Alla scoperta dei prodotti della collina: le 4 sagre di novembre a Brisighella

Alessia Rossi
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    Cosa vi viene in mente quando pensate a novembre? Forse alle giornate grigie e sempre più corte, al freddo che si intensifica, agli alberi ormai quasi del tutto spogliati delle foglie… Ma come non pensare anche a tutto il buono che la terra ha da offrire in questo periodo, con i suoi prodotti di stagione, e alle immancabili sagre! E stavolta vi porteremo in un borgo medievale, considerato “uno dei più belli d’Italia”, incastonato nel Parco Regionale della Vena del Gesso, nel cuore dell’Appennino tra Firenze e Ravenna. Parliamo di Brisighella, nota non solo per le sue bellezze architettoniche e naturali ma anche per le prelibatezze gastronomiche. 

    E novembre a Brisighella significa solo una cosa: 4 Sagre x 3 Colli, una ricchissima (e gustosissima) rassegna che, nelle quattro domeniche di novembre, ci porta alla scoperta dei prodotti della collina. Pronti a partire con noi?

    Sagre di novembre a Brisighella: 4 appuntamenti imperdibili

    Vivida Photo PC/shutterstock.com

    Si riconosce da lontano, Brisighella. Tre colli sovrastano il piccolo borgo, su cui poggiano i suoi tre simboli: il santuario del Monticino, la maestosa Rocca Manfrediana e l’elegante Torre dell’Orologio. Immancabile è anche la famosa e antica Via degli Asini (o Via del Borgo), unica nel suo genere: si tratta di una strada sopraelevata nel centro storico del borgo, inglobata dalle abitazioni e che riceve luce dalle caratteristiche finestre ad arco.

    Insomma, un piccolo borgo da scoprire per la sua unicità storica e architettonica, ma anche enogastronomica. La cultura culinaria brisighellese si inserisce all’interno della tradizione della cucina romagnola, ed è legatissima ai prodotti di un territorio ancora intatto. In primis, il pregiatissimo olio d’oliva, per non parlare poi del formaggio conciato con stagionatura nelle grotte di gesso, oppure della carne di Mora Romagnola (un’antica razza suina autoctona), o dei meravigliosi frutti dimenticati, tra cui primeggia la pera volpina, e infine il carciofo Moretto, tipico della zona dei calanchi.

    E le quattro sagre, che si tengono ogni domenica di novembre, portano turisti e visitatori a scoprire alcune di queste eccellenze. Scopriamo quali!

    Le delizie del porcello: 5 novembre

    Claudio Caridi/shutterstock.com

    Ah, la Romagna: terra di antichi riti e tradizioni che affondano nella cultura contadina. Tra questi, quello dell’uccisione e della successiva lavorazione della carne di maiale, animale fondamentale per le popolazioni locali. La macellazione del maiale, ancora oggi, rappresenta un momento di festa e di aggregazione, e questa sagra ci porta dritti indietro nel tempo. 

    Nello stand gastronomico, dal primo mattino, si ripete un rito: quello della preparazione dei saporiti “ciccioli”, ossia dei pezzetti di carne di maiale cotti nel grasso e venduti caldi, ad opera degli esperti norcini. Ma non solo ciccioli: sono molte altre le specialità che si potranno assaggiare, dalla profumatissima coppa di testa ai prosciutti, fino alle salsicce e salami anche di Mora Romagnola. Come anticipato, si tratta di una pregiatissima razza suina autoctona, oggi divenuta Presidio Slow Food in quanto rischia di scomparire: si riconosce subito per il pelo marrone scuro che tende al nero (da cui il nome di “mora”), per il taglio a mandorla degli occhi e, soprattutto, per la presenza di zanne molto lunghe, che rendono questi animali più simili a cinghiali che non a maiali.

    Infine, non può mancare il dolce: in questo caso, il “migliaccio”, preparato in concomitanza del rito dell’uccisione del maiale, il cui ingrediente principale un tempo era… il sangue cotto del maiale, allo stesso modo del sanguinaccio!

