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L’innovazione dovrebbe essere (anche) al servizio della giustizia sociale?

il visionario

     

     

    C’è un personaggio che spesso fa capolino sui notiziari (chiamo così tutto ciò che veicola notizie, informazioni, balle, che sia sulla carta stampata, sul web o al bar vicino a casa) è che è immancabilmente definito come “Il visionario”. È naturalmente uno degli uomini più ricchi del mondo, ha cominciato a far soldi con Pay Pal poi si è lanciato in imprese come Tesla (auto elettriche), Space X (lanciatori spaziali a razzo), Hiperloop (trasporti superveloci su “cuscini d’aria”), Alcyon (biotecnologie) e altre del genere.

    Non c’è che dire, al ragazzo le visioni non mancano. Il suo programma è cambiare il mondo e l’umanità, a costo di creare, se necessario, colonie su Marte. Ha una paura matta dell’intelligenza artificiale perché convinto che porterà a oppressioni e dittature (pare si sia scontrato con Zuckerberg, al riguardo, che invece è più ottimista); nel frattempo, sta creando la i.a. buona, naturalmente. Non pare che tutte le cose gli stiano andando bene (qualche investitore ha cominciato a chiedergli indietro i soldi investiti in alcune sue non profittevoli attività) e che molte sue iniziative “imprenditoriali” siano in realtà sussidiate con soldi pubblici in cambio di consenso politico. Tutto il mondo è paese.

    Il visionario che dimentica l’innovazione sociale

    Ma tant’è, possono essere calunnie. A me piacerebbe solo che il visionario ci comunicasse ogni tanto anche la visione di una maggiore giustizia sociale, di minori disuguaglianze, che lavorasse o sostenesse qualche buona innovazione sociale, che aiutasse strutturalmente, non solo con la beneficenza, i più poveri (d’America e del pianeta). Sarebbe apprezzabile che concentrasse la sua meravigliosa e visionaria intelligenza anche su questo, non trovate? Poi se i treni su “cuscino d’aria” andranno un po’ più lenti, pazienza.

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