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Sa sapa

zuanne
Ricordo che quando ero bambino, tra i miei nonni materni, che filavano d’amore e d’accordo tutto l’anno, arrivato il periodo della vendemmia e della successiva pigiatura dell’uva, cominciavano le schermaglie e i negoziati: il nonno perché voleva trasformare quasi tutto il mosto in vino, e la nonna che vantava diritti su almeno un ettolitro del prezioso liquido, da trasformare in Saba. Metaforicamente prendeva il nonno per la gola, rinfacciandogli la sua golosità per i dolci casalinghi, per le deliziose bibite estive che chiedeva: saba allungata con acqua fresca, o bevuta calda per curare la tosse. Per noi bimbi era una festa quando in una tazzina ci dava due dita di saba e dei biscotti da “pocciare”dentro! Chi non la conosce si chiederà ma che sarà questa saba: non è altro che zucchero d’uva, ingrediente fondamentale per le “tilicas” o per il pane dei morti, una specie di pan pepato con nell’impasto saba e abbondante cannella. Era quasi scomparso questo delizioso sciroppo, nessuno si prendeva più la briga di prepararlo in casa, e le industrie dolciarie più che altro si sevono di quello di produzione industriale, ma da qualche decina d’anni le cose sono cambiate, col fiorire dei piccoli laboratori casalinghi di produzione di dolci tipici indigeni e la grande richiesta di questi, non solo dai residenti, ma ancor più da gran parte dei forestieri che li comprano come souvenir.
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Preparazione 3 ore
Tempo totale 3 ore
Portata Liquori e Sciroppi
Cucina Italia
Porzioni 4 persone

Ingredienti
  

Istruzioni
 

  • Vi do la ricetta della mia nonnina. Lei versava tutto il mosto che riusciva a carpire al nonno, in un “lapiolu” (paiolo di rame), e con la santa pazienza e il fuoco dolce e lieve, portava il mosto vicino al punto di ebollizione.
  • Non doveva mai bollire, ma restringersi e consumarsi dolcemente, per ore e ore rimestando di tanto in tanto.
  • Lo sciroppo era pronto quando diventava spesso e quasi filante. Basta dire che da 100 litri di mosto di qualità dolce e generoso si ricavavano una quindicina di litri di saba che, una volta fredda, veniva posta in vasi di terracotta o in bottiglie ben chiuse, e conservata al fresco e al buio.
  • Chi non poteva disporre di mosto d’uva, preparava lo sciroppo con succo di fichi d’india, che ha un sapore diverso, è meno pregiato ma è molto buono ugualmente.