Strada dei Vini del Cantico

#UmbriaTantaRoba: non di soli Santi vive l’Umbria!

Silvia Trigilio

Oltre la Basilica di San Francesco, c’è di più, molto di più: un ‘blend’ di Cantine, vitigni sterminati, aziende agricole immerse nel verde ed ex monasteri benedettini divenuti agriturismi.
Ve lo diciamo con cognizione di causa perché lo abbiamo visto con i nostri occhi e testato con le nostre papille gustative.

Accolto l’invito delle associazioni Vini Cantico e Terre Bulgarelli, sordo, come sempre, alle regole della prova costume, il 29 Maggio ‘Il Giornale del Cibo’, è partito alla volta di Perugia e, al grido di #umbriatantaroba, ha provato a rendere giustizia su Twitter alle tappe di Strada dei Vini del Cantico, educational tour che ci ha coinvolti insieme a 4 blogger.

Cosa abbiamo imparato andando in giro per la verde campagna umbra? Che la terra risponde bene a chi ne asseconda le esigenze senza violentarla.
L’Umbria ce lo ha mostrato senza bisogno di slide: sa dare magistrali lezioni di turismo enograstronomico e sostenibile, a suon di scafate e vino buono, meglio ancora se ‘de pronta beva’…

Pecorino di Norcia e scafata


Lezione numero uno: non di soli santi vive l’Umbria

Quello che ci è chiaro sin dal nostro arrivo è che quella che vedremo non è l’ Umbria dei Santi: il nostro itinerario non toccherà le tappe del turismo di religioso per il quale la regione è conosciuta in tutto il mondo. Il nostro cammino non sarà all’insegna del sacro, perché l’associazione ‘Strada dei Vini del Cantico’ che ci ha invitato al blog tour ha deciso di creare una rete di realtà economiche del territorio (nello specifico, pariamo delle Terre dei Conti Bulgarelli) per creare un’offerta turistica integrata e sostenibile, che valorizzi le produzioni vitivinicole e agricole del territorio.


Gira l’Umbria in lungo in largo, ma il trasporto dev’essere green

Ad attenderci alla stazione troviamo, insieme allo staff di ‘Strada dei Vini del cantico’, quello di ‘Umbria Green Card’, che per tre giorni ci scorrazzerà in giro per la campagna umbra a bordo di auto elettriche. Ci arriva quindi la seconda, essenziale lezione di turismo sostenibile: questa regione è un’oasi verde di pace, aria pulita, vino buono, gastronomia ricca e variegata, ricchezze che l’afflusso turistico può e deve valorizzare, a patto che tutto rimanga com’è. Ecco perché il visitatore viene incentivato a visitarla a bordo di vetture sostenibili: acquistando una card, gli viene data la possibilità di accedere ad una rete di servizi a prezzo agevolato che vanno dalla visita ai musei, all’alloggio in agriturismi, al noleggio di auto elettriche.


La cantina sostenibile

Dopo un pranzo a suon di cresce, salumi umbri, pecorino di Norcia, bruschette con patè perugino, risotto tartufo e limone e altre specialità umbre, ci alziamo a fatica dalla tavola per dirigerci verso la nostra prima tappa: la Cantina Monte Vibiano.

Passeggiando tra uliveti e vigneti ci viene ‘raccontata’ la produzione di questa cantina sostenibile che produce sia vino che olio, utilizza trattori biodisel, concimi organici, e per il suo fabbisogno energetico si affida ad un impianto fotovoltaico.

 

Monte Vibiano impianto energetico

 

Ci ‘immoliamo’ quindi alla prova degustazione, comodamente seduti nel Green Wine Bar dell’azienda, circondati dalle botti riciclate che ne caratterizzano l’arredamento. La bottiglia che ci portiamo nel cuore è il rosso ‘Andrea’, non a caso vino di punta della cantina e vincitore, nel 2013, del premio ‘Tre Bicchieri’, inserito nella Guida Vini d’Italia 2013 del Gambero Rosso.

Andrea, Monte Vibiano

Perché bio è meglio

“Passare al bio vuol dire prendersi cura non del vino ma del terreno” , ci spiegano alla Cantina Margaritelli che accoglie la nostra visita in occasione di Cantine Aperte 2015.
Un vigneto che si stende per 52 ettari sulla collina Miralduolo, e che produce solo biologico certificato, una scelta che va fatta con la consapevolezza dell’impegno che richiede, perché “il biologico – bisogna saperlo prima di cominciare – non è una strategia economica. E il passaggio al bio non può essere graduale: dev’essere applicato a tutto il terreno, per evitare contaminazioni”.

