Invitare a cena un Romano

5 Cose da non fare se invitate a Cena un Romano

Silvia Trigilio

Se avete pensato di invitare a cena un romano, a regà, state già ‘nfognati. Perché pure se ve sete vennuti l’anima non è detto che farete un figurone, anzi, aspettatevi di pija ‘sto palo.
Con i suoi 2769 anni di storia, er Colosseo, er Cupolone, i Fori Imperiali, gli artisti di piazza Navona e la pizza ar taglio dello Zozzone, l’amatriciana, la gricia, la carbonara, la pajata, la coratella coi carciofi, i carciofi alla giudia, i carciofi alla romana, la cacio e pepe, er filetto de baccalà, er supplì, la pizza ar taglio, il panino di Testaccio, il panino con la porchetta de Er Buchetto e tutta la miriade di primati storici, artistici, spirituali e commestibili che rendono Roma Caput Mundi…, se avete pensato davvero che invitare a cena un romano sia un’impresa da poco Nun ve bagnate la capoccia che ve se gonfia la segatura (non siete dotati di una grande intelligenza).
Piuttosto, preparatevi ai suoi commenti laconici, e nun v’azzardate a fare una delle 5 cose qui sotto elencate, ché se j’e parte ‘a brocca ve apre come ‘na sdraio e ve chiude come ‘na graziella…

Er Buchetto

Fonte immagine: tripadvisor.com

Invitare a cena un Romano: 5 cose da non fare

1. Non parlare di calcio se non sai se è aquilotto o lupacchiotto

Come per il pescarese, il catanese, e per il 98,5% degli italiani, per lui il calcio è una cosa seria, ma attenzione, prima di abbandonarvi a commenti sul campionato, chiedetegli dov’è nato. Non è legge, ma meglio che annà de notte, perché in linea di massima il romano:

  • Se è di Testaccio, tifa Roma
  • Se è di Garbatella, tifa Roma
  • In generale, se è di Roma sud, è facile che tifi Roma
  • Se viene da Pietralata, è un aquilotto
  • Da Prati, probabilmente è un aquilotto
  • Se in generale viene da Roma nord, è probabile che sia un aquilotto.

2. L’Amatriciana e la Gricia con la Pancetta

Amatriciana

Andiamo subito alle questioni serie. La Pancetta…, a regà, la Pancetta se invitate a cena un romano è fondamentale. L’Amatriciana nun se fa con la pancetta, se fa col guanciale.
La Gricia, se fa col guanciale.
‘A carbonara se po fa’ con la pancetta affumicata.

L’Amatriciana con la Pancetta è un insulto al genere umano, n-u-n  s-e  p-o’ f-a’! Perché se vi va bene du forchettate gliele dà pure per educazione, ma è più facile che sbrocchi e vi dica (giustamente): “a li mortacci tua! Ma che è sta pecionata? Ja’ a dai ar gatto ‘a matriciana co’ la pancetta! ”.

La morte sua poi (ma questo si sa…) sono i bucatini, altrimenti chiamati, dagli antichi osti romani, abbotta straccioni.
Insomma seguite i nostri consigli, fatelo sta’ na crema (rendetelo felice) e vedrete che co’ na sniffata se ne magna quattro.

3. L’aglio nell’Amatriciana e nella Gricia

Le ricette tradizionali non accettano l’aglio nell’Amatriciana e nella Gricia. Le varianti sono ammesse solo se potete permettervi di mettere Cracco dietro i fornelli. A lui forse potrebbe dire, per rispetto ed educazione, che l’aglio in camicia nella Gricia è da paura, ma dentro di sé, probabilmente, due o tre parole in rima all’anima de li morti sua gliele dedicherebbe lo stesso…

Cipolla Amatriciana

4. La Carbonara con la Panna

Con la Carbonara ci dovete andare piano, mica ve ne potete uscire buttandoci l’uovo sbattuto dentro!  C’è una proporzione tra bianchi e rossi che dev’essere rispettata: ce vanno più rossi che bianchi.  E non vi azzardate a pensare di farla con la panna, che una bestemmia culinaria come questa supera pure gli insulti alla madre… È ‘na cloaca proprio, e se vi dice “ma che te sei fumato le pagine gialle?” c’ha pure ragione!

E poi er grana, regà, er grana va bene con la pasta ripiena, va bene se te voi fa’ un risotto…ma sull’ Amatriciana e sulla Carbonara NUN CE VA: CE VA ER PECORINO ROMANO, possibilmente con la lacrima. Quello sì che je l’ammolla (funziona particolarmente bene…)!

