panino da casa

Pasto a scuola portato da casa: la salute ci guadagna?

Matteo Garuti
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    Il tema del diritto al pasto a scuola portato da casa continua a destare l’interesse dell’opinione pubblica e dei media, da tempo ce ne stiamo occupando. Stavolta abbiamo deciso di considerare la questione dal punto di vista della nutrizione e della qualità dei pasti. Per questo motivo abbiamo interpellato il professor Enzo Spisni, fisiologo della nutrizione dell’Università di Bologna.

    Pasto a scuola portato da casa: l’aspetto nutrizionale

    Il professor Spisni esprime un giudizio sulla rivendicazione del pasto a scuola portato da casa, considerando alcuni aspetti che in genere vengono posti in secondo piano. “Io ho seguito diversi corsi rivolti ai bambini e ai genitori delle scuole materne ed elementari, inoltre, ho un figlio che va alle elementari e vedo cosa mangiano i bambini a queste età. Per queste esperienze dirette, credo che mediamente il pasto a scuola portato da casa rappresenti un passo indietro. Portarsi qualcosa da casa nel novanta per cento dei casi determina un peggioramento dal punto di vista della nutrizione. Sicuramente potranno esserci i casi in cui in famiglia c’è una particolare attenzione alla nutrizione salutare, che porterà a comporre un pranzo particolarmente equilibrato, fatto solo di cibi di altissima qualità, ma saranno davvero casi assolutamente minoritari. Quasi sempre il bambino con il pasto a scuola portato da casa ha con sé un panino. Rispetto alla varietà di alimenti che possono esserci nel pasto proposto da una mensa – che presuppone sempre una pianificazione e un controllo sul piano nutrizionale – è certamente un passo indietro.”

    panino bimbi

    Più panini e merendine?

    Enzo Spisni prosegue parlando dei possibili rischi nutrizionali del pasto a scuola portato da casa. “Per la maggior parte dei bambini portarsi qualcosa da casa significa mangiare un panino o un panino e un merendina. Questa scelta sarebbe sicuramente peggiorativa rispetto al pasto servito da una mensa, anche se la qualità della mensa non fosse particolarmente alta, aspetto che dipende dalle singole mense. È vero che ci sono esperienze non particolarmente positive di mense scolastiche, ma ci sono anche delle eccellenze. Come detto, le mense prevedono sempre un piano nutrizionale con un minimo studio della distribuzione dei macronutrienti, talvolta anche sull’apporto dei micronutrienti. In generale si tratta di piani bilanciati.”

    “Per questo motivo, io valuto male il pasto a scuola portato da casa, poi non si può escludere a priori che in qualche circostanza ci possano essere casi virtuosi. In linea teorica sarebbe possibile, se i genitori fossero particolarmente accorti e molto consapevoli, costruire un piano alimentare anche migliore e più equilibrato rispetto a quello della mensa scolastica. Si può fare, ma occorrono competenze e conoscenze, oltre al tempo e alla voglia di occuparsene.”

    Il problema della conservazione

    Nel pasto a scuola portato da casa possono presentarsi anche problemi di conservazione, a causa del tempo che i cibi trascorrono fuori dal frigorifero e in ambienti riscaldati. “Oltre a queste considerazioni, ovviamente c’è il problema della conservazione. Alcuni alimenti non sono adatti per il pasto a scuola portato da casa, perché per diverse ore vengono conservati nello zaino anziché in frigorifero. Dalla mattina presto, quando il cibo viene messo nello zaino, fino alla pausa pranzo, si possono avviare fenomeni di putrefazione e contaminazione microbica. Per chi non usufruisce della mensa scolastica, questo è un problema che si aggiunge e che non va trascurato.”

    Panino da casa

    Il rischio dell’abitudine

    L’abitudine a mangiare sempre le stesse cose è uno dei rischi più gravi e spesso sottovalutati del pasto a scuola portato da casa. Assecondare troppo i bambini nei loro gusti è negativo sia sul piano nutrizionale che su quello educativo in generale. Ecco cosa ne pensa il professor Spisni. “Nel pasto che si porta da casa c’è il grosso rischio dell’abitudine, con i bambini che tendono a mangiare sempre le stesse cose. Ad esempio, assecondare il bambino proponendogli troppo spesso un panino con i salumi perché sempre gradito è molto negativo sul piano nutrizionale. Salvo rari casi in cui il genitore è molto accorto e il bambino è ben educato, si tratta di un problema frequente da non trascurare. Sappiamo che in genere i bambini sono portati a mangiare molti alimenti poco salutari. Anche per questo motivo, salvo rarissimi casi, uscire dalla mensa scolastica è sicuramente un passo indietro nella qualità dell’alimentazione del bambino.”