 Terre Margaritelli
Di quest’azienda che dedica una particolare attenzione alla scelta dei barrique, ci resta bene impresso il ‘Freccia degli Scacchi’: un rosso di Torgiano D.O.C.G. ottenuto per 100% da uve Sangiovese.

“Due anni in barrique, 2 in bottiglia. E’ un vino che del Sangiovese porta la freschezza, la facilità e insieme la struttura. Il legno della foresta di Bertrange, dal canto suo, gli conferisce ancora più struttura, senza snaturarne le caratteristiche”.
E ci conquista perché, come afferma la stessa cantina, come gli altri vini Margaritelli é “complesso, ma non complicato”.

 

Vignaioli resistenti

La quinta lezione di sostenibilità ci arriva da 2 dei 9 Vignaioli Resistenti Umbri che ci accolgono nelle loro cantine: Giulio, della ‘Cantina Riccioni’, e Moreno Peccia, che ci presenta la sua piccola cantina ‘La Spina’. Entrambi produttori di biologico (non certificato) ed entrambi convinti assertori della ‘resistenza’ vinicola umbra, ovvero della necessità di fare affidamento sulla reciproca collaborazione tra vignaioli e di puntare sulla vendita diretta e la ricerca di circuiti alternativi alla grande distribuzione.

Cantina Riccioni
“Non usiamo diserbanti, ma solo concimi organici in pellet con non troppo azoto”, ci spiega Giulio, mentre ci porta a spasso tra le vigne e ci mostra dal vivo come si effettua la ‘potatura’ delle viti, e aggiunge: “Per quanto io sia laureato in enologia, la vinificazione si impara sul campo.  E la prima cosa che impari è che la natura non la puoi mai prevedere”.

Che la natura decide di testa sua ce lo dimostra il vino a cui abbiamo deciso di dare voce,  un blend di Sangiovese, Cabernet e Merlot, presenti in percentuali diverse a seconda dell’annata: il ‘I Missiano’.  Un vino ‘de pronta beva’ (definizione che sentiremo più volte nel corso del nostro tour vinicolo), strutturato ma ‘facile’,  che ben si sposa alle pietanze della cucina umbra e alla tavola quotidiana.

Tra le etichette della piccola cantina ‘La Spina’ di Moreno Peccia (che ci accoglie in casa sua tenendo una piccola e piacevolissima lezione sugli ultimi 50 anni della vinificazione umbra), scegliamo invece l’ ’Eburneo’, un bianco che porta il sapore del territorio perché per la sua produzione sono utilizzate solo uve locali: Grechetto, Trebbiano Poletino e Malvasia Bianca di Candia. 

 

#Tantaroba dall’alto

Il nostro indimenticabile viaggio alla scoperta delle ricchezze naturalistiche ed enograstronomiche umbre ci conclude alla Cantina Goretti dove, dopo aver assaggiato il gelato al vino e aver volato in elicottero sopra i vigneti di Pila (Perugia), prendiamo parte ad una degustazione guidata che ci insegnerà davvero #tantaroba.

 

Umbria dall'alto

 

Tra i 4 bicchieri che degustiamo ci conquista l’ ’Arringatore’, un vino che ci sceglie (sì, è veramente lui a sceglierci) al naso, ancor prima di assaggiarlo. Un D.O.C. ‘Colli Perugini’ composto da un 60% di Sangiovese, 30% di uve Merlot e 10% di Ciliegiolo.

Rimpianti e scontenti su questo tour alla scoperta delle specialità umbre? Solo quello di non aver potuto parlare di tutte le aziende e le strutture che abbiamo trovato lungo la Strada dei vini del Cantico’ che ci hanno accolto con la genuina ospitalità che è propria di questa terra che ci ha convinto a tornare ancora.

Nata ad Augusta, in provincia di Siracusa, vive a Bologna, dove lavora per l'agenzia di comunicazione Noetica. È direttore responsabile de Il Giornale del Cibo, per cui si occupa di Food Innovation. Il suo piatto preferito è l'insalata di polpo, a patto che sia fresco e cotto bene, perché "è un piatto semplice che riesce a portarmi a casa senza prendere l'aereo". Per lei in cucina non possono mancare il limone, l'origano, l'olio buono e una bottiglia di vino bianco.

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