Caffè di Anterivo, un lupino… da bere!

Roberto Caravaggi
3 minuti

     

    È noto come caffè di Anterivo, ma in realtà si tratta di un legume. Un lupino, per l’esattezza, che prende il nome del piccolo comune della Val di Fiemme (nella provincia di Bolzano) dov’è parte integrante della cultura locale. Qui da oltre un secolo si coltivano i semi che, una volta tostati e macinati, diventano elemento base di una bevanda sostitutiva del caffè, di cui ricorda molto aspetto e aroma. Dopo anni in cui ha rischiato di perdersi, oggi è al centro di un progetto di valorizzazione che coinvolge vari attori del territorio e associazioni come Slow Food Italia, che l’ha incluso tra i suoi presidi. Fatte queste premesse, non resta che scoprire come nasce e come si produce il caffè di Anterivo… pronti a sorseggiarne una tazza fumante insieme a noi? 

    Credits @Associazione dei Coltivatori di Caffè di Anterivo

    Dalla semina alla macinazione: come si fa il caffè di Anterivo?

    Tutto ha origine dal Lupinus pilosus, una pianta appartenente alla famiglia delle leguminose, a fusto eretto, che può raggiungere i 120 centimetri di altezza. Si coltiva in genere a inizio primavera o comunque appena passato il periodo delle gelate mattutine. Elemento fondamentale è l’umidità del terreno. Se ci sono le giuste condizioni di umidità al momento della semina, la pianta, che non necessita di frequenti annaffiature, può resistere bene anche a estati calde e secche. La fioritura regala petali di colore blu splendente con punteggiature dal bianco al giallastro e sfumature rosee: un bello spettacolo che ogni primavera colora i campi di quest’angolo della Val di Fiemme. 

    Credits @Associazione dei Coltivatori di Caffè di Anterivo

    Il periodo della raccolta coincide di solito coi mesi di luglio e agosto, quando si sviluppano i piccoli baccelli setosi, che contengono dai 2 ai 4 semi ciascuno. Le piante di Lupinus pilosus poi non maturano tutte insieme, ma in modo sequenziale. E quando i baccelli raggiungono il massimo grado di maturazione si aprono spontaneamente, motivo per cui la raccolta, completamente manuale, dev’essere fatta più volte a settimana.     

    I semi contenuti nel baccello hanno forma discoidale e si presentano con una superficie rugosa e tonalità marroni. Una volta colti vengono messi a essiccare al sole, quindi riposti in ambienti asciutti all’interno di sacchi di carta fino al momento della tostatura. Qui emerge il forte spirito di comunità, con l’Associazione dei Coltivatori di Caffè di Anterivo che mette a disposizione una macchina tostatrice professionale, di rado ormai si opta per la tostatura a mano. L’ultima fase è la macinatura, coi semi che vengono ridotti in una polvere da conservare per uso domestico oppure confezionata in vasi di vetro da destinare alla vendita.

    Cioccolato, birra, grappa e i tanti usi in cucina del caffè di Anterivo 

    Nella tradizione locale il caffè di Anterivo è utilizzato come base per preparare l’infuso da cui prende il nome. Si mette in infusione in acqua bollente per 5-8 minuti e si ottiene una bevanda di color marrone scuro, dall’aroma tostato e dal gusto amaro. Tradizionalmente si usava miscelarlo con del caffè d’orzo oppure con altri ingredienti tipici del territorio come fichi o barbabietola. In molte case se ne preparavano grandi quantità al mattino, da bere poi a più riprese nel corso della giornata. 

    Oltre ad essere un buon surrogato del caffè, che in passato non era alla portata di tutti, veniva impiegato per lenire i problemi di digestione non soltanto delle persone, ma persino del bestiame. È inoltre adatto a chi segue un regime alimentare senza glutine e anche a coloro che dovrebbero eliminare o limitare l’assunzione di caffeina, essendone del tutto privo. 

    Il lupino di Anterivo è base anche di altri prodotti: dalle tavolette di cioccolato alla grappa, fino alla birra prodotta dal Birrificio Fiemme, di cui abbiamo parlato nell’articolo sui birrifici artigianali del Trentino Alto-Adige. E c’è persino chi lo ha fatto diventare un gusto gelato. Infine è utilizzato nella preparazione di pietanze di carne o di pesce, come ad esempio il trancio di salmerino croccante su carpaccio di finocchi, completato da capperi dissalati e da una spolverata di caffè di Anterivo, che diventa elemento caratterizzante del piatto.

