Bollire l’acqua, salarla, aspettare il momento giusto per versare la pasta: sono azioni che scandiscono la quotidianità in milioni di cucine. Eppure, negli ultimi tempi, accanto al metodo tradizionale si è fatto strada un approccio diverso: la cottura passiva. A rilanciare l’argomento è stato Giorgio Parisi, premio Nobel per la Fisica, che durante la crisi energetica legata alla guerra in Ucraina ha suggerito di spegnere il gas dopo pochi minuti e lasciare che sia il calore residuo dell’acqua a completare la cottura. Da lì, il dibattito si è acceso — tra sostenitori del risparmio e difensori della pasta fatta “come si deve”.
Ma come funziona davvero questo metodo? E, soprattutto, è efficace?
E allora vediamo come funziona, quali sono i pro e i contro, e come usare correttamente la cottura passiva per pasta e cereali.
Cottura tradizionale vs cottura passiva

Nel metodo tradizionale per cuocere la pasta, si porta a bollore abbondante acqua in una pentola capiente, si aggiunge il sale grosso e si versa la pasta solo a ebollizione piena. A quel punto, si mantiene il bollore fino a cottura ultimata, mescolando di tanto in tanto per evitare che la pasta si attacchi. Lo stesso vale per i cereali: si cuociono a fuoco acceso per tutto il tempo necessario, con o senza coperchio, fino al completo assorbimento dell’acqua.
Con la cottura passiva, invece, il procedimento cambia: il calore viene utilizzato solo nella fase iniziale. Si porta comunque l’acqua a bollore, si sala come di consueto e si aggiunge la pasta. Dopo circa due minuti di ebollizione attiva – tempo necessario per stabilizzare la temperatura dell’acqua e avviare la gelatinizzazione degli amidi – si spegne il fuoco e si copre immediatamente la pentola con un coperchio ben aderente.
Da questo momento, la pasta sfrutta il calore trattenuto dall’acqua. Il tempo da calcolare è lo stesso indicato in confezione, sottraendo i due minuti iniziali.
Il principio si applica con ottimi risultati anche ai cereali in chicco, come farro, orzo e riso integrale, che cuociono in una quantità d’acqua precisa. Dopo una breve fase di bollitura, si spegne il fuoco e si lascia il cereale coperto, lasciando che il calore residuo completi la cottura.
I vantaggi della cottura passiva per pasta e cereali
Il vantaggio più evidente è il risparmio energetico. Spegnendo la fiamma dopo i primi minuti, si riduce significativamente il consumo di gas o elettricità, soprattutto se si considera la frequenza con cui si cucina ogni mese. Per una famiglia, questo si traduce in un risparmio concreto in bolletta, anche se contenuto.
Applicata su larga scala, la cottura passiva può contribuire a ridurre l’impatto ambientale: con oltre 16 milioni di tonnellate di pasta prodotte ogni anno nel mondo, anche un piccolo risparmio per ogni cottura si traduce in minori emissioni di CO₂.
Ma i vantaggi non finiscono qui. Con questo metodo il calore si distribuisce in modo più graduale e costante, senza sbalzi termici né movimenti bruschi che, nella bollitura tradizionale, possono sollecitare eccessivamente gli alimenti.
Dal punto di vista nutrizionale, si tratta di una tecnica meno invasiva: per i cereali integrali, una modalità più delicata può limitare la dispersione di amido e micronutrienti.
Infine c’è anche un vantaggio operativo: una volta chiusa la pentola, non serve mescolare né controllare costantemente. Questo libera tempo e attenzione, permettendo di concentrarsi su altre preparazioni in cucina.
E i contro?
Come tutte le tecniche, anche la cottura passiva presenta alcuni aspetti da tenere in considerazione. Non tutti i formati di pasta reagiscono allo stesso modo: quelli più spessi o con tempi di cottura lunghi possono risultare leggermente meno uniformi se non si controllano bene proporzioni e tempi. In alcuni casi, soprattutto nelle prime prove, può risultare leggermente meno al dente rispetto alla bollitura tradizionale.
Inoltre, se la qualità della pasta non è elevata, può aumentare il rischio di un risultato poco soddisfacente. Ma si tratta di accorgimenti tecnici che si affinano facilmente con un po’ di pratica: La resa migliora sensibilmente man mano che si acquisisce confidenza con il metodo.
Cosa ne pensano gli chef?
Se dal punto di vista scientifico e domestico la cottura passiva ha dimostrato di funzionare, non tutti i cuochi professionisti la considerano adatta all’alta cucina.
Alcuni chef, come Antonello Colonna, mettono in dubbio la resa, ritenendola poco compatibile con le esigenze della ristorazione. Altri, come Elio Sironi, la sperimentano con interesse, mentre Tino Vettorello ne riconosce i vantaggi, ma ne sottolinea i limiti pratici, soprattutto nei contesti di lavoro più intensi.
