Il viaggio del caffè nella storia, tra leggende, invenzioni e grandi successi

Angela Caporale
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    Etiopia, Yemen, Turchia, Brasile sono tutti luoghi a cui viene attribuita l’origine del caffè, bevanda non a caso diffusa in tutto il mondo. Spesso abituati a pensarla come una tradizione tutta italiana, in realtà la “scoperta” e la diffusione del caffè inizia molto lontano. E proprio da qui partiamo per un viaggio dedicato alla storia del caffè, dalla pianta e dai suoi frutti fino ad arrivare all’Espresso, un vero e proprio simbolo universale del Belpaese. 

    Caffè significa infatti preparazioni diverse, luoghi differenti, bouquet di sapori. La sua molteplicità e varietà è parte del segreto del suo successo. Non è un caso che ovunque arrivasse questo “oro nero” diventasse in breve tempo la bevanda più amata. Pronti a partire? Per ricostruire tutti i pezzi di questa vicenda è necessario allacciare le cinture! 

    Storia del caffè: la leggenda del pastore Kaldi 

    Dove ha inizio, quindi, la storia del caffè? Esiste una leggenda che gode di grande fortuna e che, diciamolo, ci piace raccontare per mantenere l’alto il tasso di romanticismo attorno a una bevanda così amata.

    Caffè

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    La storia è quella di Kaldi, un pastore etiope che, a quanto si tramanda, un giorno incappò insieme al suo gregge di capre in una pianta di caffè. Gli animali, affamati e incuriositi, iniziarono a mangiarne le bacche dimostrando da subito un’energia straordinaria. Sorpreso, Kaldi osservò, secondo la leggenda, le sue caprette anche nei giorni successivi e giunse alla conclusione che erano proprio quei chicchi scuri a togliere il sonno ai suoi animali. Allora provò a raccogliere i chicchi, abbrustolirli, macinarli e metterli in infusione per ottenere di fatto la prima tazza di caffè della storia. Una leggenda simile viene raccontata anche nello Yemen, elemento geografico che ci aiuta a capire come nell’Antichità esistessero dei contatti e degli scambi tra i due Paesi che si affacciano sul mar Rosso e sul golfo di Aden e che il caffè fosse al centro di essi.

    Com’è nato il caffè?

    È probabile, infatti, che la pianta del caffè abbia origine etiope e che la popolazione degli Oromo sia stata la prima, attorno al VIII secolo d.C., a individuare le proprietà dei suoi frutti. La bevanda, invece, è stata “scoperta” solo successivamente. Tra il XIII e il XIV secolo ci furono numerose invasioni etiopiche nello Yemen e solo lì si iniziò a macinare e mettere in infusione i chicchi abbrustoliti per farne qualcosa da bere.

    Non vi sono dubbi, poi, sul fatto che gli Arabi contribuirono alla diffusione del caffè. Si racconta che venisse utilizzato dai guerrieri per farsi coraggio prima delle battaglie più dure e, addirittura, che il medico, filosofo, matematico e fisico Avicenna lo impiegasse come rimedio naturale per diversi malanni.

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    A partire dal 1500 aprirono, a La Mecca e a Costantinopoli i primi luoghi dove consumare il caffè in compagnia, a testimonianza dell’importante ruolo anche sociale che questa bevanda stava assumendo nella società araba, favorito dal divieto musulmano di consumare alcolici.

    Sempre in Etiopia e poi in Turchia è nata e si è diffusa, con ogni probabilità, la caffeomanzia, ovvero l’arte di leggere i fondi del caffè. Ma non è il solo luogo nel quale questa bevanda ha assunto, sin dalle origini, un valore anche di tipo magico e rituale perché tutte le credenze hanno migrato insieme all’aroma, conquistando anche l’Europa.

    Venezia, 1683: il debutto del caffè in Italia

    Nel nostro viaggio alla scoperta della storia del caffè abbiamo già toccato diversi Paesi: Etiopia, Yemen, Arabia Saudita, Turchia. Ma come è arrivato in Europa e poi in Italia? La diffusione del caffè avviene attraverso due canali distinti, l’uno legato ai flussi commerciali e l’altro alle guerre. Due sono anche le città chiave per la “scoperta” del caffè: Venezia e Vienna.

    La prima ha una lunghissima storia di traffici commerciali tra Oriente e Occidente. Il suo porto è stato per secoli crocevia di prodotti, mode e culture. Non sorprende, dunque, che un botanico e medico di nome Proposte Alpino portò per primo dalla Turchia alcuni sacchi di chicchi di caffè e la ricetta per farne una bevanda. In pochi anni, supportato dai turchi che vivevano nella città lagunare, la bevanda esotica si diffuse a tal punto che  nel 1640 circa aprì in piazza San Marco la prima “Bottega del Caffè”. Sebbene la datazione non sia esatta, esiste un opuscolo del 1716 che descrive i pregi nutrizionali del caffè, a conferma che ormai era diventato un “must” tra le calli. 