Carbonara

5. Chiamare la pizza bianca “focaccia”

ché focaccia ce sarai te e tre quart da’a palazzina tua! Se chiama pizza bianca! A Roma è SACRA e attenzione, deve esse scrocchiar ella. Si poi la spacchi e ce metti dentro du fette de mortadella…è ‘na poesia! 

Pizza bianca

Fonte immagine: guideaurearoma.it

Infine: niente birra industriale e non ti offendere mai. Prendilo così, è ‘n tajo!

Mettetevi in testa che a Roma, ormai, pure i pachistani vendono birre della Madonna: non pensate quindi di potervene uscire con una birra industriale, ché se la birra non è artigianale fate proprio la figura dei pezzenti! Se poi volete riparare offrendogli uno spritz per aperitivo non sorprendetevi se gli si dipingerà in volto un’espressione di sdegno perché co ‘o spritz, lui, se fa i gargarismi se fa…

Birra Artigianale

Inoltre, state allo scherzo e prendete i suoi commenti caustici con l’ironia che meritano. Ma soprattutto, imparate a distinguere le considerazioni che indicano gradimento da quelle finalizzate a notificarvi che je siete calati (la sua considerazione nei vostri confronti è notevolmente diminuita). Vogliate quindi perdonare il riferimento ad espressioni scurrili, ma se volete conservare la sua amicizia ci sono cose che dovete assolutamente sapere. Nella fattispecie, se un romano, mangiando la pietanza che avete preparato vi dice “Eh sti ca**i” non illudetevi. Vi sta chiaramente dicendo che non ha gradito. Al contrario del commento enfatico “Me c**oni”,  che utilizzerà per esprimere il suo gradimento.

Infine, se mai doveste accorgervi che il vostro amico romano se magnerebbe ancora puro er ripieno de le budella (ha ancora un appetito tale da voler mangiare persino il cibo già digerito), o se dovesse chiedervi se avete cucinato co’ ‘a padella d’ospedale (intendendo che ciò che avete cucinato lascia alquanto desiderare…), addolcitegli la bocca co’ du belli maritozzi con la panna e passa la paura!

Secondo voi, c’è ancora qualcosa che dobbiamo sapere prima di invitare a cena un romano? Lasciateci i vostri suggerimenti in un commento!

 

 

 

 

Nata ad Augusta, in provincia di Siracusa, vive a Bologna, dove lavora per l'agenzia di comunicazione Noetica. È direttore responsabile de Il Giornale del Cibo, per cui si occupa di Food Innovation. Il suo piatto preferito è l'insalata di polpo, a patto che sia fresco e cotto bene, perché "è un piatto semplice che riesce a portarmi a casa senza prendere l'aereo". Per lei in cucina non possono mancare il limone, l'origano, l'olio buono e una bottiglia di vino bianco.

13 risposte a “5 Cose da non fare se invitate a Cena un Romano”

  1. Gianni ha detto:

    Me pare che ce sta tutto…

    ah no… me riccomanno… non è solo na questione de aquilotti o lupacchiotti… quella fra ROMA SUD e roma nord è proprio na questione genetica. Che in finale o sanno tutti che Roma va da Trigoria ar Colosseo… poi er resto è fighettolandia… ar massimo ce po’ sta un enclave pe er cupolone… ma gnente deppiù.

    Che artro… bè… l’abbacchio! no l’agnello… l’abbacchio porcoddue… e deve da esse scottadito.. no bollito… quello è fondamentale… e poi e poi… me pare basta tutto sommato… ah no! Fermete… Cicoria o broccoletti ripassati in padella ovvio, e le porpette fatte col lesso… no cor macinato… COR LESSO! Ok… TUTTAPPOSTO!

    (complimenti per l’articolo! da romano, ho riso di gusto! 😀 )

    • Dario ha detto:

      Il linguaggio è desueto e fa del romano una macchietta comica.
      Logicamente è frutto di una mancata conoscenza di Roma, un articolo scritto con i sentito dire.
      Succede quando chi scrive è siciliano e vive a Bologna.
      Come se io scrivessi di Bergamo guardando le Gag di Bertolino che interpreta il muratore bergamasco.
      Zero in pagella.

      • Silvia Trigilio ha detto:

        Ciao Dario, grazie per il tuo commento. Mi dispiace che lo stile non sia stato di tuo gradimento. Non avevo intenzione di fare del romano una macchietta comica, il tono usato è volutamente sarcastico, come stiamo facendo anche per altre città italiane. Riguardo l’attendibilità del contenuto, le mie origini e la mia residenza attuale: ho scritto l’articolo dopo aver consultato più di un romano. Ti va di segnalare le inesattezze che secondo te ci sono nel testo?