    Credits @Associazione dei Coltivatori di Caffè di Anterivo

    Caffè di Anterivo: una tradizione lunga più di un secolo 

    Il caffè di Anterivo ha origini ultracentenarie. Il primo riferimento storico risale infatti al 1887, quando viene citato nelle memorie del principe-vescovo Johann Baptist Zwerger. In quel documento si sottolinea, in particolare, come fosse una fonte di sostentamento per le famiglie locali, perlopiù contadine. Oltre a destinarne una parte per uso domestico, le donne di Anterivo scendevano nei mercati delle valli vicine a vendere il loro prodotto così da ottenerne un guadagno di modesta entità, ma comunque importante per l’economia famigliare. A questo proposito una leggenda vuole che i grani di questo particolare legume venissero leggermente tostati per impedire che germogliassero. Un accorgimento per evitare che qualcuno li acquistasse con l’idea di piantarli e farli crescere altrove. Questo avrebbe contribuito a farne un prodotto fortemente legato a quel territorio. 

    Gli anni del boom economico e la diffusione su larga scala del caffè industriale hanno portato a un progressivo abbandono di questa tradizione. Il caffè di Anterivo ha rischiato quindi di scomparire, finché all’inizio degli anni Duemila è diventato oggetto di un progetto di recupero promosso da un nucleo di agricoltori locali che non aveva mai abbandonato del tutto questa coltura. Grazie poi al coinvolgimento e al contributo decisivo del Centro di Sperimentazione Laimburg si è riscoperta e rilanciata la sua coltivazione. 

    Attualmente la rete di produttori sul territorio è riunita nell’Associazione dei Coltivatori di Caffè di Anterivo, presieduta da Ludwig Depaoli e impegnata nel promuovere la cultura legata a questo prodotto anche attraverso eventi e visite guidate. La loro attività è sostenuta dalla Fondazione Slow Food, che il 30 dicembre 2022 ha inserito il caffè di Anterivo tra i suoi presidi, e dalla Famiglia Cooperativa di Cavalese, che supporta la distribuzione e la vendita.

    Credits @Associazione dei Coltivatori di Caffè di Anterivo

    Il caffè di Anterivo come “memoria collettiva” 

    Il caffè di Anterivo è un prodotto che racconta una storia, quella di un piccolo paese a 1200 metri di altitudine al confine tra l’Alto Adige/Südtirol, di cui fa parte, e il Trentino. Il contesto è quello del Parco Naturale Monte Corno, caratterizzato da asperità rocciose intervallate da ampie distese di prati verdi. 

    Qui abbondano le coltivazioni tipiche del territorio: patate e cereali soprattutto, accanto ai quali hanno però saputo trovare spazio altre colture, come quella del lupino appunto. L’esposizione del paese a sud, che garantisce un buon soleggiamento, e la combinazione di terreni acidi e sabbiosi, hanno creato le condizioni favorevoli allo sviluppo di questa specie vegetale. Il resto l’hanno fatto la dedizione dei coltivatori locali che, come detto in precedenza, non hanno mai abbandonato del tutto la tradizione di seminare questo particolare legume. È merito quindi di queste persone se il caffè di Anterivo non è andato perduto e può oggi vivere una stagione di rinascita. Nonostante per molte famiglie si leghi al ricordo di periodi difficili, in cui si viveva in condizioni di povertà, rappresenta un pezzo di storia importante. La memoria collettiva di un popolo che non ha mai perso la sua identità e che può finalmente raccontarla con orgoglio.

    Avevate già sentito parlare del caffè di Anterivo? Conoscevate già la sua storia e i prodotti che se ne ricavano?


    Immagine in evidenza di: Associazione dei Coltivatori di Caffè di Anterivo

    Nato a Milano, vive da sempre a Locate di Triulzi, nella provincia sud del capoluogo lombardo. Oltre a collaborare con alcune testate giornalistiche locali è food blogger per storiedifood.com, dove racconta soprattutto di specialità e piccole realtà artigianali. Il suo piatto preferito è la piadina romagnola perché, nella sua semplicità, sa appagare come poche altre cose.

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