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    Non è stata, però, solo Venezia a permetterci di scoprire il caffè. Sempre alla fine del Seicento, in particolare dopo il 1683 anno del secondo assedio di Vienna da parte dei Turchi e della cacciata definitiva degli Ottomani, venne aperta la prima bottega che vendeva caffè sfuso. Il merito sarebbe da attribuire a un polacco di nome Kolschitzky, così si racconta, che notò alcuni sacchi di chicchi scuri abbandonati dai turchi durante la ritirata. Avendo vissuto un periodo nei territori controllati al tempo dall’Impero ottomano, riconobbe che si trattava di caffè e provò a venderlo a concittadini asburgici insieme al miele e al latte. 

    Vienna e Venezia hanno fatto la fortuna del caffè in Europa, tant’è che nei decenni successivi nacquero numerosi caffè letterari in Italia e non soltanto. Ma la passione per il caffè rese gli europei promotori della sua diffusione. Gli olandesi lo esportarono in Batavia e Giava, i francesi nell’isola di Martinica e nelle Antille, inglesi e portoghesi in Asia e in America Latina. È così che si scoprì che in Brasile il clima era ideale per la coltivazione della pianta del caffè e ancora oggi il Paese è il principale produttore al mondo, sopperendo da solo a circa il 30% della domanda globale. 

    Caffè e Italia, una storia d’amore lunga secoli

    Nel Settecento, dunque, il caffè si diffuse in tutto il mondo, ma in Italia divenne una bevanda insostituibile non senza difficoltà. Si racconta, infatti, che Papa Clemente VII volesse bandirla per sempre perché di tradizione musulmana e, quindi, attribuita agli infedeli. Per (nostra) fortuna, lo convinsero ad assaggiare questa famosa “bevanda del diavolo”. Qualche sorso e anche il Papa fu conquistato dalla bontà di quell’intenso aroma. Non ebbe dubbi e la benedì senza pensarci due volte: quella che prima era considerata “bevanda del peccato” si trasformò in un batter d’occhio nella bevanda cristiana preferita dal Papa.

    Tra le tante curiosità a proposito del caffè impossibile non ricordare come sia protagonista di una commedia di Carlo Goldoni, intitolata La bottega del caffè e ambientata proprio a Venezia. Le botteghe si diffusero presto: nel 1720 inaugurò a Venezia il Caffè Florian (ancora in attività), nel 1760 il Caffè Greco a Roma, nel 1733 il Caffè Grilli a Firenze. 

    A Napoli, invece, il caffè è arrivato da Vienna e più tardi, all’inizio dell’Ottocento. Il merito è, secondo quanto si tramanda, di Maria Cristina d’Asburgo-Lorena, moglie di Ferdinando di Borbone, che portò con sé questa tradizione dalla capitale asburgica. All’inizio era una bevanda riservata ai nobili e preparata con il metodo dell’infusione, ma tutto cambiò quando nel 1819 venne inventata la caffettiera napoletana. Così la bevanda entrò nelle case e divenne veramente popolare. 

    In Italia, poi, è stata inventata la prima macchinetta del caffè (nel 1884 dal torinese Angelo Moriondo) e la moka (opera dell’ingegno di Alfonso Bialetti nel 1933). Due innovazioni che hanno trasformato il consumo della bevanda: con la macchinetta del caffè, infatti, viene preparato per la prima volta un Espresso. 

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    È sempre in Italia che si trova l’unica città al mondo insignita del titolo di “Città del caffè” e si tratta di Trieste, ancora una volta un centro il cui porto è stato per secoli cuore degli scambi tra Oriente e Occidente e con solidi legami culturali e commerciali con Vienna. Nel capoluogo giuliano è stata fondata, nel 1999, anche la prima Università del Caffè, oggi trasferita a Napoli dove esistono anche percorsi professionalizzanti e per appassionati dedicati allassaggio del caffè, come l’Accademia Trucillo. 

    Curiosità: perché il caffè si chiama così?

    È affascinante immaginare come in ogni parte del mondo esistano delle leggende a proposito della sua storia. Prima di sorseggiarne una tazzina, non resta che rispondere a una domanda che tutti ci siamo posti almeno una volta: perché si chiama caffè? 

    Il nome deriva dall’Arabo e, in particolare, dalla parola qahwah che significa “mancanza di fame”. Questa parola veniva utilizzata per descrivere bevande dal potere anestetizzante come, per l’appunto, il caffè. È possibile, inoltre, che qahwah a sua volta derivi da quwwa che significa “potenza, energia” per cui era perfetto per descriverne gli effetti. 

    Sembra confermato, indipendentemente dall’etimologia esatta, che qahwah venisse impiegato per chiamare il caffè e da qui derivi la parola turco-ottomana kahve da cui derivano direttamente tutti i modi europei per chiamarlo: coffee, Koffie, Kaffee, cafè e, ovviamente, caffè.

    Conoscevate già il viaggio da compiere per scoprire la storia del caffè?

    Passaporto friulano e cuore bolognese, Angela vive a Udine dove lavora come giornalista freelance. Per Il Giornale del Cibo scrive di attualità, sociale e food innovation. Il suo piatto preferito sono i tortelloni burro, salvia e una sana spolverata di parmigiano: comfort food per eccellenza, ha imparato a fare la sfoglia per poterli mangiare e condividere ogni volta che ne sente il bisogno.

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