Site icon Giornale del cibo

Bottle Sharing

Chi non beve in compagnia…di Giuditta Lagonigro Le recenti norme che disciplinano la guida, imponendo un limite al consumo di alcool prima di mettersi al volante, hanno condizionato le abitudini di quanti decidono di trascorrere qualche ora al ristorante.A ciò va aggiunto il particolare momento di crisi economica che obbliga ad un taglio alle spese.Il vino in bottiglia, al ristorante, è una delle voci più pesanti (considerato anche e soprattutto che in Italia non abbiamo la buona abitudine di portare a casa ciò che non riusciamo a consumare), per cui si registra un notevole calo delle ordinazioni, con gravi conseguenze anche per i produttori.Largo allora a nuove idee e proposte per arginare il problema. Già da qualche tempo, anche se non adottata da tutti i ristoratori, è stata introdotta la opportunità di bere vino al calice, soprattutto per consentire di abbinare il giusto vino al cibo che si decide di mangiare.E’ una soluzione, questa, che da la possibilità di spaziare tra territori diversi, anche internazionali. Purtroppo, non sempre l’offerta è allettante, causa il timore dei ristoratori di non avere richieste tali da riuscire a vuotare, in tempi brevi, tutte le bottiglie aperte.Altra alternativa sono le bottiglie di formato più piccolo, che però coprono ancora solo una minima parte della produzione vinicola. Ultima trovata, in ordine di tempo è la Bottle Sharing cioè la condivisione di una bottiglia tra commensali di diversi tavoli.In pratica il ristoratore propone la consumazione di una bottiglia di vino, tra più persone che non si conoscono ma che divideranno il conto.E’ un’idea interessante per coinvolgere clienti curiosi, che vogliano anche assaggiare un prodotto diverso, più costoso o con particolari caratteristiche ed eventualmente, scambiare con i vicini di tavolo, pareri e considerazioni.Naturalmente è essenziale che ci sia un’ampia disponibilità da parte dello stesso cliente e, se dovesse mancare la competenza (che non è necessariamente richiesta),una completa fiducia nel ristoratore o nel sommelier i quali dovranno impegnarsi a non deludere le aspettative ed a ‘raccontare’ il vino per farne comprendere le peculiarità e farlo apprezzare (fermo restando il gusto soggettivo di chi lo degusterà).Nuove soluzioni che però non devono distogliere da un principio fondamentale: il vino, bevuto sempre con moderazione, deve essere di qualità. La qualità non è necessariamente sinonimo di alti costi.Vi sono ottimi vini, accessibili a tutti, meno conosciuti ma non meno interessanti.Il consumatore appassionato ed attento, dovrebbe quindi, essere aperto a nuove conoscenze, non lasciarsi condizionare sempre dai pareri dei grandi esperti, assaggiare, cercare di comprendere la storia di un vino, per scegliere con consapevolezza, secondo il proprio gusto e le proprie possibilità, che si stappi in casa o in un ristorante!

Exit mobile version