“Past Food”: a Bolzano una mostra per conoscere il cibo “primitivo”

Angela Caporale
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    Archeologia, storia, interattività e una grande, viscerale, passione per il cibo sono gli ingredienti di “Past Food. 15.000 anni di alimentazione”, la mostra temporanea inaugurata lo scorso 27 novembre al Museo Archeologico dell’Alto Adige a Bolzano e visitabile fino al 3 novembre 2024. Un intero anno per permettere a foodie e semplici curiosi di organizzare una gita per compiere questo sorprendente viaggio che parte dall’Età della pietra per arrivare ai giorni nostri. E che fare durante questo viaggio? Curiosare nel menù dei nostri antenati, dagli utensili che erano abituati ad impiegare ai metodi (spesso creativi) per conservare a sufficienza i cibi.

    Come mangiavano i nostri antenati? La risposta nella mostra “Past Food”

    © Museo Archeologico dell’Alto Adige / Lafogler

    Il percorso espositivo della mostra organizzata dal Museo Archeologico dell’Alto Adige parte da un banchetto. Ad accogliere i visitatori e le visitatrici, tavole imbandite a sottolineare come il cibo costruisca un legame forte e diretto tra noi e i nostri antenati. Non è un caso che una mostra temporanea come “Past Food” venga organizzata proprio in questo museo: qui infatti, dal 1998, è esposto Otzi, ovvero “l’uomo venuto dal ghiaccio”, mummia dell’Età del rame perfettamente conservata fino ad oggi con l’intero equipaggiamento. Una fonte preziosissima di informazioni. 

    La mostra ha l’obiettivo di dare risalto a una narrazione inedita e informata sulla diffusione evolutiva del cibo e sulla sua influenza sulle abitudini alimentari locali, lo fa creando per il pubblico un vero e proprio viaggio.

    Il percorso di “Past Food” non può che partire dalla Preistoria e, in particolare, dall’origine e dalla diffusione dei principali alimenti in Europa e nelle regioni alpine. Attraverso i reperti archeologici è possibile ricostruire e immaginare anche come i cibi venivano trattati o consumati all’Età della Pietra, ovvero nel  9.000 a.C. 

    Il percorso prosegue in una peculiare dispensa, allestita con stazioni interattive. I visitatori sono chiamati ad interagire con le postazioni e approfondire così diversi aspetti socio-culturali dell’alimentazione e della storia del cibo. 

    La meta del percorso è una latrina romana. Gli spazi sono perfettamente riprodotti e sono esposti graffiti dell’epoca. Questa combinazione di spazi e reperti consente di riconoscere come questo luogo fosse anche un punto di incontro e una, inusuale per noi, piazza d’affari.

    Ma quali erano gli alimenti che mangiavano gli uomini Preistorici? E come è cambiato tutto ciò arrivando fino ai romani?

    Selvaggina, pesce, cereali e frutta: la dieta degli antenati, non così diversa dalla nostra

    © Museo Archeologico dell’Alto Adige / Lafogler

    Ci soffermiamo su alcune delle informazioni che troviamo esposte e raccontate all’interno della mostra. Grazie alle ricerche e ai reperti archeologici, infatti, sappiamo che le popolazioni iniziarono a stabilirsi in Europa (compreso l’Alto Adige) attorno al VI Millennio avanti Cristo: in questa fase introdussero qui animali come pecore, capre, bovini e maiali. Solo più tardi, a partire dall’età del ferro, anche i polli. Gli archeologi hanno scoperto che il latte di questi animali veniva, già nel Neolitico ( 6000  a.C.), usato per produrre burro, yogurt e alcuni tipi di formaggio.

    Un’altra famiglia di ingredienti comuni alla dieta dei nostri antenati sono i cereali. Nel Neolitico e nell’Età del rame (fino al 2200 a.C.), le varietà più diffuse erano farro, farro monococco e orzo, mentre nel IV Millennio vennero introdotte le piante aromatiche, portate anche nell’attuale Alto Adige dalle coste del Mediterraneo. In epoca romana, invece, è comparsa la segale, mentre migranti provenienti dall’Anatolia, l’attuale Turchia, sono stati i primi a portare lenticchie, piselli e fave. 

    © Museo Archeologico dell’Alto Adige / Lafogler

    Ovviamente di fondamentale importanza sono, da sempre, tutti quei potenziali cibi presenti a portata di mano come la selvaggina, il pesce e i frutti selvatici. Qualche esempio? Nocciole, lamponi, fragoline di bosco, more, prugnole: tutti ingredienti che persistono nella tradizione gastronomica altoatesina! E il resto della frutta? Dobbiamo aspettare l’Età del bronzo, attorno all’anno Mille, per iniziare a mangiare pere, mele o pesche. Ma ben presto si iniziò ad organizzarne la coltivazione e, dal V secolo avanti Cristo, ci sono prove di viticoltura in Alto Adige.

    Ti abbiamo incuriosito? La mostra temporanea “Past Food. 15.000 anni di alimentazione” è ospitata all’interno del Museo Archeologico dell’Alto Adige a Bolzano ed è curata da Andreas Putzer, Vera Bedin, Margit Tumler e Günther Kaufmann.  E’ aperta fino a domenica 3 novembre 2024 negli orari di apertura del Museo, sono disponibili anche visite guidate su richiesta.


    Credits immagine in evidenza: © Museo Archeologico dell’Alto Adige / Lafogler

     

    Passaporto friulano e cuore bolognese, Angela vive a Udine dove lavora come giornalista freelance. Per Il Giornale del Cibo scrive di attualità, sociale e food innovation. Il suo piatto preferito sono i tortelloni burro, salvia e una sana spolverata di parmigiano: comfort food per eccellenza, ha imparato a fare la sfoglia per poterli mangiare e condividere ogni volta che ne sente il bisogno.

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