La tunica dell’aglio si trasforma in carta grazie all’azienda agricola Il Dono dell’Erba

Alessia Rossi
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    Che gli scarti alimentari possano diventare una risorsa, qui al Giornale del Cibo l’abbiamo capito bene. Sono tante, infatti, le testimonianze di persone, start up e aziende virtuose che abbiamo raccolto in questi anni: dalle bucce, polpa e semi delle mele che vengono lavorati per diventare la base di sieri e creme viso con Naste Beauty, ai sottoprodotti della filiera risicola che si trasformano invece in materiali edili e sostenibili grazie a Ricehouse, fino ad Orange Fiber che si occupa della produzione di fibre e tessuti a partire dagli scarti degli agrumi. 

    A questa “collezione” si aggiunge un’altra realtà, l’azienda agricola Il Dono dell’Erba nata nella Valle del fiume Calore salernitano grazie all’impegno di Rosa Ferro, laureata in Scienze Ambientali, e di suo marito Alfonso Esposito. La particolarità? Qui, nel cuore del Cilento più profondo e incontaminato, gli scarti della semina dell’aglio vengono riutilizzati per creare fogli di carta! Come? L’abbiamo chiesto direttamente a Rosa Ferro, che ci ha svelato com’è nata questa intuizione e qual è il processo che c’è dietro.

    Il Dono dell’Erba: l’agricoltura come “possibilità di una vita più libera”

    Rosa Ferro e Alfonso Esposito hanno visto nell’agricoltura biologica una possibilità, quella di una vita più libera rispetto a una trascorsa ogni giorno in un ufficio. “L’azienda nasce nel 2017 da un’esigenza, quella di essere felici in un contesto a noi gradito”, inizia a raccontare Ferro. Quel contesto è rappresentato da 13,5 ettari di terreno abbandonato e da loro recuperato, che si trova all’interno del Parco Nazionale del Cilento, nella Vallo di Diano e Alburni, al confine tra i comuni di Ottati e Aquara.

    Quando per molti la sostenibilità è un’etichetta vuota e priva di reale significato, questa azienda, aperta alla sperimentazione delle tecniche più ecologiche e attenta al benessere animale, ha fatto dell’ecologia e della circolarità la sua mission. “Per noi, la sostenibilità rappresenta un futuro indispensabile, sta all’uomo farne o meno un’etichetta. Per noi certo non lo è, al contrario è invece la nostra strada e l’unica possibile”.

    L’aglio, una coltivazione poco esigente e redditizia… anche negli scarti

    Cherries/shutterstock.com

    “La coltivazione di questa pianta è stata più una necessità che una scelta”, prosegue Ferro, che spiega come l’azienda agricola, infatti, nasca in un territorio “svantaggiato”, con strade difficili da percorrere e in cui la scarsità idrica rappresenta un grosso problema. Per questo, hanno deciso di portare avanti la coltivazione di un’antica varietà di aglio. Come spiega Ferro, si tratta di una pianta con poche esigenze idriche: “Solo nei mesi di aprile, maggio e giugno, quando il bulbo inizia a ingrossarsi, è bene che il terreno abbia una buona riserva idrica”.

    Ma non solo questo. L’aglio non necessita di cure particolari: si accontenta di terreni poveri e non ha bisogno di lavorazioni molto profonde, grazie al suo apparato radicale superficiale: l’unica accortezza è quella di preparare adeguatamente il letto di semina, in cui andranno posizionati i bulbi.

    Tutti questi fattori insieme rendono l’aglio una coltivazione, sebbene sia di nicchia, molto conveniente dal punto di vista dell’impatto ambientale e molto redditizia grazie alla sua produttività. Insomma, l’aglio non fa bene solo alla salute grazie alle sue ottime proprietà, ma anche all’ambiente!

    Il secondo tesoro dell’aglio: la tunica

    La tunica dell’aglio è una membrana sottilissima e fragile, che per la maggior parte dei coltivatori diventa uno scarto. Per Rosa, invece, una risorsa. Qualcosa che può essere trasformato in ulteriore valore. Anche se il suo smaltimento non ha un grosso impatto a livello ambientale, essendo comunque materiale organico, la quantità di scarto è piuttosto consistente e voluminosa

    Occupandosi della coltivazione di questa pianta, Rosa infatti si è accorta di una particolarità: “Quando arriva il momento della semina, si parte dal bulbo. Il primo passaggio è quello di aprire l’aglio, ma così facendo la radice e la tunica restanti diventano subito uno scarto e non vengono riutilizzati”. Da tempo, Rosa voleva realizzare qualcosa che fosse un esempio di come si possa realizzare un prodotto bello e sostenibile al tempo stesso, seguendo il principio dell’economia circolare. “Da qui è nata l’idea della carta”, prosegue. 