Anche online il dibattito è acceso: la proposta di Giorgio Parisi ha trovato sostenitori tra gli amanti della cucina sostenibile, ma ha incontrato anche scetticismo e ironia da parte di chi difende la tradizione della pasta cotta a fiamma viva.
Nel complesso, si tratta di una tecnica utile, ma che va conosciuta e applicata con consapevolezza, valutandone i benefici caso per caso.
Come applicare correttamente la cottura passiva per diversi tipi di pasta e cereali?
Per ottenere buoni risultati con la cottura passiva è fondamentale gestire con precisione quantità e tempi. Per la pasta l’acqua deve essere abbondante: almeno un litro ogni 100 grammi, per garantire un’adeguata riserva di calore anche dopo aver spento la fiamma.
Una volta versata la pasta nell’acqua bollente e salata, si lascia cuocere per due minuti a fuoco vivo: serve a stabilizzare la temperatura. Poi si spegne il fornello, si copre bene la pentola con un coperchio e si lascia terminare la preparazione nei minuti rimanenti, sottraendo i due iniziali dal tempo indicato sulla confezione. Se sono previsti 11 minuti, se ne contano 9.
Anche con i cereali il principio è lo stesso, ma occorre dosare con più precisione l’acqua, dato che non verrà scolata. In media serve il doppio del volume rispetto ai chicchi (400 ml di acqua per 200 g di riso), anche se i cereali integrali o decorticati possono richiederne un po’ di più. Dopo pochi minuti di bollitura, si spegne il fuoco e si lascia riposare a pentola coperta: il calore residuo completerà la cottura in 10–15 minuti, senza bisogno di mescolare.
Strumenti consigliati per una cottura passiva efficace
Per ottenere buoni risultati con la cottura passiva non serve un’attrezzatura speciale, è fondamentale affidarsi a strumenti capaci di trattenere il calore e garantire stabilità durante tutta la fase di riposo. Alcuni utensili, anche semplici, possono fare una grande differenza nella riuscita della preparazione:
- Pentole a fondo spesso: materiali come acciaio inox multistrato, ghisa smaltata o alluminio pesante assicurano una buona inerzia termica. Le pentole leggere, invece, si raffreddano troppo in fretta e compromettono la cottura.
- Coperchio aderente: deve chiudere bene per trattenere il vapore. L’ideale è un coperchio pesante o con bordo in silicone. In alternativa, si può sigillare la pentola con un canovaccio tra bordo e coperchio.
- Timer da cucina: aiuta a rispettare i tempi con precisione, evitando di sollevare il coperchio per controllare.
- Termometro da cucina (facoltativo): utile per verificare che l’acqua, dopo lo spegnimento, si mantenga sopra gli 80–85 °C, almeno nei primi minuti.
- Coperta da cucina o borsa termica: isolare la pentola nei minuti di riposo aiuta a trattenere meglio il calore, soprattutto con i cereali integrali o in ambienti freddi. Anche un forno spento ma ancora caldo può essere usato come “camera statica” casalinga.
Consigli per ottimizzare la cottura passiva
Anche il formato degli alimenti incide sulla buona riuscita del metodo. La pasta corta – come penne, fusilli, rigatoni – si adatta molto bene alla cottura passiva, grazie alla forma compatta e alla superficie uniforme. Per quella lunga, è importante assicurarsi che, una volta immersa, si ammorbidisca rapidamente e scenda completamente nell’acqua prima di spegnere il fuoco: qualche secondo di attesa in più può fare la differenza.
Nel caso dei cereali, un passaggio preliminare utile è la tostatura a secco. Farli scaldare in padella per qualche minuto, senza aggiungere grassi, prima di versare l’acqua intensifica il profumo, migliora la tenuta alla cottura e riduce il rischio che si sfaldino durante il riposo. È una tecnica semplice, che arricchisce il risultato finale senza complicare la preparazione.
Gli errori da evitare nella cottura passiva
Ottimizzare la cottura passiva significa anche evitare alcuni errori frequenti, come usare pentole troppo leggere o scoprire la pentola troppo presto. Curare questi aspetti è parte integrante della buona riuscita del metodo.
- Non portare l’acqua a ebollizione piena: se non raggiunge i 100 °C, il calore non sarà sufficiente per proseguire la preparazione.
- Sollevare il coperchio durante il riposo: anche una breve apertura disperde il calore necessario.
- Sbagliare i tempi: un riposo troppo breve lascia il cuore crudo, troppo lungo rende la pasta molle.
- Usare pentole leggere o poco isolate: non trattengono il calore in modo stabile, compromettendo il risultato.
Curare questi dettagli permette di sfruttare al meglio tutti i vantaggi della cottura passiva, con risultati affidabili e precisi.
E tu, hai mai fatto la pasta sfruttando la cottura passiva?
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