Olio di palma

Olio di palma sì, olio di palma no?

Adriana Angelieri

Viviamo in tempi in cui il bombardamento d’informazioni di ogni tipo, genera una continua alternanza di aspettative e delusioni. La progressiva  e preoccupante incapacità di ritagliarsi il tempo per riflettere,  di confrontarsi con specialisti del settore e  di verificare l’attendibilità dei dati presentati, creano nel comune cittadino-consumatore un livello non trascurabile di disorientamento e timore, capace  d’innescare ricadute negative sulla salute. La diffusione dellolio di palma costituisce un esempio illuminante in tal senso.

Questo grasso vegetale, solido a temperatura ambiente, viene impiegato dall’industria alimentare per una serie di aspetti:

  • Costa meno di altri grassi e se consideriamo che a livello mondiale circa il 70% di quanto troviamo nei piatti è prodotto da 10 multinazionali, è facile intuirne il vantaggio per pochi.
  • Aumenta la consistenza e la palatabilità  del cibo facendolo irrancidire in tempi più lunghi
  • Infine, fuma (acroleina tossica) a temperature alte, e quindi è indicato per le fritture. Ma questa, tra i grassi, non è una sua esclusiva.

    Olio di palma

La sua scelta è per lo più motivata dal tentativo di contrastare la progressiva presenza di acidi grassi trans nei prodotti industriali (piuttosto frequenti), veramente pericolosa per la nostra salute. Si formano quando si utilizzano oli non di qualità, in cui si inseriscono atomi d’idrogeno (idrogenazione) per renderli più consistenti. L’olio di palma non contiene questi grassi trans. Contiene però acidi grassi saturi, sicuramente pericolosi per la salute se assunti in quantità eccessiva, ma recentemente parzialmente riabilitati  dalle maggiori associazioni scientifiche mondiali, a dimostrazione di come la scienza debba essere maneggiata con estrema sapienza. Un etto di olio di palma contiene circa 49 g di questi grassi saturi, contro i 40 del lardo e i 51 del burro. Tra questi ac.grassi è fortemente presente l’acido palmitico (con 16 atomi di carbonio) implicato nella patologia cardiovascolare.

Altri aspetti da considerare sono:

  • quello relativo alla sicurezza alimentare, perché nel grasso è più facile si concentrino sostanze tossiche usate in agricoltura e con una certa disinvoltura nelle terre di coltivazione della palma
  • quello relativo al processo chimico di interesterificazione, in cui l’olio di palma viene utilizzato frequentemente e che serve per creare nuovi grassi, senza l’obbligo legislativo di riportarli in etichetta.
  • quello ambientale, in cui si rischia di creare uno squilibrio dell’ecosistema per una non necessità umana, visto che l’olio di palma non è così indispensabile.

A tal proposito, vale la pena sottolineare come il fine primario del cibo sia quello di finire in bocca per nutrire e solo poi anche per soddisfare un indubbio piacere. Il messaggio che sta passando ai più è però quello di sperimentare sempre più le nuove formulazioni gastronomiche per trarne la maggiore soddisfazione, in barba all’ipocrita assunto della salute prima di tutto. E allora olio di palma si o no? Né si né no; certamente non è pericoloso in piccole quantità, ma lo è se si eccede. E considerata la progressiva diffusione, è un ipotesi realistica. Non dimentichiamo che oggi la principale responsabilità ricade sul consumatore sempre più lontano da un corretto comportamento alimentare, in gran parte a causa delle tentazioni alle quali viene sottoposto.

Riflettere in primis su questo aspetto: abituarsi a leggere con attenzione le etichette, interiorizzare il motto ” poco ma buono”(in termini di qualità, specie nutrizionale), controllare il proprio peso e la dimensione della pancia, sono gli unici efficaci strumenti di difesa a nostra disposizione per vivere in maniera sana.

Prof. ac Lucio Lucchin
Direttore UOC di Dietetica e Nutrizione Clinica Comprensorio San. di Bolzano
Past-President ADI

 

 

prof. Lucio Lucchin

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fonte immagine: altoadige.gelocal.it

Olio di palma: aggiornamenti

Ad un anno da questa intervista solo molti gli aggiornamenti sulla tematica olio di palma. Tra le novità più significative c’è la notizia del rapporto dell’EFSA che lancia l’allarme su una possibile cancersoità dell’olio di palma: ecco l’articolo.

Leggete anche l’intervista all’agronomo ed ex docente universitario dell’Università di Teramo Marino Giorgetti.Iscriviti alla newsletter

Olio di palma e altri oli vegetali: approfondimenti

Su richiesta dei nostri lettori abbiamo fatto degli approfondimenti dedicati anche agli altri oli di origine vegetale per fornire informazioni sulla loro provenienza, salubrità e sostenibilità ambientale:

Olio di palma: le liste di prodotti senza

Su richiesta dei nostri lettori abbiamo creato altre tre liste di prodotti senza olio di palma divise per categoria merceologica:

Siciliana trasferita a Bologna per i tortellini e per il lavoro. Per Il Giornale del Cibo revisiona e crea contenuti. Il suo piatto preferito può essere un qualunque risotto, purché sia fatto bene! In cucina non devono mancare: basilico e olio buono.

3 risposte a “Olio di palma sì, olio di palma no?”

  1. andrea ha detto:

    Questo è un articolo intelligente che aiuta a capire e non fa terrorismo, complimenti.

  2. Valeria ha detto:

    Avrei una domanda. In Inghilterra dove vivo attualmente e’ molto popolare l’olio di cocco per uso domestico (alimentare e per cosmesi). Molte persone qui sostengono che sia ideale per la frittura e cottura ad alte temperature mentre inorridiscono all’idea di cuocere con l’olio d’oliva. Hanno ragione? Che differenza c’e’ tra olio di cocco e olio di palma (dato che anche quello di cocco e’ solido a temperature ambiente e proviene dale palme?)

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