    Ma perché proprio la tunica? “La tunica dell’aglio ha una consistenza molto sottile e papiracea. Inoltre, tendenzialmente appare di colore chiaro, un bianco-lucente, quindi si presta bene alla realizzazione della carta. Così, ho preso tutto questo materiale di scarto e ho iniziato a sperimentare. Mi sono documentata su come un tempo si facesse la carta, quali fossero i metodi tradizionali, prima dell’industrializzazione. In Italia abbiamo una cultura antichissima e altamente specializzata nella produzione artigianale della carta: oggi se ne produce poca, è vero, ma abbiamo dei grandi maestri in questo settore e io ho preso ispirazione da loro”. 

    Una carta fatta d’aglio, sostenibile e antispreco

    Marian Weyo/shutterstock.com

    Da qui sono nati diversi tentativi, prove, sperimentazioni. “Sono partita semplicemente dalla tunica ricavata dalla spicchiatura e ho cercato di non utilizzare altro”, racconta. Rosa ha lavorato molto nel corso degli anni sul processo produttivo, cercando di migliorarlo sempre di più: “All’inizio, aggiungevo anche l’amido di mais che serviva da legante, ma attualmente non lo uso più. Non solo, in un primo momento il processo includeva la macerazione: “Ora utilizzo solo tunica d’aglio e acqua: prendo la tunica, la metto a bollire e ne ricavo un impasto che viene passato in un frullatore fino a ottenere una pasta. Questa sorta di ‘polpa’ compatta viene stesa sul telaio, seguendo appunto il metodo tradizionale, e la si fa asciugare all’aria. Una volta asciugata, la metto sotto pressa, ed ecco come nasce la mia carta”. E come spiega, dopo tantissime prove, è riuscita a ottenere dei fogli pieghevoli: “Questa carta è più sottile e liscia, assomiglia moltissimo a quella che usiamo comunemente: ad esempio, questi fogli possono essere usati anche nella stampante. È quindi una vera e propria alternativa”. 

    Usando un altro metodo, invece, si possono ottenere fogli di tunica d’aglio più grezzi, rigidi e resistenti, perfetti per realizzare bigliettini, copertine, segnaposti… perfino palline di Natale, come quelle che Rosa sta producendo in questo periodo! “Semplicemente, non passo il foglio sotto la pressa: lo lavoro io a mano sul telaio e lo faccio asciugare all’aria. In questo modo, il foglio rimane rigido e si può usare per produrre cose diverse”. 

    Insomma, il risultato è una carta più o meno ruvida al tatto a seconda del metodo produttivo e colorata in maniera naturale, che mantiene alcune imperfezioni, impurità o variazioni di tintura dovute ovviamente al metodo artigianale e al prodotto di partenza, perfetta per chi volesse usare la mina, gli acquerelli, le tempere e molto altro.

    L’Oscar Green di Coldiretti per un futuro più sostenibile

    Credits: Il Dono dell’Erba

    Al momento, Rosa è l’unica a produrre la carta – interamente a mano – con la tunica d’aglio. Un’intuizione che le è valsa l’Oscar Green di Coldiretti per la Campania. Il recupero di un’antica arte, il riciclo di un prodotto organico di scarto dell’agricoltura, nessuna aggiunta di componenti chimici (le tinture sono tutte naturali) e nessuna produzione di nuovo scarto alla chiusura della produzione: sono tutti fattori che hanno contribuito a rendere questo progetto così unico e speciale, ottenendo anche questo prestigioso riconoscimento. 

    “Abbiamo appena ottenuto il brevetto. Inoltre, l’intenzione è quella di aumentare la produzione: ho già contattato altri produttori di aglio per andare a recuperare anche il loro scarto e generare nuovo valore – spiega Rosa, che, guardando al futuro, punta in alto – “Vogliamo ingrandire l’allevamento di galline e incrementare la produzione di carta, continuando a migliorare per rendere la nostra azienda completamente autosufficiente”.

    È incredibile quanto un semplice foglio di carta possa raccontare una storia di coraggio, resilienza, passione e sostenibilità. Se state cercando un’alternativa alla carta comune o a quella per i vostri segnalibri, partecipazioni di matrimonio, ma anche lettere d’amore, be’, quella di Rosa può essere un’ottima opzione!


    Credits immagine in evidenza: Marina Onokhina/shutterstock.com 

     

    È nata vicino a Bologna, ma dopo l'università si è trasferita a Torino per due anni, dove ha frequentato la Scuola Holden. Adesso è tornata a casa e lavora come ghost e web writer. Non ha molta pazienza in cucina, a parte per i dolci, che adora preparare insieme alla madre: ciambelle, plumcake e torte della nonna non hanno segreti per lei. Sta imparando a tirare la sfoglia come una vera azdora (o almeno, ci prova).

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