Nati dalle mense medievali, venivano preparati probabilmente per recuperare la carne avanzata dal giorno prima. Gli “agnolotti” piemontesi altro non sono che gli arcinoti ravioli. Gli agnolotti variano da provincia a provincia: nel Novarese aggiungono borragine, nel Tortonese il ripieno viene proposto con una salsa a base di aglio e mollica di pane. Nell’Alessandrino si condiscono con il sugo dell’arrosto stufato con il Barbera; nell’Astigiano sono detti “delle tre carni” perché servono addirittura tre arrosti diversi. Un’altra curiosità: gli agnolotti ripieni con la fonduta chiamati i “fagottini della bella Rosin” in omaggio a Rosa Vercellana, moglie morganatica del sabaudo Vittorio Emanuele II. Nel famoso e tutt’ora operante ristorante “Il Cambio” di Torino per 13 anni (1848-1861) lo statista Conte di Cavour ha pranzato con i gustosi agnolotti siedendo sempre allo stesso tavolo. Gli agnolotti erano conditi con una sontuosa finanziera con funghi, fegatini e creste di gallo, che lo chef, in onore dell’illustre personaggio ha ribattezzato “agnolotti alla Cavour”
Vino consigliato: Barbera d’Alba