Agricoltore in un terreno con tablet

L’architettura incontra l’agricoltura in un innovativo progetto a Peccioli (Pisa)

Angela Caporale
3

     

    A Peccioli (Pisa), un piccolo borgo toscano che guarda al futuro con una visione innovativa, si sta sviluppando un progetto che unisce agricoltura e architettura in modo inedito. Si tratta del masterplan “land-CR.AF.T.ED”, proposto da C+S Architects all’Amministrazione locale: nel dettaglio, un intervento di recupero all’interno di un’area appena fuori dal paese che coniuga la necessità di costruire abitazioni dedicate all’housing sociale con l’idea di un’agricoltura sostenibile attraverso il concetto di pixel farming. Il risultato è un nuovo modello abitativo, in cui architettura e natura si fondono per creare comunità resilienti, capaci di produrre cibo in modo ecologico e sostenibile.

    “Abbiamo immaginato le dodici residenze sociali come micro-fattorie, dove ogni abitante potrà coltivare il proprio cibo in piccoli appezzamenti di terreno” – introduce Maria Alessandra Segantini, CEO di C+S Architects. Ma il masterplan non si limita ad essere un progetto architettonico perché mette a frutto l’esperienza e la ricerca degli architetti dello studio nella convinzione che la multidisciplinarietà e il dialogo tra ambiti diversi sia la chiave per ricostruire il rapporto tra uomo e natura. L’obiettivo è uno spazio integrato che punta alla rigenerazione dei paesaggi e alla costruzione di comunità coese.

    Pensare sostenibile per progettare gli spazi per tutti

    La necessità di ripensare il modo di abitare nelle aree rurali è una delle tante conseguenze della crisi climatica e risponde all’idea di trovare una maniera sostenibile di vivere lo spazio, rispettoso dell’ambiente e degli esseri viventi. L’abbandono delle campagne e il conseguente spopolamento dei piccoli borghi ha creato uno squilibrio ecologico e sociale, e Peccioli, come molte altre zone periferiche italiane, è stata colpita da questo fenomeno. “Io e il mio socio” – ci racconta Segantini – “abbiamo a lungo insegnato in università europee e organizzato workshop multidisciplinari che ci permettessero di ampliare la prospettiva, insieme agli studenti, andando oltre alla semplice architettura. Ci siamo interrogati allora su cosa stesse succedendo fuori dalle città e sulla relazione tra il costruito urbano e quello vegetale. È nato così un primo gruppo di lavoro che si è occupato della Sicilia, una Regione molto interessante perché di frontiera, con una popolazione complessa dal punto di vista sociale, fortemente interessata dalle conseguenze del cambiamento climatico e luogo di grande attrattiva per chi ha grandi possibilità economiche che qui acquista vecchie case e cascine per la villeggiatura. È una terra, contemporaneamente, gentrificata e brulla dove, dal punto di vista agricolo, già assistiamo alla progressiva sparizione delle coltivazioni tradizionali e all’arrivo di altre piantumazioni dal Mediterraneo e dall’Africa come banane, mango, avocado”.

    L’architetto aggiunge che, durante questo percorso di studio, è emerso come l’agricoltura 4.0 stia già trasformando il modo di coltivare la terra e come la tecnologia metta oggi a disposizione materiali e strumenti che favoriscono la costruzione di strutture in armonia con il paesaggio. “Così abbiamo scoperto anche il pixel farming e la sua potenzialità per stimolare una riconnessione tra l’uomo e la terra che abita. Ma questo lo vedremo meglio più avanti”.

    Il progetto “land-CR.AF.T.ED” a Peccioli (Pisa): 12 case, una comunità autosufficiente

    Render del progetto Peccioli

    PH C+S Architects

    Se la Sicilia è stato il primo luogo dove immaginare e sperimentare una maniera nuova, sostenibile e di valore, per progettare l’ambiente fuori dalle città, è in Toscana che questi studi hanno trovato una potenziale applicazione. Il masterplan proposto da C+S Architects non solo risponde alla necessità di costruire nuove abitazioni, ma lo fa in un modo che valorizza il paesaggio e reintegra la popolazione locale nella gestione agricola, creando una comunità che vive in armonia con la natura. Questo approccio, che coniuga edilizia popolare e agricoltura, potrebbe rappresentare una soluzione al problema dello spopolamento e del consumo di suolo.

    Il progetto di Peccioli, comune a circa 45 km da Pisa, si estende su oltre 11 ettari e prevede la costruzione di dodici case popolari e, nel rudere già presente, di un centro di servizi per la comunità. Tuttavia, ciò che rende unica questa intuizione è l’integrazione con la coltivazione agricola. “Abbiamo modellato il terreno per creare bacini d’acqua che potessero raccogliere l’acqua piovana e renderla riutilizzabile per l’irrigazione, per esempio; e le case non sono semplici appartamenti, ma micro-fattorie” – racconta Segantini.

