pasto da casa e mensa scolastica

Pasto da casa e mensa scolastica: cosa fanno le scuole?

Matteo Garuti

Nella diatriba fra pasto da casa e mensa scolastica, il ruolo delle scuole è decisivo. Nicola Puttilli, vicepresidente dell’Associazione nazionale dei dirigenti scolastici, ci ha concesso un’intervista approfondita sull’argomento. In questa terza parte capiremo come il pranzo da casa sia vissuto negli istituti scolastici e quali potrebbero essere le soluzioni per una situazione attualmente incerta. Nella prima parte dell’intervista, invece, Puttilli ha presentato e motivato la posizione ufficialmente assunta dai presidi, mentre nella seconda parte si è concentrato sul ruolo degli insegnanti e sulla posizione delle istituzioni coinvolte.

Pasto da casa e mensa scolastica: i Comuni contro l’USR?

Nicola Puttilli, vicepresidente dell’Associazione nazionale dei dirigenti scolastici, descrive l’incertezza che ancora permane quando si parla di pasto da casa e mensa scolastica. Le disposizioni comunali e del direttore scolastico regionale, infatti, si contraddicono a vicenda. Questo aspetto favorisce una condotta differenziata fra i singoli istituti, oltre a palesare i contrasti fra le stesse istituzioni coinvolte. “Le disposizioni del Comune e dell’Ufficio scolastico regionale (USR) sono contraddittorie. Per i dirigenti scolastici non è facile orientarsi in una situazione così incerta, ci si dovrà regolare secondo la propria lettura, ma si rischia di essere presi di mira da una parte o dall’altra, anche dal punto di vista legale.”

mensa scuola panino

Secondo Nicola Puttilli questa situazione non chiara finisce per ripercuotersi sulla vita scolastica degli alunni. “È una situazione molto spiacevole, difficile da gestire in questo frangente e a mio avviso per nulla rassicurante per i bambini, per la tutela dell’educazione alimentare e dell’educazione alle pari opportunità. Secondo me questa è una situazione che in via definitiva creerà dei grossi problemi all’interno delle scuole, bisognerebbe fare qualcosa per superarla e arrivare a una soluzione. Al momento non è facile capire come, ma bisognerà lavorare insieme coinvolgendo il Ministero, che finora ha dato delle indicazioni estremamente sommarie. Insieme con l’ANCI (Associazione nazionale Comuni italiani, ndr) e con il Ministero della Sanità sarebbe opportuno stabilire delle indicazioni e delle linee di condotta comuni, anche se per ora fra pasto da casa e mensa scolastica non c’è nulla di chiaro. Il tempo passa, e intanto la situazione va gestita.”

Le scuole accettano il pasto da casa?

Puttilli parla dei diversi approcci assunti dalle scuole rispetto al pasto da casa e alla mensa scolastica. “Di fatto i presidi si stanno muovendo in modo abbastanza differenziato. Dopo le prime sentenze, ci sono stati colleghi che immediatamente hanno accettato il pasto da casa, facendo mangiare i bambini insieme nello stesso refettorio e assegnando i bidelli alla gestione, perché non ci sono alternative. Agli insegnanti, invece, spettava la funzione educativa e di vigilanza.”

Alcuni presidi preferiscono aspettare determinate condizioni prima di consentire il pasto da casa nella mensa scolastica. “Altri colleghi, viceversa, hanno deciso di verificare prima le condizioni per una fruizione garantita. Fino a quando, quindi, il Comune non avesse stabilito gli spazi idonei e il direttore regionale non avesse concesso la possibilità di avere bidelli in più. A quel punto, molti presidi hanno deciso di aspettare queste condizioni per disciplinare il pasto da casa e la rinnovata mensa scolastica.”

“Il dato di fatto è che ci sono state scuole che hanno accolto il pasto da casa fin dal primo giorno, mentre altre non lo hanno mai fatto, dicendo ai genitori di aspettare le condizioni idonee, ovvero l’avallo del Comune e l’adeguamento di personale da parte del dirigente regionale.”

bambino mensa

“Ultimamente la maggior parte delle scuole si sta orientando per garantire per tutti il pranzo nello stesso locale, provvedendo in qualche modo coi bidelli che ci sono, si sta andando in questa direzione nell’organizzare pasto da casa e mensa scolastica. Come associazione, ci auguriamo che questa sia una situazione transitoria. Bisogna tener conto che c’è ancora in ballo un ricorso del MIUR (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, ndr) alla Corte di Cassazione, per cui si aspetta ancora un pronunciamento della Corte, che dovrebbe essere quello definitivo.”

Quale può essere la soluzione?