    L’alimentazione deve essere completa e varia

    Spisni continua ponendosi a favore di un’alimentazione completa, avversando invece la tendenza che può portare a restringere la gamma di alimenti e nutrienti nella dieta dei più piccoli. “Uno dei rischi più rilevanti del pasto a scuola portato da casa è la restrizione degli alimenti e dei nutrienti. In generale, i bambini tendono a fissarsi sui cibi che piacciono di più, dalla merendina al panino, e i genitori tendono ad assecondarli molto in questa scelta, chiudendoli all’educazione e alla varietà dell’alimentazione, che invece è fondamentale. Il bambino va educato a mangiare la frutta, la verdure e tutte quegli alimenti che normalmente tende a scartare. Ad esempio è normale che un bambino sia più portato a mangiare un panino col salame anziché un cous cous con le verdure. È comprensibile, però sta nell’educazione del bambino e nella saggezza del genitore proporre periodicamente cibi diversi. Se per una volta il bambino rifiuta un determinato alimento, non significa che non lo mangerà mai più per il resto della vita, può semplicemente indicare una situazione passeggera.”

    “È molto importante educare alla varietà dell’alimentazione, al fatto di mangiare tante cose diverse tutti i giorni. Invece noto che i genitori tendono – insieme ai bambini – a chiudersi verso un imbuto nutrizionale, verso pochi elementi ripetuti all’infinito. Questo è il più grosso errore che si possa fare.”

    pranzo bimbi

    Le possibili carenze nutrizionali

    Spisni mette in guardia dalle possibili carenze nutrizionali che una dieta troppo ristretta e monotona può causare ai bambini, perpetrandosi nel pasto a scuola portato da casa. “Un pediatra mi diceva che nei ragazzi nell’età dell’adolescenza capita di riscontrare spesso delle anemie. Queste anemie non sono causate dalla mancanza di carne – quella non manca praticamente mai – ma da carenza di vitamine e in particolare di folati, contenuti nelle verdure. Si tratta di problemi anche di carattere clinico dovuti a un’alimentazione troppo monotona e incompleta. I genitori devono sforzarsi nell’educare i propri figli a mangiare un po’ di tutto, perché altrimenti i bambini finiscono per mangiare sempre gli stessi cibi, in genere ricchi di zuccheri e grassi. Queste abitudini inoltre favoriscono enormemente l’obesità infantile che, proprio nel nostro paese, è una nota particolarmente dolente.”

    I soliti eccessi di zuccheri

    “Per quanto riguarda l’eccessivo consumo di zuccheri, molto si potrebbe dire sulle bibite zuccherate – succhi di frutta inclusi – e sulla loro diffusione nelle abitudini alimentari. Quante volte si sente dire ‘Mio figlio non mangia frutta, però beve molti succhi di frutta.’ Frutta e succhi di frutta sono alimenti totalmente differenti. Capita spesso che i genitori alle feste dei figli riempiano i tavoli di bibite zuccherate e gassate. Poi però le bibite sono rigorosamente senza caffeina, perché la caffeina fa male, mentre lo zucchero va benissimo… Questo è quello che succede di solito. Il consumo eccessivo di zuccheri è molto dannoso e deve essere controllato, se teniamo veramente alla salute dei nostri figli.”

    Per approfondire il tema del pasto a scuola portato da casa, può essere interessante leggere i nostri precedenti articoli, incentrati sia sull’aspetto educativo che pratico. Recentemente abbiamo anche intervistato l’avvocato che ha sostenuto la rivendicazione del diritto al pasto da casa e abbiamo proposto un’infografica sui pro e i contro di questa scelta.

    Matteo è nato a Bologna e vive a San Giorgio di Piano (Bo), è giornalista, sommelier e assaggiatore di olio d'oliva, ha collaborato con il Dipartimento di Scienze e Tecnologie agro-alimentari dell'Università di Bologna. Per Il Giornale del Cibo si occupa di attualità, salute, cultura e politica alimentare. Apprezza i cibi e le bevande dai gusti autentici, decisi e di carattere. A tavola ama la tradizione ma gli piace anche sperimentare: per lui in cucina non può mancare la creatività, "perché è impossibile farne a meno!"

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