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I 5 migliori Ristoranti Giapponesi di Torino (secondo noi)

Giovanni Angelucci

Siete appassionati di cucina giapponese, orientale, fusion e in continua ricerca dei migliori indirizzi? La cucina nipponica è una delle più apprezzate al mondo ma questo forse lo sapevate già, altrimenti ora non stareste leggendo questo articolo: pesce, riso, carne, zuppe, noodles e numerose varianti dei piatti tradizionali. Non solo sushi e sashimi, vi suggeriamo alcuni locali capaci di esaltare le materie prime utilizzate (e i vostri palati) seguendo le tecniche del Sol Levante ma in chiave moderna, e a volte, mischiando diverse culture. Negli ultimi anni sono stati inaugurati molti ristoranti di questo genere a Torino ma si sa, spesso ci si imbatte in vere e proprie delusioni, dunque tenete a mente due consigli importantissimi: state alla larga dai numerosi “all you can eat” e fidatevi delle nostre raccomandazioni.

Ristoranti Giapponesi a Torino: 5 locali da provare

Kensho

In pieno centro di Torino il ristorante Kensho “The Way of Sushi” è, a parere di chi scrive e della critica gastronomica, la migliore realtà recente in fatto di cucina orientale fusion nella città sabauda. “Kensho è il cammino verso la completa illuminazione, il benessere e la pace dei sensi”, come dar torto a Max Chiesa, il ventiseienne italocinese che è riuscito a creare un tempio gastronomico esclusivo in cui apprezzare la più alta proposta orientale cittadina. Di giovane c’è solo l’età, compresa quella dell’intero staff composto da under 30, perché mangiando tra le mura di questo ristorante si ha l’impressione di trovarsi un locale ben rodato, dove tutto funziona senza sbavature e con una clientela sorridente e soddisfatta.

kensho milano

Una decina di leste mani orientali coordinate da Shaoyang Zhou, vi proporranno alcune delizie di un menù spassoso e creativo. Cominciate con i gyosa, ravioli ripieni di gamberi, pollo o verdure, con i carpacci del pesce più fresco sulla piazza o con una super tempura di verdure a forma di pizza tagliata a spicchi. Gunkan di ogni tipo (bigné al cucchiaio composti da pesce esterno e guarniti con tartare condita), mango tonno e cocco o salmone con tartare di salmone e philadelphia.

Da applauso la mini tartare di tonno, caviale e profumo d’arancia e la carne di razza wagyu con sale nero delle Hawaii, pepe bianco e germogli di shiso. Non dimenticate di assaggiare la cangiante proposta di sushi con una degustazione a cura dello chef. Grande chiusura con il Giardino zen: un semifreddo al matcha accompagnato da mini dorayaki con salsa ai lamponi, pistacchi e finto crumble di cioccolato bianco. Carta dei vini studiata con diverse etichette di sakè che i ragazzi di sala, sommelier certificati SSA (Sakè Sommelier Association) vi esporranno magistralmente.

Oinos

Seppur 100% italiano, abbiamo pensato che questo indirizzo non potesse mancare tra i migliori 5 ristoranti di Torino in cui mangiare del sushi come si deve. Nato nel 2012 da un’idea di Valerio Lo Russo, il titolare, già proprietario del Mare Nostrum di Torino, è un sushi-siciliano e da qui sushiliano.

sushiliano milano

Nella centrale Via della Rocca sorprende ed entusiasma proponendo percorsi che attraversano la cultura culinaria di tutta la penisola: il Piemonte con la robiola di Roccaverano, la Sardegna con la fregula, la Sicilia e il tonno di Mazara del Vallo, i ricci di mare freschi dalla Puglia, la carne di Chianina dalla Toscana, le canocchie alla marchigiana, i piatti vegetariani a base di mozzarella di bufala campana e tanto ancora.

La carta vincente è proprio l’idea, una sorta di nuova codifica dove trovare due culture lontanissime che nello stesso piatto sembrano esistere per vivere insieme.
Gli amanti del sushi potranno ordinare nighiri, roll, gunkan costruiti su abbinamenti della cucina siciliana come caponata, pesto trapanese o cipolla rossa di Tropea. Consigliata la degustazione di maki con cruda di fassone e pesto di rucola o mandorle, tonno e cipolla caramellata, salmone e pomodoro secchi, i nighiri con gamberi rossi di Sicilia, tonno, pesce spada dei nostri mari, conditi oltre che con soia, wasabi o zenzero, anche con olio extravergine di oliva, succo di agrumi, pomodori secchi di Trapani e olive taggiasche. In più una carta dei vini ben fatta con cui divertirsi negli abbinamenti.

