Questa volta tocca al Lazio presentarci una zuppa che ricorda un po’ l’acquacotta.
Il territorio da dove deriva è l’attuale agro pontino, ma fino all’inizio del secolo scorso era un territorio acquitrinoso/paludoso e malarico e quindi scarsamente popolato: quasi esclusivamente pastori e carbonai.
Ma con la bonifica (circa 1930) il terreno più fertile ha dato la possibilità di far divenire più ricca questa zuppa. Oggi fave e piselli, o gli straordinari carciofi sono diventati comuni.
Nei piccoli centri come Norma e Sermoneta si prepara la zuppa nella tradizionale pignatta di terracotta.
Ma questa zuppa si estende anche fra i monti Lepini.
Come sempre ognuno rivendica l’originalità della zuppa. Soprattutto Sezze e Priverno si contendono la paternità, la cui preparazione richiede il rispetto di quantità “ben precise”.
Vino consigliato: Pinot Bianco, Pinot Grigio.