opzione vegetariana nelle mense portoghesi

Le mense del Portogallo inseriscono per legge un menù vegetariano

Elena Rizzo Nervo

Se prima essere vegetariano o vegano a Lisbona non era facile per la mancanza di alternative, come abbiamo visto raccontandovi dei ristoranti vegetariani migliori d’Europa, da qualche tempo le cose sono cambiate. Il Parlamento portoghese, infatti, ha approvato una legge che obbliga ad includere almeno una scelta vegetariana in tutte le mense pubbliche del paese. Si tratta, nel suo piccolo, di una vera rivoluzione e di una notizia destinata a far parlare di sé. Perché questa norma interesserà ospedali, mense aziendali e scolastiche, carceri, insomma, la società, di cui la politica, sembra avere intercettato nuove esigenze e nuovi costumi. Cerchiamo, allora, di capire meglio cosa dice la legge sull’opzione vegetariana nelle mense portoghesi, per proporre un ragionamento e un dibattito, anche nel nostro paese.

Una legge nuova, da tutti i punti di vista

Al di là del tema certamente di moda, la legge portoghese fa notizia, per alcuni aspetti peculiari che la rendono davvero innovativa:

  1.    si tratta di una legge, non di linee guida o raccomandazioni. Offrire un’opzione vegetariana, dunque, non è più una scelta, ma un obbligo, per tutti.
  1.    è una norma nazionale, che ricade sul settore pubblico, quasi a mostrare come sia un’esigenza della società, trasversale a tutti i settori e a diverse tipologie di cittadini (per età, per vissuto, per condizione)
  1.    è una legge che nasce “dal basso”, su pressione popolare, dopo la raccolta di circa 15.000 firme con una petizione.

Portogallo: menù vegetariano nelle mense pubbliche: come è andata?

L’Associazione Vegetariana Portoghese, infatti, aveva promosso una petizione pubblica per chiedere al Parlamento di “colmare lacune evidenti, nei sistemi scolastici e negli ospedali”. In particolare l’Associazione riscontrava un gap tra l’offerta dei menù e le esigenze di molti studenti universitari, o dei genitori dei bambini delle scuole, frustrati per la mancanza di un’opzione vegetariana nelle mense portoghesi. Uguale discorso per gli ospedali nei quali, accusava l’associazione “non viene rispettato il diritto alla diversità di scelte”. Se volessimo trovare un altro aspetto innovativo in tutta la vicenda potremmo indicare i tempi: dopo il grande successo della petizione, infatti, le firme con la proposta di legge sono state depositate in Parlamento a marzo 2016 e oggi, dopo poco più di un anno, la proposta è legge, con tanto di manuale redatto dal Programma Nazionale di Promozione della Sana Alimentazione, contenente le linee guida per una dieta vegetariana sana. Visto dall’Italia lo scenario, di qualunque legge si parli, sembra quasi onirico. Se l’iter della legge e la partecipazione democratica dei cittadini sembrano rappresentare gli aspetti più positivi della vicenda portoghese, ci interessa soprattutto analizzare la legge nel merito.

Diversificare i menù per tutti: opportunità e criticità

L’Associazione Vegetariana Portoghese sul proprio sito ha festeggiato la grande vittoria definendola “la fine della discriminazione nei confronti di migliaia di studenti, famiglie, dipendenti pubblici e carcerati”. La legge sull’opzione vegetariana nelle mense portoghesi, riguarda tutte quelle del Paese e prevede un periodo di transizione di sei mesi in cui le realtà della ristorazione pubblica potranno adeguare i propri servizi alla novità. È qui potrebbero nascere le prime difficoltà. Sappiamo che, anche in Italia, le linee guida per la ristorazione collettiva, ad esempio quella scolastica, indicano di rispettare le esigenze dei bambini e delle famiglie, prevedendo dei menù dedicati non solo a intolleranze e allergie, ma anche in base a scelte personali, di carattere etico o religioso. Tuttavia, da noi, in particolare riguardo la dieta vegana ai bambini, non sono mancate le polemiche.

