Gustop e tutta la sua filiera: una storia di inclusività

Angela Caporale
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    Fare imprenditoria sociale richiede visione, passione e professionalità. Per questo, l’avventura gastronomica e non soltanto – partita ormai più di 10 anni fa a Milano con la Onlus L’Impronta – è una storia di successo importante da raccontare. Incontriamo Andrea Miotti, presidente de L’Impronta, realtà che ha realizzato una piccola filiera agroalimentare, dalla coltivazione alla trasformazione fino all’apertura di un ristorante, Gustop, una panetteria e la gestione di alcuni bar. Il tutto guardando alla sostenibilità, all’etica e, soprattutto, all’inclusione di persone fragili e con disabilità

    Gustop: un ristorante a Milano nel segno dell’inclusività

    “Persone genuine”. Questa la frase che si legge sulla parete di Gustop, il ristorante che si trova in zona Milano Sud gestito dalla cooperativa sociale Via Libera, frutto dell’esperienza della Onlus L’Impronta insieme ad altre due cooperative lombarde Fort-te e Agrivis. Vicino al claim, le foto delle tante persone che hanno lavorato e lavorano per la realtà ristorativa e di catering.

    © L’Impronta

    Un’avventura nata da un’idea nel 2010 e inaugurata alla fine del 2012. “Gustop” ci racconta Miotti, “è la prima attività che il gruppo ha avviato in ambito alimentare per inserire nel mondo del lavoro persone fragili e con disabilità.” Un ristorante, dunque, aperto al pubblico tutti i giorni della settimana a pranzo per i lavoratori della zona, ma anche nel weekend per eventi e su prenotazione, oltre che un catering in tutta la zona.

    L’Impronta si occupava già di servizi educativo-assistenziali rivolti a famiglie fragili e in difficoltà. Il cibo ha rappresentato e rappresenta il filo conduttore di un programma ancor più ambizioso, perché il cuore dell’attività di Gustop – e non soltanto – è l’effettiva inclusione lavorativa delle persone coinvolte. Si tratta prevalentemente di persone con disabilità di tipo cognitivo e intellettivo, ma anche sensoriale e psichica.

    “Spesso inseriamo persone molto fragili delle quali scopriamo i talenti” aggiunge Miotti. “Una grande soddisfazione è quando riusciamo a coinvolgere in maniera continuativa con un contratto di lavoro regolare persone con grosse difficoltà. Ad esempio, una delle ragazze è arrivata da noi con un verbale di invalidità che riportava l’assenza di capacità lavorative residue. Ecco, abbiamo scoperto che nel lavaggio di piatti e posate è un drago”, sorride il presidente della Onlus. “Era assolutamente in grado di compiere queste attività in maniera autonoma e continuativa, e oggi lavora con noi da Gustop.”

    Dal campo al catering: una filiera inclusiva ed etica è possibile

    Sono tante le storie simili che si incontrano nel ristorante e nelle altre attività del gruppo, che vede al centro il mondo del cibo. “Abbiamo immaginato di creare una filiera generatrice di opportunità di lavoro, sana, in parte biologica e a km 0 perché si sviluppa interamente nell’area della periferia meridionale di Milano”, ci racconta Miotti.

    © L’Impronta

    La filiera, dunque, si compone di:

    • un’attività agricola con la coltivazione di ortaggi e piccoli frutti biologici;
    • un laboratorio di trasformazione per passate, sughi, marmellate e nettari, attività di produzione di arte bianca ovvero panificazione, pasticceria e pasta fresca;
    • fino ad arrivare alla ristorazione e al catering con Gustop;
    • a questo si aggiunge anche la gestione di tre bar: uno all’interno di un centro polifunzionale, uno in un parco pubblico e un terzo nel cuore del centro meneghino.

    Una scommessa vinta: sono 67 le persone fragili che lavorano per il progetto

    Dall’apertura di Gustop ad oggi sono decine le persone che hanno trovato un’occupazione lungo la filiera del gruppo. Oggi sono 67, in particolare, le persone con disabilità, fragili oppure rifugiati e richiedenti asilo che lavorano tra ristorazione, panificazione, bar, trasformazione e area agricola.

    Miotti ci racconta come funziona il percorso che porta all’assunzione. “Facciamo ricerca e selezione, come qualsiasi recruiter. Alcune persone arrivano da noi dai centri diurni gestiti dalle realtà del gruppo, oppure c’è chi si candida direttamente o chi conclude un percorso di formazione professionale e cerca uno sbocco. Spesso sono persone che non hanno molta esperienza e una capacità dialettica ridotta, per questo è importante sperimentare e lavorare insieme.”

    © L’Impronta

    È proprio nell’ambito pratico che emergono attitudini, capacità e inclinazioni di ciascuno. “Normalmente partiamo con un’assunzione a tempo determinato di un anno, se poi la persona lavora bene ed è contenta, passiamo al tempo indeterminato. Più dell’80% di chi ha firmato il primo contratto è rimasto e oggi continuiamo a lavorare insieme. L’obiettivo” sottolinea Miotti, “è garantire opportunità di lavoro stabile.”

    Talvolta può capitare che, mese dopo mese, si cambi ruolo e ci si sposti da un punto della filiera all’altro, ma proprio la diversità di attività messe in campo favorisce l’integrazione. Ciascuno può trovare il suo posto e accrescere autonomia ed indipendenza. 

    Qualità e sostenibilità: le sfide per il futuro dell’impresa sociale

    Lo sviluppo e il successo di Gustop e delle realtà satelliti dipende, secondo Miotti, anche dall’attenzione sempre dedicata alla qualità dei prodotti e dei servizi offerti: “le nostre attività devono autosostenersi ed è possibile solo attraverso prodotti che funzionano e piacciono al cliente.”

    A ciò si aggiunge, specifica Miotti, l’idea di non presentarsi al pubblico come realtà che inserisce persone con disabilità nel mondo del lavoro, ma come filiera che produce buoni prodotti e servizi. “I clienti scoprono solo dopo che molte delle persone che lavorano per noi hanno una disabilità. Questo ci incoraggia ancor di più verso una duplice ambizione: inserire almeno 100 lavoratori e completare lo sviluppo della filiera.”

    Conoscevate già Gustop?


    Immagine in evidenza di: © L’Impronta

    Passaporto friulano e cuore bolognese, Angela vive a Udine dove lavora come giornalista freelance. Per Il Giornale del Cibo scrive di attualità, sociale e food innovation. Il suo piatto preferito sono i tortelloni burro, salvia e una sana spolverata di parmigiano: comfort food per eccellenza, ha imparato a fare la sfoglia per poterli mangiare e condividere ogni volta che ne sente il bisogno.

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