intervista segrè

Un’economia circolare e sostenibile ci salverà? Intervista ad Andrea Segrè

Matteo Garuti

Nel suo ultimo libro, Il gusto per le cose giuste, Andrea Segrè si rivolge ai ragazzi, riflettendo sui concetti di equilibrio e giustizia, trasposti al mondo del cibo. Dopo aver approfondito il progetto e le caratteristiche di Fico a Bologna il grande parco agro-alimentare inaugurato mercoledì 15 novembre – con il professor Segrè abbiamo parlato del suo ultimo saggio, da poco uscito in libreria. Nella stessa occasione, abbiamo sottoposto al professore anche alcune domande sullo spreco alimentare, tema che da anni lo vede impegnato per contrastare un fenomeno sempre molto rilevante.

Il gusto per le cose giuste

il gusto per le cose giuste

Introducendo i temi del suo ultimo saggio, Andrea Segrè inizia col descrivere il legame fra il ‘gusto’ e il ‘giusto’, che va oltre una semplice assonanza e dal quale partono molte delle riflessioni ne Il gusto per le cose giuste. “Il gusto riporta al cibo, ma anche alla moderazione. Aggiungendo una vocale, quindi, abbiamo un collegamento diretto fra l’equilibrio, il cibo e la giustizia, in assenza della quale non c’è neanche piacere. L’equilibrio che sostengo riguarda gli alimenti, i movimenti e le menti”.

Nell’intento dell’autore, il libro vuole essere una lettera e un manifesto politico, da indirizzare ai giovani fra i 13 e i 30 anni, i nativi digitali della cosiddetta iGeneration. Quella che Segrè chiama “Generazione Z” sfugge alle etichettature e si trova spesso smarrita nell’iperconnessione contemporanea, pur manifestando passioni diversificate e interesse per il futuro, in genere visto come un insieme di precarietà e incertezza. Nei propositi del testo, quindi, c’è anche una sfida alle ingiustizie subite da un’intera generazione e la ricerca di una “filosofia pratica per usare le parole dell’autore contro il pessimismo e la rassegnazione.

Un’economia circolare e sostenibile

Come si accennava, Il gusto per le cose giuste è innanzitutto un invito rivolto ai giovani a studiare e a documentarsi, imparando a osservare la realtà con uno sguardo interdisciplinare, inclusivo e aperto verso le diversità. Segrè ribadisce e sottolinea l’importanza di considerare i limiti naturali, anche nel rispetto della dignità delle persone e del lavoro, nell’ottica di uno “Stilmedio” fondato sull’equilibrio e sulla reciprocità. In chiave economica, la strada è quella di una sostenibilità nel solco della circolarità, propria dei sistemi naturali.

L’economia circolare, quindi, è un sistema nel quale ciò che si produce non genera rifiuti e sprechi, ma le risorse e i materiali vengono continuamente riutilizzati e rigenerati, trovando sempre una seconda vita. Più avanti approfondiremo questi temi, parlando di spreco alimentare.

Il moto circolare, nella visione di Andrea Segrè, potrebbe inoltre animare un vero cambiamento di prospettiva, sia su scala macroeconomica e sociale, sia nella dimensione della vita quotidiana. Se le ideologie sono in declino, resta comunque grande spazio per le idee e i progetti, l’azione contro la rassegnazione. Secondo l’autore de Il gusto per le cose giuste, l’economia circolare permetterà di superare la crisi, le distorsioni e i danni collaterali dell’economia lineare, che insegue una crescita illimitata e fuori dalla realtà.

andrea segrè

La formazione dei giovani e della loro identità può giovarsi di questo schema circolare, che peraltro richiede un cambiamento di regole e paradigmi, basato sull’iniziativa e sulla voglia di rinnovare.

Il futuro e la circolarità sono già fra noi

L’intervistato ricorda che “sono già molte le imprese inserite in questa impostazione. Ciò comporta un uso sostenibile delle risorse, una pianificazione giudiziosa e responsabile, a partire dalla progettazione degli imballaggi”. Pertanto, tutto il percorso produttivo è coinvolto da questa linea guida, dalla progettualità, alla trasformazione, dalla distribuzione al consumo, che comprende anche il riuso, il riciclo e il recupero, per arrivare allo spreco zero, alla materia prima da destinare a un altro ciclo. Si può diminuire di molto la quantità di rifiuti anche promuovendo la crescita, che definiamo sostenibile. In un nostro articolo, abbiamo approfondito il rapporto fra spreco alimentare e consumismo.

