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Pasto domestico a Torino: l’assessora cosa ne pensa?

Matteo Garuti

La questione del pasto domestico a Torino è stata vissuta e dibattuta con fin troppa acrimonia, sull’onda di una ribalta mediatica senza precedenti. Ultimamente abbiamo approfondito molto la vicenda, dando spazio a diversi punti di vista, fra i quali quello dell’avvocato che ha sostenuto la rivendicazione per il diritto al pasto da casa e quello del vicepresidente dell’associazione dei presidi. Per avere un quadro completo, abbiamo interpellato Federica Patti, assessora all’Istruzione del Comune di Torino, che in questa seconda parte dell’intervista si esprime sull’aspetto economico e istituzionale della vicenda, oltre a valutare il ruolo dell’opinione pubblica. Nella prima parte dell’intervista, l’assessora ha illustrato e motivato la posizione del Comune di Torino.

Pasto domestico a Torino: Comune e Ministeri

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Federica Patti precisa la posizione del Comune sul pasto domestico a Torino rispetto a quella assunta dal Ministero dell’Istruzione e dall’Ufficio scolastico regionale. “La nostra posizione è identica a quella dell’Ufficio scolastico regionale, abbiamo presentato ricorso praticamente insieme. La questione del pasto da casa a settembre è stata discussa anche all’ANCI (Associazione nazionale dei Comuni italiani, ndr), oltre a essere sottoposta al Ministero della Sanità e al Ministero dell’Istruzione. Finora i ministeri non si sono espressi e credo che tutti attendano la pronuncia della Corte di Cassazione, che non sarà immediata.”

Come conferma l’assessora Patti, l’incertezza sul pasto da casa va risolta a livello nazionale. “Fino a quando non ci sarà un giudizio definitivo, non credo che si potrà risolvere la questione del pasto domestico, a Torino come altrove. Il MIUR potrebbe trovare una soluzione risolvendo l’incongruenza sul tempo scuola, considerato educativo anche se il servizio è a domanda individuale. La protesta, peraltro, si innesta anche su questo problema, che comunque, a mio avviso, prima o poi sarebbe emerso.”

Nelle scuole private niente pasto da casa

L’assessora prosegue con una puntualizzazione che può far riflettere. “Parlando del pasto domestico a Torino, faccio notare la contraddizione che si presenta se pensiamo a quello che accade nelle scuole private, dove non si può portare il cibo da casa. Al limite è consentito uscire al momento del pranzo per poi fare rientro. Il pubblico si deve far carico di attuare un progetto specifico sul singolo, cosa che non accade nemmeno nel privato. Quindi, a mio avviso e come linea guida, sarebbe preferire risolvere un desiderio privato in maniera collettiva, come già avviene in altre situazioni, pensiamo ad esempio alle diete specifiche. Anche questo è un aspetto che mi lascia perplessa. Lo sforzo di adeguare un sistema a queste nuove richieste, nel giro di pochissimo tempo, mette in grave crisi d’identità la scuola e tutti gli attori coinvolti.”

La mensa a Torino costa troppo?

mensa scuola

L’assessora Patti chiarisce la questione delle tariffe, aspetto fondamentale per chi richiede il pasto domestico a Torino. “Le tariffe a Torino sono troppo alte, questo è indubbio. Ma è bene specificare che non è alto in sé il costo del pasto, che è di circa 4,60 €, ma è la tariffa finale che le famiglie (nelle fasce Isee più elevate) pagano a essere molto alta, perché è molto elevata la quota di costi indiretti che queste vanno a coprire. Le ragioni, in questo caso, andrebbero chieste all’amministrazione precedente. Io nel 2013 sono stata la prima firmataria di una petizione in cui, come Coordinamento Genitori, chiedevamo conto della somma richiesta dal Comune, per cui mi sento molto serena da questo punto di vista.”

La riduzione delle tariffe delle mense è un obiettivo dell’amministrazione torinese, anche se le esigenze di bilancio possono rappresentare un ostacolo. “Il nostro obiettivo è quello di venire incontro alle esigenze delle famiglie abbassando la tariffa, ma purtroppo non sempre la situazione di bilancio che ci si trova a gestire permette di agire di conseguenza. Tuttavia, se anche non riusciremo a farlo nel breve termine, nel medio termine avvieremo una serie di azioni per arrivare in maniera frazionata ad abbassare la tariffa, come prevede il nostro programma e la delibera programmatica che presenteremo a breve. Questo è un obiettivo prioritario, perché credo che non ci sia alternativa. Ritengo che non sia corretto far pesare alcuni costi della città sui cittadini con i figli che pranzano nella mensa scolastica. Credo che la città nel suo insieme, e non solo le famiglie utenti, debba contribuire di più sulla mensa, come avviene in altre città, come Roma o Milano.