    Le dodici residenze sono progettate per essere parte di una comunità autosufficiente, in grado di produrre il proprio cibo attraverso la tecnica del pixel farming. “Abbiamo unito questa tecnica all’avanguardia con l’arboricoltura locale, immaginando un nuovo paesaggio verde” – continua Segantini. Le case, infatti, sono circondate da frassini e pioppi, con tetti a forma di foglia che si integrano perfettamente con l’ambiente circostante.

    Pixel farming: cos’è e perché rappresenta un’opportunità per un presente sostenibile

    Edifici green

    Aleksei Kochev/shutterstock

    Il concetto di pixel farming è al cuore del programma di Peccioli. Si tratta di un metodo agricolo che valorizza la biodiversità e permette di coltivare diversi tipi di piante su piccole superfici, migliorando così la produttività del terreno. “L’agricoltura estensiva impoverisce il suolo e riduce la biodiversità, mentre il pixel farming riduce la necessità di pesticidi, favorisce la biodiversità e migliora la qualità del terreno” – spiega Segantini.

    Questo metodo è pensato per essere accessibile e replicabile anche in piccoli spazi e quindi per singole persone o famiglie, con l’obiettivo di rendere il cibo locale più economico e di qualità superiore. “Riducendo la dimensione delle coltivazioni, diventa più gestibile da parte delle persone, e le piante diverse che sono vicine, per cercare di essere le più belle e grandi per capirci, crescono di più” – afferma Segantini. Il risultato è cibo buono, curato dalle persone, a pochi metri da casa e a costi sostenibili. 

    Verso un’idea di sostenibilità integrata attraverso architettura, agricoltura e cibo

    Donna che coltiva

    fotogurmespb/shutterstock

    “Land-CR.AF.T.ED” è un esempio di come l’architettura possa contribuire a promuovere la sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Le residenze sono progettate per essere energeticamente efficienti e utilizzano materiali locali come la terra cruda per le murature e il legno per le strutture. “Abbiamo scelto materiali sostenibili che possono essere riciclati alla fine della vita dell’edificio, riducendo così la diffusione di ruderi e rifiuti. Di fatto, è possibile creare un circolo virtuoso anche nella costruzione degli ambienti per le persone e, anzi, è un tema di grande attualità” – precisa  l’architetto.

    Gli abitanti non solo vivranno in case ecologiche, ma potranno coltivare il proprio cibo, rafforzando il senso di appartenenza alla comunità e alla terra stessa. “Il cibo è l’elemento che permette di creare questa connessione con la terra” – sottolinea Segantini che aggiunge: “L’architettura nasce nel momento in cui gli uomini hanno avuto bisogno di un riparo contro le intemperie e, in quello stesso momento, hanno cominciato a coltivare. Storicamente e antropologicamente, queste due attività – l’architettura e l’agricoltura – sono sincroniche, oggi invece sono assolutamente asincrone. Crediamo fortemente che promuovere un modello come quello pensato per Peccioli possa essere uno stimolo a riallacciare il legame con la terra, a reimparare a conoscerla e averne rispetto. In questo senso ciò che noi mangiamo è la chiave perché rappresenta il punto di contatto tra i due mondi.”

    Il piano dello studio C+S Architects rappresenta un modello che potrebbe essere replicato in altre aree rurali italiane e non solo. “Assistere allo spopolamento dei piccoli centri di provincia ci ha fatto riflettere sul potenziale che hanno di attrarre anche le giovani generazioni -” spiega Segantini. “Con spazi immaginati come questo, possiamo offrire case di qualità e cibo accessibile, riavvicinando le persone alla natura e permettendo loro di abitare in luoghi coerenti con i propri valori”.

    Land-CR.AF.T.ED ha un futuro come riferimento pionieristico per lo sviluppo di nuove forme di abitare sostenibile. Il connubio tra agricoltura e architettura sostenibile è oggi una risposta alle necessità locali, ma può ambire ad essere una visione innovativa applicabile in molti contesti rurali in via di spopolamento, sia europei che globali.

    L’approvazione del masterplan è attesa a breve, e con essa si darà il via alla realizzazione delle prime residenze. Il futuro di Peccioli, grazie al pixel farming e a una visione innovativa dell’abitare, potrebbe diventare un esempio di sostenibilità e rinascita rurale che ispiri altre comunità a ripensare il proprio rapporto con la terra e l’ambiente.


    Immagine in evidenza di:

    Angela, con passaporto friulano e cuore bolognese, vive a Udine e si occupa di giornalismo e comunicazione in ambito culturale e sociale. Ha pubblicato due libri e dal 2016 collabora con Il Giornale del Cibo, dove scrive di sostenibilità, sociale e food innovation. Il suo comfort food sono i tortelloni burro e salvia, per i quali ha imparato a fare la sfoglia, condividendoli ogni volta che ne sente il bisogno.

    Lascia un commento