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Bisfenolo A: dove si trova, i rischi per la salute e come ridurne l’assunzione

bisfenolo a

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    Secondo alcuni dati del 2018, produzione di plastica nel mondo è passata dai 15 milioni nel 1964 agli oltre 310 milioni attuali, situazione che diventa ogni giorno sempre più preoccupante. Questo materiale è tra i più diffusi e impiegati dall’uomo per produrre lastre, fogli, lamelle, blocchi, tubi, sacchi, cassette, finestre, tendaggi, ma anche come imballaggio nel settore alimentare.
    Ciò che fa pensare e preoccupa della plastica, oltre all’impatto ambientale, sono i composti e le sostanze chimiche utilizzati per la sua produzione. Diverse ricerche, infatti, puntano proprio l’attenzione su come questi prodotti chimici possano incidere sulla salute dell’uomo.
    In questo articolo, soffermeremo in particolare la nostra attenzione sull’effetto del bisfenolo A (BPA) sull’uomo e cosa dicono gli studi al riguardo.

    Bisfenolo A: cos’è e dove si trova

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    I bisfenoli sono un gruppo di composti organici con due gruppi funzionali idrossifenile. Il più rappresentativo della famiglia è il bisfenolo A, usato da più di 50 anni in associazione ad altri composti per produrre resine e plastiche: in particolare, da questo composto si ricavano plastiche in policarbonato, plastica molto rigida e performante, oppure, lo si usa per l’ottenimento di resine epossidiche usate per le pellicole e nei rivestimenti per lattine per bibite e alimenti. 

    Nel comparto alimentare, il bisfenolo A è raramente presente nelle bottiglie di plastica di acqua minerale, in quanto queste sono generalmente costituite di polietilene tereftalato (PET). Il BPA si può invece trovare:

    Gli studi sul bisfenolo: quali sono i rischi per la salute?

     

    È stato rilevato come il BPA possa migrare in piccole quantità nel cibo e nelle bevande che sono conservate in imballaggi prodotti con questa sostanza, finendo così nel nostro organismo. Ci si chiesti, allora, se l’ingestione di tali sostanze siano tossiche per l’uomo e quali siano i rischi. Negli ultimi 12 anni sono iniziati degli studi al riguardo della tossicità del bisfenolo, e al riguardo i risultati ottenuti dalle numerose ricerche purtroppo non sono rassicuranti. Anzi, a questo composto è stato associata un’elevata tossicità per la salute, al punto che l’Echa (l’Agenzia europea delle sostanze chimiche) l’ha inserita tra le sostanze pericolose; in particolar modo per i bambini in fase di crescita, le donne in gravidanza e il feto, tutti soggetti maggiormente esposti al rischio.

    Ma quali sono questi rischi e come influisce sull’organismo? Il Clarity-bpa, un consorzio che collega le conoscenze accademiche e normative sulla tossicità del BPA, conducendo uno studio sperimentale è arrivato alla conclusione che bassi livelli bassi di esposizione al bisfenolo causino problemi ed effetti tossici su più organi, come: cervello, ghiandola mammaria e prostatica, tratto urinario e ovaie. 

    Anche l’Istituto Superiore per la Sanità annovera il BPA tra le sostanze nocive. È considerato un “interferente endocrino”, e può causare problemi allo sviluppo del feto o durante la fase infantile. Per interferente endocrino si fa riferimento a quelle sostanze chimiche che influenzano il normale equilibrio ormonale. Potrebbe inoltre alterare le funzioni del sistema riproduttivo, immunitario e nervoso, causando la potenziale comparsa di tumori, difetti nella crescita, problemi alla tiroide e scompensi ormonali, sia negli uomini che nelle donne. Nel 2009, è stato inserito tra l’elenco delle sostanze vietate nei cosmetici, così come per la fabbricazione di biberon, in modo da ridurre i rischi di contaminazione nella fase iniziale dello sviluppo dei bambini.

    Ancora, dai risultati pubblicati sulla rivista Environmental Health Perspectives, sono stati valutati invece gli effetti del bisfenolo B, ancora non considerato per tra i bisfenoli per la sua tossicità, risultando anch’esso un interferente endocrino, alterando la normale produzione degli ormoni naturali, in particolare del testosterone.

    La dose giornaliera tollerabile di bisfenolo

    Nel 2006 l’Efsa ha stabilito una dose giornaliera tollerabile (DGT) di BPA. La DGT è utilizzata in tossicologia per esprimere la quantità massima di esposizione a una sostanza tossica, e per il bisfenolo A la dose ammessa era di 0,05 milligrammi per ogni chilo di peso corporeo. Nel 2015, tuttavia, l’Efsa ha abbassato ulteriormente il limite, fissandolo a 0,004 milligrammi su chilo di peso corporeo, assicurando allo stesso tempo che gli attuali livelli di esposizione al BPA non comportano particolari rischi per la salute. Si stima, infatti, che il contatto che l’uomo ha con questa sostanza è da 3 a 5 volte inferiore rispetto alla DGT.

    Ad ogni modo, da questa dose, l’UE ha introdotto limiti più severi per l’impiego di BPA nei prodotti a contatto con gli alimenti, in attesa che si faccia maggiore chiarezza sugli effetti che questa sostanza ha per l’organismo, in quanto vi sono pareri contrastanti. 

    Come limitare l’ingestione di bisfenolo?

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    Essendo una sostanza che entra in gioco durante la produzione delle materie plastiche, è difficile non assumere il bisfenolo A in quantità anche minime.

    Sicuramente negli anni, in seguito agli studi condotti, il suo uso è stato ridotto notevolmente e, in alcuni casi, anche vietato, come ad esempio per la produzione dei biberon. 

    Nonostante ciò, è importante, tuttavia, essere consapevoli della sua presenza in tantissimi prodotti cui entriamo in contatto ogni giorno. Per ridurre quindi l’assunzione di BPA con l’ingestione di prodotti in cui potrebbe essere migrato, anche se pochi, possono essere messe in atto alcune azioni utili. Vediamo quali.

    Spero che queste informazioni vi siano state d’aiuto, anche per un utilizzo più consapevole della plastica.

    Conoscevate i rischi del bisfenolo A?

     

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