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Fake news alimentari: il caso della dieta Life 120

life 120

     

     

    Ricordate la dieta Lemme? Ne abbiamo parlato qualche tempo fa. Garantiva dimagrimento e perfetta forma fisica mangiando di tutto e di più, in grandi quantità. Nei mesi scorsi, è stata segnalata da diversi medici e dagli specialisti di ADI, Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica perché pericolosa per la salute.

    Oggi, però, non è di Lemme che vogliamo parlare, ma di un caso simile, un fenomeno mediatico di grande portata che sta riscuotendo successo tra gli utenti del web, e non solo. Dopo Lemme, infatti, l’ADI ha puntato il dito contro Adriano Panzironi, il promotore di Life 120, dieta che è stata smontata scientificamente dal professor Lorenzo Piemonti, Direttore dell’Istituto di Ricerca sul Diabete del San Raffaele di Milano. La tesi teorizza infatti un metodo che promette longevità (120 anni, appunto) eliminando i carboidrati, ma anche la guarigione da patologie come Diabete e Alzheimer.

    “Si tratta di una nuova popular diet che sta mettendo a rischio la salute di molti” ci ha detto il Medico Chirurgo Specialista in Scienze dell’Alimentazione dott.ssa Barbara Paolini, vicesegretario di ADI nonché Dietologa presso Azienda Ospedaliera Universitaria Senese. L’abbiamo intervistata per approfondire la questione e ci ha spiegato le motivazioni del grido di allarme rivolto al Ministero della Salute, perché venga regolamentato il mercato delle diete propagandate attraverso i media.

    Nutrition Fake e Popular Diet: ADI fa appello al Ministero

    “Al Ministero della Salute chiediamo l’introduzione di un organo che si occupi del monitoraggio del mercato delle diete popolari e che si attivi per smascherare i falsi profili e le pagine social che promettono dimagrimenti rapidi attraverso prodotti miracolosi”, spiega la Paolini. Nel caso Panzironi, infatti, non viene attaccata solo la spropositata dieta ma anche lo spaccio di integratori alimentari che assicurano longevità e guarigione, quando in realtà, come ci rivela la dottoressa “sono composti a base di curcuma, pepe nero, zenzero, chiodi di garofano ai quali si attribuiscono effetti miracolosi”.

    Il motivo della richiesta sembra arrivare dal successo che questi casi mediatici riscuotono tra la gente, soprattutto fra i giovani adolescenti che spesso soffrono di disturbi alimentari importanti. “Su 10 pazienti – racconta la specialista 9 hanno già seguito una dieta non adeguata con inevitabili ripercussioni negative metabolico-nutrizionale e ripristinare un equilibrio corretto non è una condizione sempre recuperabile.” La domanda che ci poniamo, a questo punto, è: come ci si può fidare di una dieta somministrata da una persona non qualificata?

    L’appello è rivolto anche ai media

    All’interno del fenomeno, una buona fetta di responsabilità è da attribuire ad alcuni programmi televisivi che danno, frequentemente, spazio a “personaggi, tuttologi e improvvisati esperti, che promuovono teorie e prodotti che, anche solo per curiosità, la gente finisce per provare, pagandone inevitabilmente le conseguenze. Sicuramente – continua – pur facendo educazione alimentare, non abbiamo modo di controllare la volontà delle persone, per questo motivo diciamo che il nostro appello, oltre che al Ministero, è rivolto anche ai media. Nella speranza che nelle trasmissioni televisive venga rispettato l’accordo, firmato tra il Governo e le Regioni, che prevede che le Società Scientifiche vengano interpellate per prime dai programmi televisivi che trattano temi riguardanti i vari aspetti della corretta alimentazione e nutrizione.”
    Le società scientifiche accreditate dal Ministero della Salute, come ad esempio ADI, esistono, infatti, anche a garanzia dei messaggi e delle informazioni che vengono veicolate dai media, per proteggere i cittadini dalle errate comunicazioni e informazioni.

    Chi è Adriano Panzironi?

    Per comprendere meglio la vicenda, abbiamo dato un’occhiata al profilo di Adriano Panzironi e al sito dedicato alla sua dieta, Life 120. Giornalista, autore di “Vivere 120 anni – La verità che nessuno vuole raccontarti” e proprietario della Life 120 Italia, azienda che produce integratori alimentari e propone rimedi per curare il Diabete, la Fibromialgia, l’Alzheimer, la Depressione e altre patologie, ecco cosa viene fuori dall’analisi.

    Fonte immagine: life120.it

    E come ci dice la Paolini: “la dieta di Panzironi vorrebbe: curare il diabete con una manciata di integratori eliminando l’insulina, l’unico farmaco in grado di mantenere in vita chi soffre di diabete di tipo 1; far guarire con la sola alimentazione e l’aiuto degli integratori naturali da una patologia neurodegenerativa come l’Alzheimer e da una malattia cronica come il morbo di Crohn.”

    Life 120: il prezzo da pagare

    In termini economici

    Ma perché un giornalista dovrebbe sperimentare le sue capacità in un campo per il quale non possiede qualifiche? La risposta potrebbe essere legata ad un fattore economico, abbiamo pensato.

    La dieta, ci racconta la dietologa, “ha un costo abbastanza consistente, soprattutto se si pensa a lungo termine, considerando che Panzironi suggerisce di utilizzare gli integratori a vita.

    Il costo mensile del trattamento è 250 euro (non rimborsabili dal sistema sanitario nazionale). Il che significa che un paziente che segue il metodo Panzironi spenderà fino a tremila euro all’anno per acquistare delle pastiglie che, come sottolinea la dottoressa: “non hanno nessuna valenza benefica e alcun effetto sulla sua malattia, in quanto formate da un mix di spezie che comuni.”