    Sagra della pera volpina e del formaggio stagionato: 12 novembre

    Jeffrey Peerdeman/shutterstock.com

    Dell’importanza dei frutti dimenticati per il territorio ve ne abbiamo parlato anche nell’approfondimento dedicato al Giardino delle Erbe di Casola Valsenio, a una valle di distanza da Brisighella, separati dal Monte Mauro. E questa seconda sagra ci porta proprio a riscoprire alcuni di questi frutti autunnali, ma la protagonista è una: la pera volpina (o vuipéna, in dialetto), tipica della valle del Lamone. Come mai il nome così particolare? Le ipotesi sono due: c’è chi ritiene che il nome sia da ricondurre al caratteristico colore marrone della buccia che ricorda il manto delle volpi, chi invece che le volpi vadano matte per questo frutto! Si tratta di un prodotto, oggi quasi scomparso, che un tempo ha rappresentato un’importante fonte di sostentamento per le popolazioni montane, soprattutto negli anni della guerra. Si distinguono per la loro forma ridotta e tondeggiante, la buccia ruvida color ruggine con fondo verde chiaro, e la polpa piuttosto dura e granulosa

    Nella piazza principale del borgo, i visitatori della sagra potranno scoprire come venivano utilizzati questi frutti. Le pere volpine, infatti, si consumavano soprattutto cotte in forno o bollite in acqua o vino, meglio se Sangiovese secondo la ricetta tipica romagnola. Il vino era poi aromatizzato con chiodi di garofano e cannella e con la cottura diventa quasi uno sciroppo, mentre la polpa della pera, invece, da dura e granulosa a morbidissima, dolce e aromatica. 

    Una combo speciale e immancabile? Pere con formaggio! Meglio se quello di Brisighella, un pecorino stagionato in grotte di gesso seguendo ancora il procedimento dell’antica tradizione locale.

    Sagra del Tartufo: 19 novembre

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    Sono tante le città del tartufo in Italia, uno dei tesori più pregiati che il sottosuolo ci offre. Forse non tutti sanno che anche l’Emilia-Romagna è terra di tartufi, tra cui le colline faentine: tra i prodotti più ricercati, il Tartufo Bianco Pregiato, tipico autunnale e che emana un profumo molto intenso, e lo Scorzone, detto anche “estivo”, altrettanto interessante e dal sapore delicato. Il consiglio, insomma, è quello di perdersi tra le bancarelle poste sotto la suggestiva via degli Asini e lasciarsi avvolgere dal profumo dei tartufi esposti, che viene anche abbinato ai piatti tipici della tradizione romagnola.

    Sagra dell’Ulivo e dell’Olio: 26 novembre

    DUSAN ZIDAR/shutterstock.com

    Concludiamo con “la” sagra per eccellenza, quella dedicata al prodotto di punta di Brisighella e a cui avevamo già dedicato un approfondimento. Parliamo del pregiatissimo olio extravergine d’oliva di Brisighella DOP, dalla storia millenaria in quanto la coltivazione dell’ulivo in terra brisighellese risale a tempi antichissimi: già in epoca romana, si lavoravano infatti le olive allo scopo di ottenere l’olio, come dimostrano alcuni ritrovamenti locali. Non a caso, è stato il primo olio italiano a uscire sul mercato con questo prestigiosissimo riconoscimento nel 1996! 

    Se non lo conoscete, non potete perdere la preziosa occasione di assaggiare a questa sagra l’olio di Brisighella, che incarna tutta l’essenza e la passione di un territorio e di chi lo abita, un popolo che ha da sempre valorizzato questo prodotto.  

    Queste 4 sagre, insomma, vi porteranno alla scoperta dei sapori e dei profumi più autentici di un territorio che merita di essere conosciuto. Quale sagra sareste curiosi di visitare?


    Credits immagine in evidenza: barmalini/shutterstock.com

     

    È nata vicino a Bologna, ma dopo l'università si è trasferita a Torino per due anni, dove ha frequentato la Scuola Holden. Adesso è tornata a casa e lavora come ghost e web writer. Non ha molta pazienza in cucina, a parte per i dolci, che adora preparare insieme alla madre: ciambelle, plumcake e torte della nonna non hanno segreti per lei. Sta imparando a tirare la sfoglia come una vera azdora (o almeno, ci prova).

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