      • Pippo ha detto:

        Diresti lo stesso a Gabriella Ferri de Fatece largo. Ma che, sei de Montesacro? Sta pischella nun conosce Roma (forse) ma nun vojo sape’ come e quanti romani ha conosciuto in Sicilia o a Bologna, però l’ha conosciuti in cucina Io so’ romano e romanista, e me so sgansciato de risate.

      • Leonardo ha detto:

        in effetti, la versione che dà del romano oscilla tra De Sica e i personaggi minori dei film di Tomas Milian.

    • Silvia Trigilio ha detto:

      Grazie Gianni, mi fa piacere di averti fatto ridere. La prossima volta che cucini l’abbacchio scottadito e le polpette fatte col lesso, pensaci, e mandaci una bella foto su Facebook. Noi apprezziamo sempre! 😀
      A presto!

      • giulia ha detto:

        Ciao Silvia! Oltre a farmi venire una fame “della madonna” devo dire che mi hai anche fatta sorridere di gusto!
        Di solito, quando si parla di romani e di romanità si tende spesso a dipingerci come dei pagliacci egocentrici e sboccati, cosa che non ho trovato affatto in questo articolo, anzi, credo che tu abbia descritto un tipico romano ilare, ironico e puntiglioso sui suoi piatti tipici regionali! Ho trovato la lettura scorrevole, simpatica e leggera. Brava!
        I romani le battute le riservano di solito ai loro amici più stretti e parenti e difficilmente ( a meno che non si è dei cani ai fornelli oppure “je state sur cazzo”) insulterebbero, anche scherzosamente, chi per loro ha cucinato del cibo. Perchè a noi, spesso, “basta che ce fai magnà” e siamo contenti.
        P.S. il tuo romano è fantastico xD

        Bell’articolo, grazie!

        • Silvia Trigilio ha detto:

          Grazie a te Giulia, sono felice che ti sia piaciuto perché mi sono divertita un sacco a scriverlo. A dirla tutta non ho mai cucinato per un romano: ho dei simpaticissimi amici romani, per nulla sboccati e che cucinano da Dio. E francamente, preferisco sempre farmi invitare! 😉
          Grazie ancora!

  2. Massimiliano ha detto:

    Amatriciana NO bucatini. L’originale è con gli spaghetti. Ripeto, spaghetti NO bucatini

    • Giovanni ha detto:

      Hai ragione Massimiliano: la ricetta originale della pasta all’amatriciana o alla matriciana era, o dovrebbe essere, con gli spaghetti.
      Ma non c’è nessun errore della giornalista, quello delle ricette di tradizione è un terreno disseminato di perenni diatribe tra opposte fazioni.
      A partire dal nome: dire pasta all’amatriciana o pasta alla matriciana è la stessa cosa nella sostanza ma cambia la forma, perchè la prima versione è quella semiologicamente e semanticamente corretta dal momento che fa risalire questo piatto alla città di Amatrice e non di Matrice, La seconda è quella più usata/abusata per il semplice fatto che è il modo di dire più genuino in assoluto, quello che trovate nelle tipiche trattorie di cucina romanesca, quello che usano le nonne romane.
      Per i bucatini invece degli spaghetti, bisognerebbe chiedere a quasi tutti gli osti (o cuochi, o ristoratori) romani il perché di questa scelta, non alla giornalista. L’articolo, gustosissimo (come un piatto di Amatriciana), è sulle fisse dei Romani e non sulla purezza delle origini.

  3. matteo ha detto:

    io sono romano e a me questo articolo non è piaciuto,non mi ci riconosco e mi sembra una serie di luoghi comuni un bel po’ stucchevole.
    ps il romano tifa Roma al 90%

    • Andrea ha detto:

      A Mattè, primo a Roma se tifa ar 100% e Nunzio se cura manco con l’antibiotici. E sei te sei offeso fai du fatiche….oppure c’è stai a cojonà e nun sei de Roma
      Articolo molto carino

  4. Nella Russo ha detto:

    Articolo gustoso e pure delicato, ma un appunto, e pure tosto, to’ devo fa’: a pizza bianca e’ cco a “mortazza” che qua mortadella nun se po’ senti’. Ah, una cosa in privato: tu sicula, io calabra. So stata adottata da Roma quanno so emigrata pe’ veni’ a L’università Er secolo scorzo. E io l’amo e so da Roma

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