Assieme a diverse altre (mangiarbianco, torta di riso, frittelle di riso, polenta fritta e così via) questo piatto lo preparava mia Nonna Pina (non quella delle tagliatelle: quella mi sa che è un po’ fasulla, mentre la mia era assolutamente doc), che aveva imparato a fare questo budino, a sua volta, da sua Nonna. Il che ci riporta grossomodo, andando a ritroso nel tempo, a circa la metà del 1700: Voltaire era nel pieno della sua produzione, non gastronomica ma, comunque, di qualche pregio; stava per avere inizio una Rivoluzione, quella Francese, che avrebbe letteralmente cambiato il mondo. E Nonna Virginia, la mia bisavola, insegnava a sua nipote come fare un budino buonissimo, con poca spesa e tanto, ma tanto gusto. Non ho mai chiesto, a Nonna, cosa usasse l’Antenata per dolcificare. Non certo lo zucchero semolato od ancor di più quello raffinato: era ancora troppo presto. Forse adoperava sciroppi, o s’arrangiava con zucchero di canna. Allora, la mia Famiglia aveva abbastanza soldi, e quindi se lo sarebbe potuto permettere. Voi, abbiate pazienza, usate quello che avete a disposizione. E’ buono lo stesso…