Il tema, è effettivamente delicato, soprattutto quando coinvolge le fasce di popolazione più deboli, come bambini, donne in gravidanza o allattamento, persone ricoverate in ospedale. Un’alimentazione vegetariana o vegana va bene per tutti? Ci sono controindicazioni per la salute? In che modo e fino a che punto il settore pubblico può e deve adattarsi alle singole scelte private? L’introduzione di sempre più opzioni di menù è sostenibile dal punto di vista procedurale, organizzativo ed economico? Queste sono alcune delle principali domande sul tavolo del dibattito. Vediamo allora di contribuire alla discussione, spostandola in Italia, ricordando i pareri degli esperti intervistati alcuni mesi fa sul menù vegano a scuola.

Niente alimenti di origine animale nelle mense: alcune precisazioni

Innanzitutto, partiamo da un dato, ovvero quello fornito dall’ultima ricerca Eurispes che evidenzia come il numero dei vegani italiani sia triplicato nell’ultimo anno. Così come parallelamente cresce l’offerta, in Italia, come nel resto d’Europa, di ristoranti vegani o vegetariani e di street food vegano, insieme alla domanda di figure professionali sempre più specializzate nelle nuove tendenze alimentari (intolleranze comprese), come abbiamo visto raccontandovi dello chef salutistico. Si tratta di trend che mostrano che sta cambiando davvero qualcosa nelle abitudini alimentari delle persone, oggi sono sempre più attente alla correlazione tra cibo e salute, ma anche all’impatto delle loro scelte sull’ambiente e sugli animali. In un tale contesto è evidente che la ristorazione collettiva giochi un ruolo importante, dal momento che fornisce pasti e, in qualche modo, si prende cura di moltissime persone in diversi settori.

Il menù vegano a scuola bocciato dagli esperti

Per quanto riguarda le mense scolastiche, se la scelta vegetariana sembra ricevere il bene placet anche della comunità scientifica, che la considera un’opzione salutare, se seguita con i giusti accorgimenti, non è così per il regime vegano. Infatti, come vi abbiamo raccontato parlando, ad esempio, delle mense scolastiche di Bologna, l’Asl e persino il prof. Franzoni, figura di spicco nella lotta ai disturbi alimentari, si erano dichiarati contrari all’introduzione del menù vegano per i bambini delle scuole elementari. La critica, condivisa anche dalla nutrizionista Sarah Giuffrè che abbiamo intervistato qualche tempo fa, è che un tale regime non sia adatto ai bambini, perché li esporrebbe al rischio di carenze nutrizionali e, sostiene Franzoni, potrebbe favorire lo sviluppo di disturbi del comportamento alimentare in persone predisposte.20


All’interno della ristorazione collettiva, quindi, sempre più orientata ad allargare l’offerta e sostenere la qualità, la scelta di un’opzione vegetariana nelle mense portoghesi sembra poter essere condivisa e riproposta, come spesso già avviene. Maggior prudenza, invece, sembrerebbe essere richiesta nei confronti di una dieta vegana, ancora più restrittiva, soprattutto per i bambini.

Il dibattito è aperto: fino a dove la ristorazione pubblica può assecondare le nuove richieste della società?

Anche la questione del panino a scuola si inserisce all’interno di questo tema e non sono pochi a dire no, come vi abbiamo raccontato anche recentemente parlando della sentenza di Napoli, dove il tribunale si è espresso contro il panino da casa a scuola, con argomentazioni che antepongono i diritti della collettività a quelli del singolo.

Giornalista pubblicista, Elena è nata a Bologna, dove vive e lavora. Per Il Giornale del Cibo si è sempre occupata di attualità, sana alimentazione e sostenibilità. Il suo piatto preferito é il Gâteau di Patate, "perché sa conquistare tutti, unendo gusto e semplicità". Per lei in cucina non può mancare una bottiglia di vino, "perché se c'è il vino c'è anche la buona compagnia".

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