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Torino prima città vegan?

Redazione

L’anno è appena iniziato e oltre a essere tempo di bilanci è tempo di nuovi progetti e di nuovi buoni propositi per il futuro. Da un punto di vista alimentare quello che spero per il 2017 è che il consumatore medio italiano sviluppi una maggiore e crescente consapevolezza delle conseguenze di una dieta a base di carne, conseguenze tanto salutari quanto etiche e ambientali. Lato turismo e ristorazione mi auguro che in Italia a crescere, di pari passo, sia anche l’offerta alimentare “veggy friendly”, tanto nei menù di ristoranti, pub e tavole calde, quanto nelle strutture ricettive e, perché no, anche nelle scuole e negli uffici. Da sempre sogno una “rivoluzione alimentare”, un’era moderna della ristorazione che accolga ogni ogni tipologia di dieta senza carne, prevedendo sempre alternative e proposte vegane e vegetariane, senza dimenticare anche proposte gluten-free. E chissà che questo non stia realmente accadendo a Torino, città vegan.

Torino: la prima città vegana d’Italia?


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In Italia, come abbiamo visto, questa maggiore attenzione per le possibili varianti delle diete alimentari prive di carne cresce in maniera lenta ma graduale. Diverse le “città italiane vegane”, purtroppo soprattutto i grandi centri abitati e soprattutto nel centro-nord, che stanno dando valore e risonanza alla necessità di questo cambiamento, investendo tanto nella sensibilizzazione e nei servizi informativi quanto nell’offerta dedicata a cittadini e turisti vegani e vegetariani. Una di queste città è certamente Torino.

Recentemente mi sono imbattuta per caso in un articolo pubblicato sul noto quotidiano americano “The Guardian”, che ha destato non poco il mio interesse, in cui viene analizzato il programma della nuova giunta della città di Torino. Tra le nuove proposte avanzate per il nuovo anno quella di puntare e investire nella promozione della dieta vegetariana e vegana sul territorio comunale. Già la scorsa estate il sindaco Chiara Appendino aveva fatto l’annuncio ufficiale di questo buon proposito, che riguarda non solo il 2017 ma i prossimi cinque anni.


Il futuro vegan, green e sostenibile della capitale piemontese

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Ho avuto il piacere di vivere a Torino per sei mesi due anni fa. Una città magica, all’avanguardia sotto tantissimi punti di vista, di stampo decisamente europeo e, non ultimo, “a portata di vegetariano”. Non ho mai faticato molto a trovare alimenti alternativi alla carne tanto nei supermercati “classici” quanto in quelli bio, così come non ho mai avuto alcun problema nel trovare in pub e ristoranti ottimi piatti vegetariani e vegani, spesso creativi ma con un occhio alla tradizione culinaria locale. Ricordo inoltre che alcuni ristoranti avevano iniziato a contrassegnare nel menù le portate vegetariane, vegane e gluten free. Tanti poi i locali “vegan friendly” e già presente allora qualche ristorante 100% vegetariano (per scoprirli basta dare un’occhiata a Trip Advisor e alla nota app HappyCow), a cui negli ultimi anni se ne sono aggiunti di nuovi.
Basta scorrere su Internet o su mobile app l’offerta di ristorazione “veggy” per scoprire come mai Torino sia una città vegan: non solo ristoranti vegani e vegetariani ma anche crudisti, pasticcerie e gelaterie vegan, negozi biologici, gastronomia per cibo vegan take away 100%vegan, servizi di catering di prodotti vegani, e corsi di cucina.

Ecco perché Torino aveva in effetti già tutte le carte in regola per divenire la prima tra le città vegane in Italia. Lo ribadisce anche l’assessore, “Torino, storicamente, è una città molto sensibile con la presenza di una trentina di locali che fanno una ristorazione specificatamente vegetariana e vegana”.
Ma in cosa consisterà di fatto questo cambiamento? E quali sono le motivazioni che hanno spinto a questa scelta?
Il sindaco Chiara Appendino ha dichiarato che si tratta di un “atto fondamentale per salvaguardare l’ambiente, la salute e gli animali attraverso interventi di sensibilizzazione sul territorio”, grazie anche alla collaborazione di associazioni locali.

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Tra le iniziative previste dalla giunta la riorganizzazione nel 2017 del noto VegFestival ma si pensa anche a eventi e giornate dedicate alla sensibilizzazione e alla gastronomia vegan, a una maggiore informazione rispetto alla necessità di un consumo consapevole della carne, all’impegno di “promuovere una cultura del rispetto che riconosca tutti gli animali come soggetti di diritti”, vietando ad esempio la presenza di circhi con animali sul territorio comunale, e all’introduzione di prodotti cruelty-free (non testati sugli animali) negli appalti delle pulizie degli edifici pubblici e negli appalti di fornitura di prodotti nelle scuole.

Insomma, un grande cambiamento che speriamo venga messo in atto e che renderebbe la “Torino vegan” un caso esemplare in Italia. Se siete curiosi di sapere come funziona fuori dallo stivale, potrebbe interessarvi l’articolo che parla di 5 città europee vegan friendly.
Voi cosa ne pensate? E quali svolte vegane e ambientaliste auspicate per la vostra città?

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