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Spreco alimentare: la legge italiana per contrastarlo sarà efficace?

Matteo Garuti

Anche in Italia la lotta allo spreco alimentare può finalmente beneficiare di una legge specifica, recentemente approvata in via definitiva dal Senato. Ci siamo occupati più volte di spreco alimentare, a partire dai numeri sconfortanti del fenomeno su scala globale. Questa volta approfondiremo gli aspetti della nuova legge, presentandone le caratteristiche e confrontandola con l’analoga normativa francese.

Spreco Alimentare

Spreco alimentare: la legge italiana

Il 2 agosto 2016 il parlamento italiano ha approvato definitivamente la legge antispreco, impostata per favorire il recupero, le donazioni solidali e la distribuzione di prodotti alimentari e farmaci. La normativa ha l’obiettivo di ridurre gli sprechi nelle varie fasi della filiera, partendo dalla produzione e dalla trasformazione, fino alla distribuzione e alla somministrazione degli alimenti. Questa legge può essere considerata un’eredità concreta del dibattito sull’alimentazione intrapreso con Expo 2015, che ha prodotto la Carta di Milano.

Cosa prevede la legge antispreco

Per intervenire contro lo spreco alimentare, la legge italiana punta sugli incentivi e sulla semplificazione della burocrazia, che finora ha ostacolato sensibilmente il recupero di cibo. Il concetto di partenza è semplice: chi non butta sarà premiato.

Ecco i principali strumenti per combattere lo spreco alimentare introdotti dalla legge:

  • Spreco, eccedenza, donazioni. Per la prima volta si definiscono propriamente lo spreco e l’eccedenza, si chiarisce la differenza in etichetta fra termine minimo di conservazione (“da consumarsi preferibilmente entro il…”) e data di scadenza e si agevolano le procedure di donazione. Diventano possibili la donazione di: alimenti in buono stato oltre la data di conservazione; pane invenduto entro 24 ore dalla produzione; prodotti agricoli non raccolti o rimasti sui campi. Si potranno offrire anche prodotti alimentari e farmaci con imballaggio difettoso o etichette sbagliate, purché le inesattezze non coinvolgano le date di scadenza e le indicazioni sul contenuto di sostanze potenzialmente allergeniche o fonti di intolleranze. La merce non idonea al consumo umano potrà essere cedute per il consumo degli animali, e anche in caso di confisca di prodotti alimentari si seguirà questo iter. Le onlus e gli enti pubblici potranno essere considerati soggetti donatori.

Donazioni cibo

  • Meno burocrazia. Per le donazioni gratuite di cibo e prodotti farmaceutici non sarà richiesta la modulistica scritta. Prima della legge, infatti, per donare merce in scadenza era necessaria una dichiarazione che indicasse cinque giorni prima i destinatari e il tipo di prodotti offerti. Per favorire la riduzione dello spreco alimentare, la legge prevede unicamente un resoconto a fine mese dei prodotti donati e dei soggetti beneficiari.
  • Meno tasse. Per le attività commerciali che eviteranno lo spreco alimentare, la legge permette la possibilità da parte dei Comuni di ridurre la tassazione sui rifiuti, in base alla quantità certificata di prodotti ceduti. Si tratta quindi di un’interessante possibilità per supermercati, bar e ristoranti.
  • Family bag o doggy bag. Un’altra buona pratica interessa il mondo della ristorazione, dove verrà ufficialmente sdoganata la family bag, ovvero l’asporto del cibo non consumato. Si tratta di un’abitudine consolidata in molti Paesi, ma che in Italia è ancora troppo poco diffusa.
  • Prevenzione. Anche le mense aziendali, ospedaliere e scolastiche verranno coinvolte nella prevenzione dello spreco, con una promozione delle produzioni a chilometro zero da parte del Ministero delle Politiche agricole. Il Ministero della Salute potrà invece emanare linee d’indirizzo per le mense, a partire da quelle scolastiche. Le legge, inoltre, rafforza l’attività di recupero e di contrasto alla povertà già avviata dal Tavolo indigenti del Ministero delle Politiche agricole. Oltre agli stanziamenti già previsti, si istituisce un fondo per lanciare progetti di riuso del cibo e per la ricerca e promozione degli imballaggi antispreco.