Wasabi

Lasciate i bambini a casa e fate in modo di non indossare proprio il paio di calzini bucati del vostro cassetto. Varcate la porta del Wasabi, toglietevi le scarpe (altrimenti restate fuori) ed immergetevi in una realtà parallela tutta giapponese. Niente fusion, nessuna innovazione. Gestione giapponese, cucina semplice, vera e di qualità. Le gentilissime cameriere in kimono vi accompagneranno al “tavolo” che hanno riservato per voi (prenotate in anticipo), mangerete a terra sul tatami, proprio come in Giappone. Menù molto ricco, dai classici mix di sushi e sashimi alle specialità della casa.

wasabi torino

Provate l’anguilla arrosto ma se volete assaggiare diversi piatti potete optare per il menù degustazione. Notevoli anche il yakiniku, manzo saltato in padella con vivace salsa di soia e verdure, il sukiyaki, carne e verdure lesse con soia e zucchero, il tendon squisita tempura servita su ciotola di riso, e l’insalata di polpo. Gustoso il dessert, un tortino al vapore con gelato al the verde. Sushi e sashimi ovviamente presenti e di livello ma qui è giusto concentrarsi anche su altri piatti della tradizione giapponese proposti da Wasabi.

Kido-ism

Il ristorante Kido-ism si trova nell’elegante quartiere della Crocetta e scegliendolo si sceglie un viaggio, quello dello chef giapponese Takashi Kido. Lui cucina la sua vita e i suoi luoghi, Giappone, Spagna, Torino. Materie prime diverse e selezionate si incontrano e convivono negli stessi piatti con equilibrio: alghe, ragù, salse e carne di Fassona. Chef Kido nasce nel 1975 a Shimonoseki in Giappone, cresce e impara a Kyoto, lavora dieci anni a Madrid e dal 2010 è a Torino con la sua interessantissima formula in cui offre la sapiente fusione tra la cucina mediterranea e quella asiatica.

kido milano

Trovare il suo racconto personale in ogni piatto è davvero divertente: il filetto d’anatra con salsa di miso dolce, yuba fritta e neve di cetriolo, e le cozze croccanti in pasta katafi con maionese piccante e schiuma di birra, da soli valgono la visita. Tra i primi gli gnocchetti di taro con brodo denso di ragù di galletto, come secondo il secreto di maiale iberico al wok con salsa agrodolce e crema di sedano rapa. Inoltre a disposizione diverse soluzioni per percorsi enogastronomici scelti dallo chef. Buon viaggio

Shizen

Shizen significa “natura” o “naturale” e al civico 6 di Via Thovez sembra quasi che andar via ogni volta dal ristorante più che soddisfatti sia proprio naturale. Posizionato ai piedi della collina torinese, è riuscito negli anni a diventare un punto di riferimento per la città, soprattutto per quella parte un po’ à la page che ormai è habitué. D’estate poi lo si apprezza ancor di più con lo spazio esterno in cui cenare conciliati da luci soffuse e colori tenui, non che la sobrietà e i toni leggeri della sala interna non siano altrettanto gradevoli, ma vista la stagione è il caso di usufruirne.

Shizen torino

Tutti conoscono il ristorante Shizen, forse meno conoscono alcuni degli speciali piatti presenti nel menù. Alla voce “oriental tapas” scegliete tra involtino orientale con granchio, verdure, foglia di lattuga, menta e mayo o la mini tartare di salmone e branzino, con salsa ponzu e filanges di pasta fillo. Tra i sushi creativi valida è l’acciuga roll (acciuga stagionata, avocado, philadelphia e prezzemolo essiccato) o lo yuzu roll (branzino, avocado, lattuga, mayo e fiocchi di yuzu), ma anche gli spaghetti al tè verde con gamberi, zucchine e manioca. Se la vostra passione è la cucina orientale, questo è sicuramente un indirizzo da provare.

E i vostri migliori ristoranti giapponesi di Torino quali sono?

Giornalista e gastronomo, collabora con numerose riviste e quotidiani che si occupano di cibo e viaggi tra le quali spiccano La Stampa, Dove e la Gazzetta dello Sport. I suoi piatti preferiti sono gli arrosticini (ma che siano di vera pecora abruzzese) e gli agnolotti del plin con sugo di carne arrosto. Dice che in tavola non può mai mancare il vino (preferibilmente Trebbiano Valentini o Barbaresco Sottimano).

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