Tra le verdure tipicamente primaverili, versatili e ricche di proprietà ci sono i piselli, semi della pianta omonima appartenente alla famiglia delle leguminose. Non tutti sanno che si raccolgono in questa stagione perché sono ancora teneri, dolci e freschi: quelli che talvolta troviamo commercializzati secchi, invece, sono colti alla fine dell’estate, quando la pianta ingiallisce.
In questo articolo scopriamo a cosa fanno bene i piselli, se sono più vicini ai carboidrati o alle proteine, quando è meglio evitarli e come utilizzarli al meglio in cucina, con qualche consiglio pratico per riconoscerli freschi e conservarli nel modo giusto.
Piselli: proprietà nutrizionali e benefici per la salute

Dal punto di vista nutrizionale, i piselli freschi contengono soprattutto acqua (quasi l’80%), ma sono anche una buona fonte di carboidrati (14,4 g per 100 g) e proteine vegetali (5,5 g per 100 g), il che li rende un alimento bilanciato ed energetico. Apportano inoltre fibre (6,3 g) e una piccola quantità di grassi (0,6 g), oltre a una buona dose di vitamine (A, C, K, B, J) e sali minerali, tra cui potassio, ferro, calcio, magnesio, fosforo e selenio.
A cosa fanno bene i piselli?
Grazie al mix di nutrienti, i piselli offrono numerosi benefici:
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favoriscono la salute dell’intestino, grazie alla presenza di fibra insolubile che stimola il transito e nutre la flora batterica buona, utile anche per chi soffre di stitichezza;
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Aiutano a regolare la glicemia e a ridurre i livelli di colesterolo “cattivo”, per via delle fibre solubili e delle proteine che rallentano l’assorbimento degli zuccheri;
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Sono amici del cuore, grazie a potassio, magnesio, acido folico e vitamina B6, che sostengono la pressione arteriosa e hanno un effetto anticoagulante naturale;
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Svolgono un’azione antiossidante, grazie a luteina, zeaxantina e betacarotene, proteggendo cellule e vista dall’invecchiamento.
Una domanda che tutti ci poniamo: i piselli sono carboidrati o proteine?
La risposta è: entrambi. I piselli contengono sia carboidrati complessi che proteine vegetali, anche se in proporzioni diverse rispetto ad altri legumi più “secchi” come ceci o fagioli. L’associazione dei piselli con un cereale (ad esempio il riso) è perfetta per ottenere un profilo amminoacidico completo, utile anche a chi segue una dieta vegetariana o vegana.
Quante volte a settimana si possono mangiare i piselli?

I piselli possono essere inseriti nella dieta anche 2-3 volte a settimana, variando tra quelli freschi, surgelati o secchi, in base alla stagione. Quelli secchi hanno un contenuto proteico e minerale più elevato, quindi sono ottimi in caso di affaticamento o per chi ha bisogno di più energia.
I piselli sono generalmente ben tollerati, ma in alcune situazioni possono essere sconsigliati:
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A chi soffre di gotta, per l’alto contenuto di purine;
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In caso di consumo eccessivo da crudi, poiché contengono sostanze antinutrienti che possono causare gonfiore o fastidi digestivi, eliminabili con la cottura.
Come scegliere, conservare e cucinare i piselli

I piselli freschi si riconoscono dai baccelli turgidi, verdi e brillanti. Si conservano per 48 ore se interi, 4-5 giorni se sgranati. Al di fuori del periodo di raccolta, meglio optare per piselli surgelati o secchi, più ricchi di nutrienti rispetto a quelli in scatola.
In cucina, i piselli possono essere:
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cotti al vapore, lessati o spadellati;
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Usati per minestre, risi, vellutate, purè o contorni;
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Abbinati a cereali per un piatto completo e saziante.
Inoltre, si possono anche consumare crudi, ma sempre in quantità moderata. Quelli secchi vanno ammollati prima della cottura. I piselli in vasetto di vetro sono una valida alternativa a quelli freschi, mentre è preferibile limitare quelli in scatola.
Sono un vero alleato per l’intestino, il cuore e il sistema nervoso, grazie al loro contenuto di fibre, vitamine e sali minerali. Possono essere consumati regolarmente, inseriti in una dieta equilibrata e abbinati ad altri alimenti per valorizzarne i benefici. Leggeri, versatili e nutrienti: non possono mancare nella tua cucina di primavera.
Immagine in evidenza di: Aish Bhatti/shutterstock
Articolo scritto con la collaborazione di Angela Caporale