sughero portogallo

Sughero e Portogallo: da dove arrivano i tappi dei nostri vini?

Giovanni Angelucci

Qual è la prima cosa che ci viene in mente quando pensiamo al Portogallo? Gli azulejos che ornano Lisbona, la musica Fado dallo straziante romanticismo, il bacalhau con le sue preparazioni più autentiche, i superbi dolci Pastéis de Belém, o forse i suoi vini come il Porto del Douro (la prima regione DOC del mondo), il Madera e il Vinho Verde del nord del paese? Probabilmente è tutto questo insieme a creare l’immagine che oggi si ha di un paese meraviglioso come il Portogallo. Ma non è tutto, la nazione che ha dato i natali all’esploratore Vasco da Gama è il cuore mondiale della produzione di sughero, il miglior materiale polifunzionale su piazza, scelto per imbottigliare le nostre bottiglie di vino, e non solo.

tappi di sughero

La produzione di sughero

La foresta di sughero portoghese è considerata uno dei 35 santuari di biodiversità del mondo, e da qui annualmente si ottiene buona parte della sue produzione mondiale. Il Portogallo è il primo paese produttore con circa il 52%, seguono Spagna con un 25% e poi tutti gli altri paesi del bacino mediterraneo tra cui l’Italia con il 6% della produzione mondiale, concentrata per un 4% in Sardegna.

Amorim e la decortica

Nel mondo vengono prodotti circa 12 miliardi di tappi l’anno e praticamente un terzo di questi proviene dagli stabilimenti della società portoghese Amorim, attiva dal 1870.

Da quelli compositi, realizzati con la granella di sughero pressata, ai tappi interi, intagliati dalla corteccia ancora oggi senza l’ausilio di una procedura automatizzata.

La foresta dell’Alentejo è forse la più intensa del Portogallo, qui le querce cominciano a donare il sughero solo dopo 25 anni e la decortica (il distacco manuale della corteccia) può avvenire solo ogni nove anni. I numeri che compaiono sui tronchi denudati servono a “tenere il conto”, a ricordare cioè la data della decortica che solo dopo un decennio sarà possibile effettuare nuovamente (paragonabile, per intenderci, alla tosatura di una pecora). Di solito la pianta di sughero si riproduce 15-20 volte nell’arco della sua vita e la lavorazione su di essa avviene ogni anno nei mesi di maggio, giugno e luglio con un processo di estrazione della materia prima, tra i più delicati e rispettosi che possa esistere in Natura.

decortica sughero

Parola all’esperto

“È un processo – spiega Carlos Santos, a.d. Amorim Cork Italia – prezioso, che sta alla base dell’intera industria del sughero e non solo della produzione di tappi per l’enologia, ed è anche una importantissima risorsa per l’ambiente perché è proprio grazie a questa attività che le foreste da sughero del mediterraneo vengono salvaguardate e possono così contribuire ad arrestare la desertificazione dell’ambiente, oltre che a dare lavoro alle popolazioni locali”.

Il ciclo di un tappo

Per fare un tappo occorrono 43 anni minimo. Processo virtuoso nel rispetto dei tempi della Madre Terra e dei suoi ritmi. Dalla semina alla prima decortica trascorrono 25 anni ma il primo sughero non è adatto alla produzione di tappi e dunque viene utilizzato solo per la realizzazione di articoli decorativi e prodotti granulati. Dovranno trascorrere altri 9 anni prima della seconda decortica e ancora altri 9 prima che dalla corteccia degli alberi secolari si possano realizzare tappi in sughero: 43 anni minimo in tutto. Devozione verso l’ecosistema e utilizzo consapevole di una risorsa importantissima su cui si basa il lavoro, solo in Amorim, di migliaia di persone.

Mai più sentori di di tappo!

carlos santos

Ma attenzione, non solo in foresta e negli impianti di produzione, l’azienda leader mondiale da tempo investe e lavora nel settore di ricerca e sviluppo con risultati di rilievo. La lotta al TCA (composto chimico che si forma naturalmente e che costituisce un problema nell’industria alimentare e delle bevande, per intenderci l’odore di tappo nel vino) ne è indubitabilmente l’esempio più importante: è stato creato il NDtech®, un tappo naturale e soprattutto garantito. Il naso elettronico che scopre i tappi difettosi, infatti, elimina i pezzi contaminati da tricloroanisolo (TCA) prima che entrino nella catena produttiva.

L’avanguardia tecnologica riesce a rilevare la presenza di una molecola con un grado di 0,5 nanogrammi di TCA per litro (parti per trilione) e rimuovere automaticamente i tappi incriminati; da tener presente che la soglia di rilevamento di 0,5 nanogrammi/litro è l’equivalente di una goccia d’acqua in 800 piscine olimpioniche. “Il sistema NDtech® ha richiesto cinque anni e 10.000.000 di euro in investimenti in ricerca e sviluppo da parte di Amorim, oltre ad una partnership con una società britannica specializzata in gascromatografia, ma ora la remota possibilità di trovare una bottiglia alterata dal gusto di tappo viene superata”, conclude Carlos Santos.

Non va bene sa di tappo, probabilmente non lo direte mai più e i sommelier tirano già un sospiro di sollievo!

Giornalista e gastronomo, collabora con numerose riviste e quotidiani che si occupano di cibo e viaggi tra le quali spiccano La Stampa, Dove e la Gazzetta dello Sport. I suoi piatti preferiti sono gli arrosticini (ma che siano di vera pecora abruzzese) e gli agnolotti del plin con sugo di carne arrosto. Dice che in tavola non può mai mancare il vino (preferibilmente Trebbiano Valentini o Barbaresco Sottimano).

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