La nuova taverna

Redazione

L’aspetto è poco invitante: una minuscola entrata introduce in un vano ancora più piccolo in cui c’è un lillipuziano bancone da bar e a destra e a sinistra due porte a soffietto. Si aspetta lì finchè non compare un tizio simpatico e stravagante, (immortalato in due bellissime foto che troneggiano in questo angusto spazio, mentre tiene su un braccio uno splendido esemplare di allocco dalle piume candide e dagli enormi occhi magnetici), che chiede in quanti si è e fa accomodare in una saletta con una manciata di tavoli e due finestre poste in alto, richiudendosi subito dopo la porta alle spalle. Le pareti sono colorate di un improbabile rosa, c’è un vecchio frigo per i gelati con sopra ancora attaccato un antico cartellone con i prezzi in lire e una credenza che fa da appoggio a bottiglie d’olio e cestini per il pane. L’arredo lascia perplessi, ma gli odori che arrivano dall’altra delle due porte, inchioda alla sedia e fa pregustare succulenti portate. Siamo finiti lì su consiglio di una persona del posto (un casellante della A24 all’uscita S. Gabriele) dopo avergli chiesto dove poter mangiare degli arrosticini buoni. Il suo consiglio è stato poi supportato dai consensi di un gruppetto di ragazzi cui, essendoci persi, abbiamo chiesto aiuto e che hanno approvato entusiasti, appena appreso il nome dell’osteria in cui eravamo diretti. Le nostre aspettative sono state ampiamente ripagate. Antipasto ricchissimo di salumi (tra cui prosciutto tagliato a mano), bruschette in vari modi, verdure grigliate. Saltando a malincuore enormi porzioni di paste fatte in casa, puntiamo dritti agli arrosticini di castrato, vero motivo che ci ha spinti fin qui e li troviamo superbi, eccellenti, da leccarsi i baffi!
Felici del consiglio ricevuto concludiamo il pranzo con un’ ottima zuppa inglese affogata, su suggerimento del gestore, al liquore al caffè di produzione propria!

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