mangiare meno allunga la vita

Mangiare meno fa invecchiare più lentamente? Ecco i risultati dello studio

Angela Caporale
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    Per la prima volta uno studio che ha coinvolto delle persone normopeso ha portato a una pubblicazione scientifica che suggerisce come mangiare di meno, in termini di calorie, possa portare ad un invecchiamento più lento e in salute. Questo è il principale risultato della ricerca finanziata dal National Institute of Health Stati Uniti e pubblicata sulla rivista scientifica “Cell Metabolism” nel marzo del 2018. Come è stato condotto lo studio e quali sono le conclusioni più interessanti che i ricercatori hanno individuato?

    Mangiare meno, invecchiare più lentamente. Cosa dice lo studio

    La ricerca, inserita nel progetto CALERIE (“Comprehensive Assessment of Long term Effects of Reducing Intake of Energy”), ha coinvolto 54 persone, sia uomini che donne, di età compresa tra 21 e 50 anni. Nessuno di loro presentava particolari patologie alimentari e tutti quanti sono stato sottoposti a una serie di test per il metabolismo prima di cominciare l’esperimento.

    Il team di esperti li ha divisi in due gruppi: al primo, formato da 34 persone, è stato imposto di ridurre del 15% l’apporto calorico quotidiano rispetto alla dieta seguita in precedenza, mentre al secondo è stato permesso di continuare a mangiare esattamente come prima. L’obiettivo, infatti, era misurare gli effetti a livello metabolico dell’una e dell’altra dieta.

    Naturalmente, precisano i ricercatori, al primo gruppo è stato sempre garantito il corretto apporto di nutrienti. La variazione è stata solo dal punto di vista delle calorie ingerite, un dettaglio non da poco se si considera come recenti studi abbiano evidenziato come i piatti di ristoranti e fast food siano sempre più calorici.

    dieta ipocalorica benefici

    Minerva Studio/shutterstock.com

    I risultati: metabolismo più lento

    Il periodo di ricerca è durato due anni, a conclusione dei quali, i partecipanti sono stati sottoposti a vari esami per valutare la risposta del metabolismo, tra cui anche un periodo di 24 ore consecutive in una camera metabolica (ovvero delle stanze all’interno delle quali è possibile monitorare il consumo di ossigeno e la produzione di anidride carbonica in maniera continuativa) nel Pennington Biomedical Research Center di Baton Rouge, in Louisiana.

    In conclusione, questi test hanno rilevato come il gruppo che ha consumato meno calorie:

    • è dimagrito, in media, 9 kg;
    • utilizza l’energia in maniera più efficiente durante il sonno;
    • ha dimostrato una miglior resistenza ai segnali dell’invecchiamento.

    Questi fattori, secondo i ricercatori, rappresentano un primo segnale che un’alimentazione con un profilo calorico inferiore rispetto a quello medio attuale potrebbe consentire alle persone di migliorare l’efficienza del proprio metabolismo e, quindi, contrastare, anche se solo parzialmente, gli effetti dell’invecchiamento sull’organismo.

    invecchiare lentamente

    SeventyFour/shutterstock.com

    L’elemento che ha fatto sì che proprio questo studio facesse il giro del mondo è che, per la prima volta, gli effetti di una riduzione calorica nella dieta sono stati testati sulle persone. I primi studi risalgono infatti agli anni Novanta, ma erano stati condotti soltanto su topi, vermi, moscerini e scimmie.

    I risultati erano comunque già incoraggianti. Per esempio, i topi sottoposti a una dieta ipocalorica hanno avuto una vita il 65% più lunga del gruppo di controllo ovvero dei topi alimentati normalmente, ma non soltanto. Infatti, altri studi hanno osservato come questo regime alimentare contribuisce a ridurre il rischio di diabete e malattie neurodegenerative. Sulle scimmie, invece, si è osservato un generale rallentamento dell’invecchiamento e una maggiore sopravvivenza. Anche sugli insetti l’effetto più significativo era proprio un allungamento della vita media.