Pasto domestico a Torino: il risparmio spesso non c’è

L’assessora Patti critica la scelta di abbandonare la mensa scolastica per cercare un risparmio che spesso non si verifica. “Non è vero che abbandonare la mensa significa per tutti risparmiare, e fa tristezza che questa scelta ricada soprattutto sui bambini delle famiglie più in difficoltà, che finiscono per non avere un’alimentazione adeguata. Con le fasce ISEE (Indicatore della situazione economica equivalente, ndr) le famiglie meno abbienti possono accedere alla mensa scolastica beneficiando di tariffe agevolate, una situazione a mio avviso preferibile rispetto al pasto da casa. Fa rabbia che le ricadute negative del pasto domestico gravino proprio sulle fasce più deboli. È una grossa disparità, non solo economica ma anche di opportunità.”

La qualità è scarsa o conta il prezzo?

L’assessora si esprime anche sull’aspetto qualitativo dei pasti offerti dalle mense scolastiche. “So che la qualità delle mense può migliorare, sono la prima a dirlo. I miei figli mangiano alla mensa tutti i giorni, ma non credo di attentare alla loro vita… Sono consapevole che il pasto delle mense, che spesso è veicolato, non è particolarmente apprezzato. Tuttavia è la percezione del costo a pesare, probabilmente se lo stesso pasto costasse di meno non ci sarebbe discussione sul pasto domestico. A Torino il problema non sta tanto nella qualità del prodotto, perché dietro al servizio mensa c’è un’attenzione e un lavoro approfondito, già avviato dall’amministrazione precedente. Bisognerà lavorare su una mediazione fra pasto veicolato e appetibilità del cibo.”

Con il pasto da casa l’alimentazione peggiora

panino scuola

Toccando l’aspetto nutrizionale, Federica Patti si esprime negativamente sul pasto domestico a Torino. “Sicuramente il pasto da casa per molti determina un peggioramento sul piano nutrizionale, anche se dipende sempre dai diversi casi. Tuttavia, non è detto che la famiglia più abbiente fornisca un pasto migliore al bambino. Ricordiamoci, comunque, che si tratta sempre di pasti freddi. Ci sono problemi di conservazione e di appesantimento degli zaini, di cui spesso ci si dimentica. I bambini, che già si devono portare zaini molto pesanti, con il pasto da casa sono gravati di un altro peso, che il giorno in cui si fa educazione fisica o educazione tecnica aumenta ulteriormente. Come detto, si accentuano le differenze fra i bambini, un aspetto molto negativo.”

Pasto domestico a Torino: l’opinione pubblica

Secondo l’assessora Patti la netta maggioranza dell’opinione pubblica preferisce la mensa scolastica al pasto domestico. “A Torino c’è una maggioranza silenziosa favorevole al servizio mensa, che è attiva pur mantenendosi pacata nei toni. Questi genitori hanno organizzato una petizione pro mensa e sono contrariati dal fatto che una parte minoritaria ostile alla mensa – circa il 10% – ha avuto un risalto mediatico tale da influenzare le istituzioni. Senza la risonanza mediatica data soprattutto dalla carta stampata, probabilmente non si sarebbe arrivati a questa situazione.”

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Nella vicenda del pasto domestico a Torino, la ribalta mediatica ha giocato un ruolo decisivo, come puntualizza l’assessora. “Dal mese di agosto a Torino l’attenzione sull’argomento è stata quasi quotidiana, soprattutto mettendo in risalto la libertà di scelta. Io mi chiedo come e perché una vicenda importante ma non centrale possa aver occupato la scena mediatica così tanto e così a lungo. Questo ha condizionato non tanto l’opinione pubblica, che secondo me è rimasta favorevole alla mensa, ma la minoranza più chiassosa, che si è giovata di questa ribalta, costringendoci a rispondere spendendo molte più energie di quante in realtà la questione dovrebbe richiederne.”

Possibili sviluppi e soluzioni

Anche l’assessora Patti fatica a prevedere gli sviluppi e la possibile soluzione rispetto al pasto da casa nelle scuole. “Anch’io mi chiedo quale esito potrà avere questa vicenda, è una domanda che mi faccio molto spesso. Bisognerà ragionare a livello nazionale, al momento non posso dare una risposta certa, perché come tutti non riesco a capire quali saranno le variabili che peseranno di più e come potrà evolvere la questione su scale nazionale.”

Per approfondire il tema del pasto domestico, a Torino e non solo, oltre alla prima parte dell’intervista all’assessora Patti, può essere interessante leggere i nostri precedenti articoli, incentrati sull’aspetto educativo, pratico e nutrizionale di questa scelta. Abbiamo anche intervistato l’avvocato che ha sostenuto la rivendicazione del diritto al pasto da casa e il vicepresidente dell’associazione dei presidi, oltre a proporre un’infografica sui pro e i contro che si possono determinare abbandonando la mensa.

Matteo è nato a Bologna e vive a San Giorgio di Piano (Bo), è giornalista, sommelier e assaggiatore di olio d'oliva, ha collaborato con il Dipartimento di Scienze e Tecnologie agro-alimentari dell'Università di Bologna. Per Il Giornale del Cibo si occupa di attualità, salute, cultura e politica alimentare. Apprezza i cibi e le bevande dai gusti autentici, decisi e di carattere. A tavola ama la tradizione ma gli piace anche sperimentare: per lui in cucina non può mancare la creatività, "perché è impossibile farne a meno!"

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