    Le conseguenze della dieta di Panzironi su una persona sana

    La Life 120, come abbiamo già detto, promette di raggiungere la longevità facendo guerra ai carboidrati e, come altre terapie miracolistiche che non hanno base scientifica e che prevedono l’esclusione di determinate categorie di alimenti dalla dieta, è particolarmente pericolosa “per i pazienti malnutriti, per gli affetti da patologie gravi, per i bambini e per gli anziani.”

    Nello specifico, i suggerimenti di Panzironi, “possono indurre, in una persona in salute, stati carenziali e lo sviluppo di disturbi del comportamento alimentare.”

    Se queste sono le conseguenze che riguardano gli individui sani, le cose si complicano quando a seguire una dieta sbagliata sono persone affette da patologie gravi.

    La Paolini, infatti, dice: “Il rischio è che questa pseudo terapia faccia presa soprattutto su soggetti particolarmente sensibili a livello psicologico perché affetti da patologie gravi per cui la medicina tradizionale non ha ancora trovato risposte. Persone che, purtroppo, sono disposte sottoporsi a qualsiasi sacrificio e a pagare qualunque costo, sia in termini di salute che economici.”

    Insomma, la dieta è sicuramente uno strumento fondamentale quando si parla di prevenzione e terapia, ma spesso può diventare anche un’arma letale, se incongrua soprattutto in chi è affetto da patologie.

    I rischi per un malato di Diabete

    Il fatto che un diabetico sia obbligato a tenere sotto controllo gli zuccheri non significa che possa farne a meno. La dieta di Panzironi suggerisce di assumere 50 grammi di carboidrati al giorno ma il cervello ha bisogno di almeno 200 g “e non ha un carburante alternativo”, sottolinea la dottoressa.

    Per cui, per un paziente diabetico, le conseguenze legate a questa dieta sono:

    Popular diet: come e da cosa difenderci

    Panzironi non è l’unico

    Ma “Panzironi non è l’unico – commenta la vicesegretaria – Lemme, Mozzi, promotore della dieta dei gruppi sanguigni che, eliminando interi gruppi di alimenti con il rischio di gravi carenze nutrizionali, si propone come cura per l’artrite reumatoide e numerose altre patologie; sono nomi che conosciamo tutti perché sono venuti allo scoperto dopo indagini e denunce, ma gli altri? Basta guardarsi intorno: le palestre e i centri estetici sono i principali luoghi in cui vengono diffusi con facilità, da persone non competenti, consigli dietetici e spesso integratori di supporto”.

    La dieta è una terapia che dottor Google non può prescrivere

    Tutto nasce dal fatto che “mangiare male non è considerato una malattia, per cui, le persone, credendo di non incorrere in problemi gravi, sono portate a credere a suggerimenti che possono arrivare da qualunque canale: dal “dottor Google” al fruttivendolo del supermercato sotto casa. Per questo ci teniamo a ribadire che la dieta è una terapia che richiede una valutazione diagnostica medica specialistica, prima della sua prescrizione.”

    Avete sentito bene: dottor Google. Perché come ci spiega più avanti la dottoressa, oltre alla tv, sono diversi i canali che permettono a questi personaggi di arrivare nelle case delle persone: siti web, social network. 95.665 sono, ad esempio, le persone che seguono la pagina Facebook Life 120. Insomma, un seguito importante che non può che farci riflettere.

    La preoccupazione dei medici, per concludere, non è legata alla perdita di pazienti che decidono di affidarsi ad altre fonti, ci spiega la specialista. Il vero problema, infatti, è “Tutelare la salute dei pazienti che attraverso diete incongrue possono compromettere irreversibilmente il proprio stato di salute.”

    Davanti a tutto questo, l’osservazione arriva spontanea: se non ci si rivolge ad un medico, come si può, facendo riferimento al web, ottenere una diagnosi per sapere se siamo sani o no?

    Quali strumenti possono aiutarci a difenderci dalle bufale scientifiche?

    Chiariamo bene: “Soltanto il medico può fare una diagnosi e non può essere sostituito da nessun altra figura o sito web!”, ci tiene ad evidenziare la dietologa. Non ci si può, dunque, fidare di teorie e regimi alimentari promossi su internet, e in generale sui media, a meno che non si tratti di suggerimenti diffusi da figure e siti professionali qualificati, accreditati e scientifici.

    A questo punto, visto che il web fa parte della vita di tutti noi, continuamente esposti alle informazioni trasmesse e pubblicate dai media, ci chiediamo: come ci si può difendere dalle bufale scientifiche? Lo abbiamo chiesto alla dott.ssa Paolini:

    “La prima regola per non cascare nella trappola di una fake news risiede nell’approccio. Se l’utente ha bisogno di chiarirsi le idee in merito ad una determinata patologia: deve rivolgersi solo ed esclusivamente al proprio medico, ad una struttura sanitaria, pubblica o privata accreditata, o ad uno specialista del settore purché sia qualificato. Nel caso in cui, invece, l’utente sia alla ricerca di consigli su uno stile di vita sano a tavola può anche consultare il web, l’importante è che prenda in considerazione solo:

    In conclusione, il suggerimento ultimo, ma non per ordine di rilevanza, della vicesegretaria di ADI è: “Nessun altro mezzo può garantire una diagnosi corretta come la visita frontale con lo specialista, sul quale bisogna essere certi delle qualifiche”.

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