La Cucina Orfana

Adriana Angelieri

signora e ragazza preparano gli gnocchetti

Cambiamenti generazionali sulle tradizioni alimentari.
Di Monica Valeri.

 

La nostra società è caratterizzata da una dimensione soggettiva che, sempre più di frequente, tende a emergere anche nelle abitudini quotidiane. Anche la scelta dei piatti, dei locali, dei negozi e dei supermercati fino ad arrivare ai singoli prodotti è influenzata da questo fenomeno.
panino confezionatoSoprattutto in una società sviluppata come la nostra, dove in generale le possibilità sono più ampie che in passato, scegliere è diventata un’esigenza personale, condizionata non solo dal tempo, ma anche dalle diverse disponibilità economiche. Il gusto del sedersi a tavola, magari assieme alla famiglia, sembra quasi una moda d’altri tempi e in molti casi è più semplice affidarsi a un bar o a un fast-foodnelle vicinanze del posto di lavoro.
Inaspettatamente sono gli americani, in un recente articolo sulWall Street Journal, a stupirsi dei cambiamenti dell’alimentazione e delle abitudini degli italiani. In particolare, ciò che li lascia perplessi è il fatto che la dieta mediterranea – tanto osannata e finalmente riconosciuta Patrimonio dell’Umanità – venga non tanto soppiantata, quanto piuttosto amalgamata ad altre culture e condizionata dagli sviluppi di una globalizzazione incalzante. Fra gli esempi più evidenti c’è sicuramente una rivisitazione di ricette tipiche che vengono rese come nuove, rivisitate, personalizzate con l’aggiunta di ingredienti diversi e preparate con tempi e modalità differenti.

pomodoriLa sacralità che faceva da sfondo allo scambio di ricette, al tramandarsi i segreti e le particolarità di alcune preparazioni sembra sparire piano piano assieme all’interesse per ciò che il cibo rappresenta. Ciò che sta svanendo è, forse, la curiosità, il piacere dello stare assieme nel momento del pasto e il fascino dell’apprendere e del custodire vecchie ricette.
Una spiegazione potrebbe essere il fatto che le persone si stanno lasciando condizionare dalla mancanza di tempo: farsi tentare dalla gola e dalla fretta è indubbiamente più semplice che sentirsi incastrati da diete alimentari restrittive e questo porta ad acquistare gli alimenti senza seguire una logica precisa. Aumentano, così, le contraddizioni alimentari nel carrello della spesa, passando da cibi precotti a prodotti biologici, da scatolame a surgelati a prodotti freschi. A sottolineare queste contraddizioni,uomo un cucinasecondo alcune statistiche della Coldiretti la percentuale più alta di chi mangia in fast food sarebbe addirittura composta da consumatori che generalmente comprano bio. Non si cerca più la qualità del cibo tour-court, ma ci si informa piuttosto sulle proprietà nutrizionali dei singoli alimenti, prediligendone alcuni – come l’olio d’oliva a scapito dei grassi animali – ma accostandoli a cibi precotti e verdure surgelate.
Un’altra caratteristica dell’alimentazione degli italiani è la scarsa varietà degli alimenti: nonostante l’infinita quantità di prodotti, tendiamo a mettere in tavola sempre gli stessi – anche se locali – e ne escludiamo altri in partenza, più per abitudine che per reale consapevolezza. Inoltre, ci interessiamo alla nostra salute e, sempre più spesso, ci lamentiamo del nostro peso – o sovrappeso – ma non riusciamo a seguire una sana alimentazione senza cedere a tentazioni e debolezze di gola, aumentando così il nostro livello di frustrazione.

uomo in cucinaQuesta breve panoramica ci fa intuire in quali contraddizioni stiamo cadendo e ci mostra come le nostre nuove abitudini siano instabili, deleterie e, soprattutto, poco sane. Certo, possiamo giustificare le nostre scelte con le necessità legate al tempo, all’economicità, alla comodità, ma il fatto che un terzo del campione intervistato dalla rivista americana risulti totalmente disinteressato a ciò che mangia non è un segnale da sottovalutare.
Se la situazione è così tragica, cosa può salvare dall’estinzione la cucina mediterranea? Sempre nell’articolo del giornale statunitense arriva una risposta: affidiamoci ai kitchen orfans (orfani della cucina). Si tratta di uomini e donne di nuova generazione che avrebbero il compito di recuperare i principi del cosiddetto home cooking e, quindi, anche il gusto per le antiche tradizioni, gli antichi “rituali” che hanno accompagnato intere generazioni, formando un patrimonio culturale legatolavorazione delle chitarrine abruzzesi alla cucina e all’atto del cucinare. Un reale passo indietro rispetto alle abitudini odierne, incapaci di fare da collante all’interno dei nuclei familiari.
Questo suggerimento, assolutamente non scontato, servirebbe a superare questo momento di confusione, caratterizzato dalla continua avanzata del cibo spazzatura e delle cucine esotiche, ma al tempo stesso da un interesse del consumatore verso la buona combinazione tra qualità, sicurezza e prezzo. Il riconoscimento del valore dell’identità territoriale delle produzioni e il valore di una buona vecchia abitudine alimentare dovrebbero tornare al primo posto e noi, come Giornale del Cibo, vogliamo sostenere questa sfida raccogliendo i consigli per una cucina casalinga e ospitando ne I piatti della zattera tutte le ricette a rischio di estinzione.

 

Siciliana trasferita a Bologna per i tortellini e per il lavoro. Per Il Giornale del Cibo revisiona e crea contenuti. Il suo piatto preferito può essere un qualunque risotto, purché sia fatto bene! In cucina non devono mancare: basilico e olio buono.

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