Solo durante la scorsa estate sono stati 16 i braccianti morti, in Puglia, mentre si recavano al lavoro nei campi. Tre persone, invece, hanno perso la vita in tre diversi incendi nelle baraccopoli nella Piana di Gioia Tauro che, ogni inverno, accolgono centinaia di migranti, impegnati nella raccolta delle arance spesso in condizioni
Oggi l’attualità ci riporta a scrivere di agromafie e caporalato. Ci siamo più volte occupati della tematica, tra dati allarmanti ed esperienze virtuose di riscatto che, spesso, partono da gravi episodi di cronaca, come quello che oggi i principali quotidiani riportano in prima pagina. All’apparenza era una cooperativa impegnata nel settore agricolo, ma di
Presentato a Roma nell’estate 2018, il Quarto rapporto Agromafie e Caporalato dell’Osservatorio Rizzetto di Flai Cgil fotografa le condizioni in cui si trovano a “lavorare” migliaia di braccianti e operatori agricoli in Italia. Ma non soltanto, sottolinea infatti come il business del lavoro grigio e nero ha un valore pari a 77 miliardi ed
Le infiltrazioni di tipo mafioso nel settore agroalimentare sono un affare dell’intera penisola italiana. Lo conferma, tra gli altri, il V Rapporto Agromafie che sottolinea come sia vero che, da un lato, le Regioni dove vi è un controllo di tipo criminoso sul territorio siano collocate principalmente nel Meridione (Sicilia, Calabria e Puglia), ma
Su queste pagine ci siamo più volte occupati di agromafia, ovvero delle infiltrazioni mafiose che, da Nord a Sud, intaccano uno dei comparti più floridi del nostro Paese, con introiti da capogiro (oltre 20 miliardi di euro). Il fenomeno ingloba altre pratiche illecite, come il caporalato e getta ombre anche nel settore pubblico, all’interno
Giornate lavorative di più di 15 ore, per sei giorni alla settimana, con una paga mensile compresa tra 500 e 700 euro al mese. Queste le condizioni di sfruttamento in cui versavano 41 “dipendenti” di un’azienda che chiedeva loro di distribuire volantini in bicicletta e controllava tramite GPS i loro spostamenti. Caratteristiche che
Molti non lo sanno, ma caporalato, agromafie, criminalità, arrivano fino nel piatto, poiché l’agricoltura rappresenta un business molto remunerativo per le organizzazioni criminali. Questo è quanto emerge dal 5° rapporto “Agromafie” redatto da Coldiretti, Eurispes e Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare pubblicato nel 2017 e riferito ai dati dell’anno precedente.
È uno dei principali prodotti dell’agricoltura italiana, forse il più celebre, e vanta un fatturato annuo di 3 miliardi. Ma la crisi del pomodoro made in Italy è evidente e il rischio estinzione dagli scaffali del pelato, sostituito sempre più frequentemente dai sughi pronti, è eventualità non remota. “Spolpati”, il terzo rapporto della campagna #FilieraSporca,
Secondo la Coldiretti la sicurezza alimentare europea sarebbe in pericolo: “il 92% dei campioni esaminati dalla ricerca 2015 dell’Efsa sui residui fitosanitari sugli alimenti in Europa è risultato irregolare”. Questo l’allarme lanciato circa un mese fa con tanto di pubblicazione di una black list degli alimenti contaminati. Coldiretti accusa l’Europa e nello specifico l’Agenzia Europea
Centomila controlli non bastano. Non è questo il numero principale delle agromafie, che cresce con una costanza da fare invidia a colossi della finanza: confermando il trend registrato nelle indagini precedenti, il volume d’affari della criminalità organizzata nel settore agroalimentare ha superato nel 2015 i 16 miliardi, quasi uno in più rispetto al 2014. Numeri importanti,
Vent’anni. Quattro lustri di lotta spesso silenziosa, di sicuro ininterrotta, hanno portato quello che Libera nel ’95, con la mobilitazione che promosse, sperava succedesse: le mafie sanno che c’è oggi una sensibilità ben diversa nella popolazione. Libera Terra e Libera Terra Mediterranea, la sua più recente emanazione, forniscono quotidianamente il loro contributo a questa lotta,
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