Il latte è cancerogeno? Le considerazioni di un esperto
Ci siamo già occupati della presunta nocività del latte e, su indicazione dei nostri lettori, stiamo approfondendo ulteriormente questo tema. Abbiamo interpellato il professor Enzo Spisni, fisiologo della nutrizione dell’Università di Bologna, che ci aiuterà a capire se davvero il latte è cancerogeno, come talvolta si afferma con toni enfatici. Dopo la prima parte dell’approfondimento, in questa seconda parte ci concentreremo sulla presunta cancerogenicità delle proteine contenute nel latte.
Il latte è cancerogeno?
Per valutare se il latte è cancerogeno, con l’aiuto del professor Enzo Spisni cerchiamo di trattare analiticamente gli aspetti che potrebbero portare a questa considerazione.
Proteine del latte: i possibili problemi
Iniziamo dicendo che nessuna organizzazione internazionale per la salute ha mai inserito il latte o i latticini negli alimenti considerati “cancerogeni”, come invece è recentemente accaduto per le carni rosse e per le carni conservate. Chiarito questo, il contenuto proteico di latte e latticini va sempre considerato, come sottolinea Spisni. “Quando si parla di latte e latticini, c’è un aspetto legato alle proteine animali che non possiamo trascurare. Questi alimenti contengono dosi considerevoli e talvolta eccessive di proteine animali, e sappiamo che l’Organizzazione mondiale della Sanità e diverse organizzazioni internazionali per la lotta ai tumori sconsigliano fortemente l’abuso di proteine animali nella nostra dieta.”
“Se vogliamo ridurre il rischio di cancro dobbiamo attenerci a diverse regole per uno stile di vita più salutare. Tra queste, troviamo anche il suggerimento a consumare quantità più basse di proteine animali e più alte di frutta e verdure. Nella dieta mediterranea originale, giustamente riconosciuta come modello universalmente positivo per la salute, i latticini erano poco presenti, come evidenziano gli studi di Ancel Keys. Nei Paesi affacciati sul Mediterraneo, l’allevamento e la pastorizia non erano particolarmente diffusi, si praticava molto di più la pesca. Latte e latticini rappresentavano solo una piccola parte dell’alimentazione umana, mentre nella dieta contemporanea l’uso dei latticini è diventato pressoché quotidiano.”
La caseina aumenta il rischio di sviluppare tumori?
Il latte è cancerogeno perché contiene caseina? Il professor Spisni parla della correlazione fra l’apporto di caseine e il rischio di sviluppare tumori, uno degli aspetti più additati del consumo di latte. “Sono molte le pubblicazioni ad opera di T. Colin Campbell, riassunte e raccolte nel China Study, nelle quali si dimostra che la caseina è una proteina che promuove le infiammazioni, sostenendo la crescita del tumore murino. È importante precisare che il modello utilizzato nelle ricerche di Campbell è basato sui test realizzati sui topi.”
“Le ricerche sui topi sono certamente fondamentali, ma traslare questi risultati all’essere umano può certamente comportare potenziali errori. Abbiamo la certezza che i risultati valgano per i topi, ma non sappiamo se lo stesso valga per gli esseri umani. Tuttavia ci sono recenti studi, realizzati anche su pazienti oncologici, che hanno dimostrato che queste le proteine animali in generale – incluso quelle dei latticini – favoriscono le recidive. Si tratta di studi in parte già pubblicati e in parte tuttora in corso. Ad ogni modo, si può dire che dei latticini – come della carne bianca e rossa – non si deve abusare. Questo è il messaggio che deve passare. Latte e latticini non sono assolutamente un veleno, ma resta il fatto che non dobbiamo eccedere nel consumarli, come invece spesso succede oggi.”
Il China Study
Il professor Spisni, dopo aver citato il China Study, chiarisce alcuni dubbi su questa pubblicazione, una delle più citate da chi afferma che il latte è cancerogeno. “Il China Study è una grande raccolta che contiene tanti studi. All’interno sono presenti pubblicazioni scientifiche realizzate da T. Colin Campbell, che è stato un ottimo ricercatore. Si tratta di studi certamente attendibili, pubblicati su riviste autorevoli, che hanno come unico punto di criticità il modello utilizzato. Campbell ha sempre studiato un unico modello di tumorigenesi sui topi, mentre sappiamo che nell’essere umano i meccanismi di tumorigenesi sono moltissimi e diversi da quelli dei topi di Campbell. Pertanto, nessuno sa dire quanto i dati ottenuti su questo modello siano trasferibili all’essere umano, e questo è un aspetto fondamentale.”
