come giornalista freelance. Per Il Giornale del Cibo scrive di attualità, sociale e food innovation. Il suo piatto preferito sono i tortelloni burro, salvia e una sana spolverata di parmigiano: comfort food per eccellenza, ha imparato a fare la sfoglia per poterli mangiare e condividere ogni volta che ne sente il bisogno.

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