Un orto urbano e sociale dove si coltivano i prodotti della terra ma anche l’inclusione. Negli spazi agricoli della periferia di Messina sta germogliando un progetto in cui protagonista è l’agricoltura: inclusiva, comunitaria e sostenibile. Si tratta del primo orto urbano e sociale della città, promosso da Slow Food Messina APS insieme a una fitta e attiva rete di partner locali. Un primo interessante passo per avviare un percorso in cui il cibo diventa strumento di rinascita, cura e partecipazione.
Agricoltura sociale in Italia: un modello di inclusione e sostenibilità

L’Orto urbano sociale di Messina si inserisce in una costellazione di progetti attivi in tutta Italia che coniugano agricoltura e inclusione sociale, nel solco di una legge nazionale del 2015 che riconosce e valorizza la multifunzionalità delle imprese agricole. La norma definisce l’agricoltura sociale come un’attività finalizzata allo sviluppo di servizi sociali, educativi, socio-sanitari e di inserimento lavorativo, con l’obiettivo di garantire prestazioni essenziali alle persone e alle comunità, in particolare nelle aree rurali e svantaggiate.
Dal 2015 a oggi, la diffusione di questa pratica è stata resa possibile grazie all’impegno di cooperative, associazioni e reti locali che hanno sviluppato progetti capaci di unire la produzione agricola con servizi alla persona e percorsi di sviluppo comunitario. A questo si è affiancato un crescente interesse da parte delle istituzioni, come dimostra il caso della Regione Emilia-Romagna, dove è stata approvata una legge regionale che stanzia fondi specifici a sostegno dell’agricoltura sociale.
Queste esperienze, che intrecciano la cura della terra con l’inclusione sociale, rappresentano oggi una risorsa riconosciuta anche sotto il profilo economico. Non sorprende, quindi, che in prima linea ci sia Slow Food, da sempre impegnata nella promozione di un cibo “buono, pulito e giusto”. L’organizzazione ha fatto dell’agricoltura sociale uno degli strumenti chiave per rafforzare le comunità e valorizzare le risorse del territorio. Attraverso iniziative come gli orti comunitari, i Presìdi Slow Food e le Comunità del cibo, l’associazione sostiene progetti che promuovono la biodiversità, l’equità e la sovranità alimentare.
L’Orto urbano a Messina, sei ettari per coltivare l’inclusione
A Messina prende forma il primo Orto urbano sociale della città, promosso da Slow Food Messina APS. Il progetto si sviluppa su sei ettari distribuiti tra l’Istituto Agrario “Cuppari”, un terreno della Fondazione Horcynus Orca nella zona dello Sperone e un’area all’interno di Forte Petrazza, concessa dalla Fondazione Me.S.S.In.A. L’obiettivo è ambizioso: rigenerare terreni incolti trasformandoli in spazi produttivi e formativi, offrendo nuove opportunità a persone in condizioni di fragilità o disoccupazione.
Nel percorso sono previsti corsi dedicati alle competenze necessarie per avvicinarsi al mondo agricolo, dalle tecniche colturali alla gestione economica e commerciale. I partecipanti saranno così accompagnati nella costituzione di una cooperativa agricola autogestita.
Oltre a Slow Food Messina, il progetto coinvolge una rete ampia e variegata di attori locali: l’Istituto Agrario “Cuppari”, le Fondazioni Horcynus Orca e Me.S.S.In.A., realtà associative, ristoratori come Casa e Putia e semplici cittadini. Questa collaborazione punta alla costruzione di una filiera corta e sostenibile, nella quale i prodotti coltivati possano essere impiegati nella ristorazione locale, promuovendo un consumo più consapevole e valorizzando le risorse del territorio.
Orti urbani: spazi di rigenerazione e partecipazione
Il progetto messinese non è un unicum in Italia. Negli ultimi anni, infatti, gli orti urbani hanno conosciuto una vera e propria rinascita in molte città, dove si stima la presenza di circa 20 milioni di orti. Non si tratta soltanto di spazi per la coltivazione: sempre più spesso diventano luoghi di aggregazione, educazione e inclusione, capaci di promuovere stili di vita sostenibili e rafforzare il tessuto sociale.
Esperienze innovative, come quella dei cosiddetti “personal trainer” della terra, testimoniano come l’orticoltura urbana possa diventare un’attività partecipata e trasformativa. Lo dimostrano anche i progetti promossi da realtà come Coldiretti, che sostengono la creazione di orti condivisi all’interno del tessuto urbano, ponendo al centro il benessere della persona e della comunità.
L’Orto urbano sociale di Messina si inserisce pienamente in questa tendenza, ponendosi come progetto agricolo e, al tempo stesso, di rigenerazione urbana e sociale. Gli spazi, un tempo abbandonati, tornano a vivere grazie alla partecipazione attiva dei cittadini.
«Vogliamo creare un modello replicabile in altri quartieri e comuni», spiega Nino Mostaccio, presidente di Slow Food Messina, che aggiunge «Se questa esperienza funziona, potrebbe spingere le amministrazioni a censire i terreni incolti e abbandonati, favorendo il recupero del suolo, la tutela della biodiversità e la nascita di nuove forme di lavoro dignitoso e autodeterminato, restituendo così alla città una materia prima di prossimità e qualità, con un impatto positivo sull’intero ecosistema urbano.»
Quella di Messina è un’esperienza che racconta con forza come l’agricoltura possa essere strumento di inclusione, formazione e sviluppo sostenibile. Un seme di cambiamento che, se coltivato con cura, potrà germogliare in nuove opportunità per la città e ispirare altre comunità. Lo conoscevi già?
Immagine in evidenza di: Alexandre Rotenberg/shutterstock