“Tuttavia, non c’è discussione sul fatto che i lavori del China Study siano assolutamente scientifici, ben condotti e ripetibili. Come detto, si possono semplicemente avanzare dei dubbi sul fatto che il modello si possa trasferire all’essere umano. È risaputo, però, che anche tutti i farmaci vengono sperimentati prima sugli animali, quindi una qualche attendibilità i modelli animali ce l’hanno, indubbiamente. Per quanto ne possano dire gli animalisti, i modelli animali resteranno ancora per molti anni un passaggio decisivo fondamentale per lo studio dei farmaci, anche di quelli innovativi salvavita, prima di arrivare all’uso umano.”
Farmaci negli allevamenti: c’è rischio per i consumatori?
Il professor Spisni entra nel tema dell’eventuale rischio dovuto all’impiego di farmaci negli allevamenti intensivi, parlando anche delle differenze fra il latte che si beve oggi rispetto a quello del passato. “Da questo punto di vista possiamo stare abbastanza tranquilli. Sul latte prodotto in Italia vengono eseguiti tutti i controlli possibili in merito al contenuto di farmaci e antibiotici. Detto questo, però, si potrebbe aprire un discorso sui cambiamenti avvenuti negli allevamenti negli ultimi anni, tema di cui invece sappiamo molto meno.”
“È chiaro che il latte che beviamo oggi – proveniente da mucche selezionate per essere grandi produttrici in termini quantitativi – non è lo stesso che bevevano i pastori delle origini, e non è nemmeno lo stesso che bevevano i nostri bisnonni. Le mucche sono cambiate, come sono completamente cambiati i metodi di allevamento e di produzione lattiero-casearia, oltre ai tipi e ai contenuti di caseine.”
“Tuttavia, come detto, entriamo in un tema poco conosciuto, perché non ci sono studi robusti in merito che possano dimostrare caratteristiche nutrizionali peggiori nel latte odierno. Ad ogni modo, il sospetto rimane. Le selezioni alle quali sono stati sottoposti gli animali non hanno avuto lo scopo di migliorare la qualità nutrizionale del latte, bensì quello di aumentare esclusivamente le quantità prodotte. Il dubbio, per l’appunto, si basa sull’ipotesi che questo forte aumento di produttività sia andato a scapito della qualità. Ma servirebbero finanziamenti per ricerche scientifiche volte a conoscere esattamente le differenze tra queste proteine, ad esempio dal punto di vista dell’impatto infiammatorio causato.”
Latticini e vegetarianesimo
Il professor Spisni critica l’abitudine di consumare troppi latticini, diffusa anche fra chi rinuncia alla carne. “Talvolta incontro vegetariani che mangiano troppi latticini e prodotti contenenti latticini. Se per essere vegetariani si intende questo, non si tratta certamente di un’alimentazione salutare. In termini nutrizionali, non ci sono vantaggi evidenti nel preferire le proteine del latte e dei suoi derivati rispetto a quelle della carne. Dal punto di vista della composizione proteica, carne e latticini sono molto simili, si tratta sempre di proteine animali. La differenza sostanziale, nella composizione amminoacidica, si riscontra fra il gruppo delle proteine animali e il gruppo delle proteine vegetali. In queste ultime ci sono diverse carenze di amminoacidi essenziali, che per essere compensate richiedono miscelazioni particolari tra proteine vegetali di diversa origine, per avere una buona qualità proteica complessiva. Insomma si può essere vegetariani o anche vegani, ma non ci si deve improvvisare ‘veg’ e non basta eliminare alcune cose dalla dieta per diventarlo.”
Limitare il consumo di latte, ma niente allarmismo
Spisni sconsiglia un consumo elevato e costante di latte. “È meglio non fare del latte un’abitudine quotidiana. Si può fare ogni tanto una colazione a base di latte, ma non necessariamente tutti i giorni. Non ce n’è la necessità, si può tranquillamente ovviare con un tè o con dei latti vegetali, che in realtà sono bevande che cercano di mimare il gusto del latte, pur essendo completamente diverse per composizione. Per evitare un consumo quotidiano di latte, si può ad esempio alternarlo con queste bevande. Variare ogni giorno la colazione sarebbe di per sé un’ottima cosa. Anche l’abitudine di bere il latte prima di dormire non è particolarmente positiva, pur avendo qualche effetto conciliante per il sonno. Era un’abitudine diffusa tra i nostri nonni, ma penso che se ne possa fare a meno. Il latte non fa male, ma va consumato con moderazione. Non è un veleno, è un alimento come lo sono tanti altri ma non bisogna abusarne, come invece oggi spesso si fa.”
Il latte è cancerogeno? Per approfondire ulteriormente, oltre alla prima parte dell’approfondimento, può essere interessante sapere cosa ci ha detto la dottoressa Zoni dell’Ospedale Bellaria-Maggiore di Bologna. Con la presidente dell’Associazione italiana dei latto-intolleranti, abbiamo invece parlato dell’intolleranza al lattosio, focalizzando anche sulla diagnosi e sulle ricerche e sull’alimentazione specifica per chi non digerisce questo zucchero tipico del latte.