Spreco alimentare: la legge francese

Cibo non consumato

La Francia è stata la prima nazione al mondo a dotarsi di una normativa contro lo spreco alimentare, contribuendo indubbiamente ad accelerare l’iniziativa italiana ed europea su questo tema. La legge francese, approvata nel febbraio 2016, presenta similitudini ma anche significative differenze rispetto a quella italiana, a partire dal concetto di fondo per contrastare lo spreco alimentare. Se la legge italiana si basa sugli incentivi e sulla semplificazione, in Francia si è scelto di seguire la strada degli obblighi e della penalizzazione, con un’impostazione più rigida.

La normativa francese si concentra soprattutto sugli sprechi che avvengono nella produzione e nella distribuzione alimentare. Per i supermercati di almeno 400 metri quadri vige l’obbligo di donare i prodotti prossimi alla scadenza alle organizzazioni caritatevoli, oppure di trasformarli in mangime per animali o in compost. Al fine di creare questo ciclo di recupero, per i supermercati è istituzionalizzato l’accordo con le associazioni caritative. Chi non adempie a questi obblighi è punibile con ammende fino a 75mila Euro e reclusioni fino a due anni. Sono previste sanzioni anche per chi distrugge volontariamente prodotti ancora utilizzabili, generando spreco alimentare. La legge francese, inoltre, indica le azioni per prevenire ed evitare lo spreco – anche inserendole nel percorso scolastico – e modifica le normative sulla responsabilità dei produttori sulla merce difettosa.

Le due leggi a confronto

Legge antisprechi

Confrontando la legge approvata in Italia con quella francese, si possono fare alcune considerazioni. Apparentemente la normativa adottata in Francia può sembrare più netta e coraggiosa. L’impostazione basata sugli obblighi è più severa, inoltre lo spreco alimentare in base a questa legge è considerato a tutti gli effetti un reato.

La normativa italiana, invece, mira a favorire le buone pratiche basandosi unicamente sugli incentivi. Nel caso dei supermercati, ad esempio, la scelta sulla destinazione dell’invenduto e delle eccedenze resta soggettiva e non vige alcun obbligo. Inevitabilmente, le attività economiche agiranno considerando la convenienza, anche se in questo senso si dovrà tener conto dei vantaggi d’immagine che si potranno ottenere evitando lo spreco.

Ad ogni modo, non ci sono prove che dimostrino l’efficacia maggiore di una legge rispetto all’altra e ad oggi non ci sono ancora dati per verificare i risultati, anche perché le due normative sono molto recenti. Tuttavia, si può ipotizzare che nella lotta allo spreco alimentare la legge migliore sarà quella capace di unire saggiamente l’incentivazione e la repressione. Detto ciò, è importante che la legislazione antispreco maturi e si diffonda, affermandosi come principio ideale e come strumento valido per combattere lo spreco alimentare.

Dopo questo approfondiremo sullo spreco alimentare e sulla legge per contrastarlo, può essere interessante leggere i nostri articoli sulle iniziative antispreco, come i frigoriferi solidali e una petizione che ha aperto la strada all’attuale normativa italiana.

Fonti:
Senato della Repubblica Italiana
Senato della Repubblica Francese

Matteo è nato a Bologna e vive a San Giorgio di Piano (Bo), è giornalista, sommelier e assaggiatore di olio d'oliva, ha collaborato con il Dipartimento di Scienze e Tecnologie agro-alimentari dell'Università di Bologna. Per Il Giornale del Cibo si occupa di attualità, salute, cultura e politica alimentare. Apprezza i cibi e le bevande dai gusti autentici, decisi e di carattere. A tavola ama la tradizione ma gli piace anche sperimentare: per lui in cucina non può mancare la creatività, "perché è impossibile farne a meno!"

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