orti-urbani

Orti Urbani: Coldiretti e i personal trainers della terra

Adriana Angelieri

Sono un efficace antidoto contro la fame nel mondo, la cattiva alimentazione, e si diffondono a macchia d’olio. Torniamo a parlarvi di urban farming, e per la precisione di orti urbani: appezzamenti di terra che il comune affida a gruppi di cittadini per la coltivazione di prodotti agricoli.
Un trend al quale l’Italia non fa eccezione: ce lo dice Coldiretti, che soddisfatta delle nuove abitudini nazionali ha ideato un progetto per sostenerle: la rete Orti Urbani.

Orti urbani italiani: i dati di Coldiretti
Che “siamo quel che mangiamo”, gli italiani sembrano finalmente averlo capito. I prodotti freschi della terra tornano ad affollare le nostre pentole, e tornano ad essere un vizio sano a cui non vogliamo rinunciare, nonostante i loro costi siano non sempre democratici.
Ed ecco spiegata la moltiplicazione di orti destinati all’ ”uso personale”. Ma quanti sono sono esattamente?

Sulla base dei dati Istat, Coldiretti conclude che dal 2011 al 2013, il numero degli orti urbani presenti nello stivale è triplicato, arrivando a 3,3 milioni di metri quadri coltivati. In questo “ritorno alla zappa” la crisi gioca probabilmente un ruolo molto forte, ma se questo serve a farne un’opportunità, ben venga: il dato ci piace.
Un po’ di meno ci piace il fatto che l’81% sia concentrato nei comuni settentrionali, con Torino, Bologna e Parma in testa, mentre solo un’insignificante percentuale coinvolge le terre più calde, ancora poco sensibili all’argomento.

Coldiretti a servizio degli urban farmers: la rete Campagna Amica
Entusiasta di questa esplosione di pollici verdi, Coldiretti sostiene, dal 2008, la creazione di nuovi orti, mediante la Fondazione Campagna Amica. L’iniziativa ha lo scopo di sostenere l’agricoltura italiana, facendo leva su tre aspetti: vendita diretta, turismo, ecosostenibilità.
Per farlo porta avanti diverse iniziative, tra le quali rientra Orti Urbani, progetto nato per aiutare i “neo-ortaioli urbani”, accompagnandoli per mano nella “costruzione” di un orto. Come? Attraverso una rete di “personal trainer” della terra che offre loro consigli pratici e assistenza.

Personal trainer dell’orto: un nuovo mestiere alla ribalta
Il “candidato ideale” è un imprenditore agricolo, un suo coadiuvante, un tecnico agronomo o un pensionato. L’importante è che la figura in questione abbia contatti con aziende vivaistiche, in modo da poter essere d’aiuto a chi richiederà la sua consulenza fornendo piantine, o mezzi tecnici utili alla coltivazione. Una figura che opera gratuitamente nel caso di interventi occasionali, ma che richiede (giustamente) un compenso nel caso di interventi strutturati.
Il che equivale ad un doppio vantaggio: garanzia di riuscita per gli ortaioli che aderiscono alla campagna, e perchè no? Nascita di una nuova professione.

Come aderire al progetto Orti Urbani?
Basta sottoscrivere un vademecum di comportamento, ovvero il decalogo che ogni ortaiolo della rete deve rispettare, per poi compilare la scheda di adesione: materiale che trovate sul sito di Campagna Amica.
Da quel momento, la consulenza di Campagna Amica all’ortaiolo è assicurata.

Siciliana trasferita a Bologna per i tortellini e per il lavoro. Per Il Giornale del Cibo revisiona e crea contenuti. Il suo piatto preferito può essere un qualunque risotto, purché sia fatto bene! In cucina non devono mancare: basilico e olio buono.

Lascia un commento