Il dottor Puttilli accenna a un’eventuale soluzione opportuna per superare l’attuale incertezza e disciplinare il pasto da casa e la mensa scolastica. “Forse una soluzione potrebbe prevedere la modifica della natura del servizio di mensa, da servizio a domanda individuale, com’è adesso, a livello essenziale delle prestazioni. In questo caso cambierebbe la normativa di riferimento, e quindi anche la magistratura si dovrebbe adeguare. Al momento, tuttavia, è difficile trovare risposte.”

“Senza un passaggio di questo tipo, e laddove permanessero le condizioni attuali, diventerebbe necessario ridiscutere il fatto che la mensa debba continuare ad essere parte del tempo scolastico. A questo punto potrebbe diventare un’altra cosa, un momento non più delegato agli insegnanti ma ad altre figure (educatori, animatori ecc.). Non si tratterebbe più di tempo scuola, dal mio punto di vista. Spero vivamente che si trovi una soluzione. L’accettazione di questa situazione mi sembra sbagliata, e non condivido nemmeno la posizione accondiscendente del direttore regionale. Momentaneamente potrà aiutare il quieto vivere, ma non è possibile legittimare questa situazione, lo si può fare in via provvisoria, predisponendo nel frattempo adeguate soluzioni organizzative, visto che ci sono sentenze che vanno nella direzione del pasto da casa.”

Le tariffe contano

L’aspetto economico resta decisivo, come puntualizza il vicepresidente ANDIS. “È importante preparare le condizioni perché sia superata questa contingenza che coinvolge pasto da casa e mensa scolastica. Innanzitutto, cominciamo a considerare che se il sevizio mensa è ritenuto essenziale il costo deve essere adeguato, così come, certamente, anche la qualità del servizio. Perciò il Comune di Torino – per citare l’episodio più noto che ha dato il via al caso nazionale – dovrà abbassare le tariffe, ad esempio. Non a caso, i prezzi troppo alti sono stati la causa scatenante della vicenda torinese. A maggior ragione, le tariffe andrebbero considerate con attenzione, valutando le ripercussioni negative che ne possono derivare.”

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Tempo pieno e mensa scolastica

Nicola Puttilli conclude facendo cenno alla situazione del pasto da casa e della mensa scolastica all’estero, per poi sottolineare le specificità del sistema scolastico italiano. “Nella maggior parte dei casi – è così in Francia e in molti altri Stati – il pasto da casa è consentito, ma non è gestito dal personale scolastico, bensì dal personale educativo appartenente a enti o cooperative specializzate. In alcuni Stati il servizio è anche gratuito.”

Il tempo pieno e la mensa scolastica da sempre sono legati, come sottolinea Puttilli. “La situazione italiana in effetti è particolare, ma si spiega con la storia del tempo pieno nel nostro Paese. La mensa è sempre stata considerata parte integrante del tempo pieno, che negli anni Settanta, con la legge 820 del 1971, è stato concepito con queste caratteristiche. Non a caso, il tempo pieno è stato introdotto nei Comuni dove c’era la disponibilità del servizio mensa. Difficilmente si troveranno classi a tempo pieno dove non c’è un servizio mensa del Comune.”

“In Italia, in sostanza, il servizio mensa è ‘costitutivo’ rispetto al tempo pieno nelle scuole. È un modello nato in questo modo, che si fonda su questo presupposto. Si tratta di una situazione quasi unica, del resto bisogna dire che i risultati del tempo pieno sono molto buoni. Anche in base ai dati Invalsi, le regioni con i più alti tassi di tempo pieno sono quelle, nelle scuole di base, coi risultati scolastici migliori. È una caratteristica italiana, per cui se venisse meno la generalizzazione della mensa con queste caratteristiche si potrebbe anche rivedere questo modello di tempo pieno, ma non credo che la scuola italiana ci guadagnerebbe.”

Per approfondire il tema del pasto da casa e della mensa scolastica, oltre alla prima e alla seconda parte dell’intervista, può essere interessante leggere i nostri precedenti articoli, incentrati sull’aspetto educativo, pratico e nutrizionale. Abbiamo anche intervistato l’avvocato che ha sostenuto la rivendicazione del diritto al pasto da casa, oltre a proporre un’infografica sui pro e i contro che si possono determinare abbandonando la mensa.

Matteo è nato a Bologna e vive a San Giorgio di Piano (Bo), è giornalista, sommelier e assaggiatore di olio d'oliva, ha collaborato con il Dipartimento di Scienze e Tecnologie agro-alimentari dell'Università di Bologna. Per Il Giornale del Cibo si occupa di attualità, salute, cultura e politica alimentare. Apprezza i cibi e le bevande dai gusti autentici, decisi e di carattere. A tavola ama la tradizione ma gli piace anche sperimentare: per lui in cucina non può mancare la creatività, "perché è impossibile farne a meno!"

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