    Dieta ipocalorica: in cosa consiste?

    È presto per poter affermare che una riduzione dell’apporto calorico della dieta possa effettivamente contrastare l’invecchiamento per tutti. Tuttavia, ci sono soggetti e casi specifici per cui dietisti, dietologi e nutrizionisti possono suggerire una riduzione dell’apporto calorico nella quotidianità.

    Insieme al dietista Francesco Arcidiano facciamo chiarezza per tutti: “per dieta ipocalorica intendiamo un regime alimentare un ridotto apporto calorico: si tratta di un calcolo soggettivo perché prevede meno calorie rispetto a quelle che vengono ingerite normalmente. Quello che accade, poi in pratica, è che le quantità siano moderate, ma non cadiamo nell’errore di equiparare mangiare poco a una dieta ipocalorica.”

    Proprio perché la questione è delicata, è importante che sia uno specialista a seguire la composizione di una dieta ipocalorica per far sì che ci siano tutti i nutrienti nel giusto dosaggio. “Generalmente si consiglia a chi ha bisogno di perdere peso, sia per ragioni di salute che estetiche. E, singolarmente, si valuta l’entità della riduzione calorica.”

    cibo calorie

    Len44ik/shutterstock.com

    Contro l’invecchiamento, ma senza esagerare

    L’obiettivo di introdurre questo tipo di dieta sono diversi. Si può partire dall’esigenza di perdere peso come obiettivo specifico, ma questo si ripercuote su altri fattori di salute quali il livello di glicemia a digiuno, una riduzione del carico sulle articolazioni, un miglioramento dei parametri del colesterolo o della pressione.

    “Secondo quanto riporta la letteratura scientifica – conclude l’intervistato – è dimostrato come la riduzione della disponibilità energetica a livello cellulare promuove azioni protettive per l’invecchiamento. La dieta ipocalorica sembra capace di attivare degli interruttori, presenti su ogni cellula, che proteggono l’organismo.” Tuttavia il dietista ci spiega come non sia l’unica strategia: gli stessi “interruttori” possono essere attivati anche dall’attività fisica oppure da determinati nutrienti. “Gli studi più recenti, infatti, vanno ad analizzare il potenziale protettivo di alcune sostanze specifiche come, per esempio, alcuni acidi grassi come gli omega 3.”

    Nel complesso, conclude Arcidiacono, è fondamentale non organizzare una dieta ipocalorica in autonomia con l’intenzione di contrastare l’invecchiamento perché potrebbe avere anche effetti negativi come, per esempio, una depressione del sistema immunitario. “Mangiare bene, le quantità giuste e muoversi” è, in sintesi, il mantra del dietista che riassume l’equilibrio necessario per potersi mantenere in forma e seguire un’alimentazione che guardi al futuro. “Al momento, per la longevità si consiglia di preferire le proteine vegetali, scegliere il pesce, consumare cereali integrali, frutta, verdura, evitando gli zuccheri semplici e controllando le calorie, ma senza demonizzarle. L’importante è dare all’organismo ciò di cui ha bisogno e in maniera equilibrata.”

     

    Conoscevate le caratteristiche e i benefici di una dieta ipocalorica strutturata da un professionista?

    Passaporto friulano e cuore bolognese, Angela vive a Udine dove lavora come giornalista freelance. Per Il Giornale del Cibo scrive di attualità, sociale e food innovation. Il suo piatto preferito sono i tortelloni burro, salvia e una sana spolverata di parmigiano: comfort food per eccellenza, ha imparato a fare la sfoglia per poterli mangiare e condividere ogni volta che ne sente il bisogno.

    Una risposta a “Mangiare meno fa invecchiare più lentamente? Ecco i risultati dello studio”

    1. Marcello mazzara ha detto:

      Ciao Angela, complimenti! Perche non provi anche la carbonara veg? E squisita!?

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