Se è vero che gli esempi in questa direzione sono già molti, per Segrè “noi fruitori dovremmo essere più consapevoli, perché l’industria e le aziende sono pronte. È la volontà decisionale a essere in ritardo. Bisogna credere nella ricerca e fare massa critica, con la volontà di cambiare il sistema proponendo delle soluzioni”.

Volontà politica e partecipazione

Secondo l’autore, le soluzioni dal punto di vista imprenditoriale e tecnologico sono già realtà, così come sta crescendo la disponibilità da parte dei consumatori. Tuttavia, “servirebbe più coraggio politico per sostenerle, guardando davvero al futuro senza limitarsi ai sondaggi o alle prossime elezioni: questo è un manifesto per guardare oltre. Qual è la nostra visione? Dove vogliamo andare? Che società abbiamo in mente? Per non limitarsi alla teoria, è indispensabile creare i presupposti per far partecipare le persone, e soprattutto i giovani”.

Nella parte finale, Segrè indica dieci mosse, nell’ottica della filosofia pratica maturata in questi anni, per una società fondata sull’ecologia economica. L’economia, infatti, è parte di un insieme superiore, costituito dalle risorse naturali. “Questo mondo nuovo c’è già, ma si tende a trascurarlo. È questo che cerco di mostrare ai ragazzi, perché il futuro lo vivranno loro” sostiene Segrè.

La Generazione Z ce la farà?

millennials e sostenibilità

I cosiddetti Millennials, in questa trattazione, sono pertanto investiti di una responsabilità cruciale, nell’opportunità di ricollocare l’economia e la società in un sistema sostenibile. Per Segrè questa generazione rappresenta la “Z” in quanto ultima lettera dell’alfabeto ma anche come occasione per un nuovo inizio. “Mi rivolgo soprattutto ai ragazzi che non studiano e non lavorano, consapevole del fatto che gli studenti universitari sono una sorta di élite. Purtroppo la maggior parte degli ‘Z’ non studia e non lavora, un dato molto grave, perché si rischia di perdere gran parte di questa generazione”.

L’invito dell’autore, quindi, vuole spingere questi giovani a uscire dal torpore e dall’indifferenza, assumendo consapevolmente la responsabilità del futuro, partecipando alle decisioni che si stanno prendendo adesso per l’avvenire che vivranno. Studiare, formarsi e interessarsi all’attualità economica e politica può essere un buon inizio, magari spendendosi in prima persona. “Per il mestiere che faccio e per come sono, non posso che essere ottimista. Se questo si realizzerà, tuttavia, lo scopriremo solo in futuro. Fra trent’anni il mondo sarà diverso e i protagonisti saranno i inevitabilmente i ragazzi di oggi” conclude Segrè.

Spreco alimentare: situazione e nuove prospettive

Dopo aver presentato i contenuti de Il gusto per le cose giuste, l’intervistato si esprime su alcune delle tematiche più recenti legate allo spreco alimentare. Com’è noto, Andrea Segrè è impegnato da anni e su più fronti nel contrasto a questo fenomeno.

La legge antispreco è efficace?

A distanza di più di un anno dall’approvazione della legge contro lo spreco alimentare, l’intervistato riconosce l’efficacia nel recupero di prodotti alimentari. “Al momento non disponiamo di stime precise, ma indubbiamente il provvedimento favorisce i recuperi. Questo quadro normativo porta a una semplificazione, che di fatto riprende tante buone pratiche che già si applicavano nel nostro Paese.

spreco alimentare

Come ricorda Segrè, il fulcro della legge è l’incentivo al recupero, anche se il percorso che ha preceduto questo atteso provvedimento parte da lontano. “Abbiamo iniziato con lo studio degli sconti sulle tariffe dei rifiuti, applicandolo prima a Ferrara, nel 2005, con la multiutility locale”. Oggi un articolo della legge stabilisce che lo sconto può essere applicato ovunque, un passo importante, nonostante ci sia ancora molto da fare, perché non tutti i Comuni lo applicano.

Più prevenzione

Per l’intervistato, il punto chiave, che peraltro la legge traccia, è l’aspetto della prevenzione. “Sappiamo che la maggior parte degli sprechi ha origini domestiche, e pertanto non può essere recuperata. La prevenzione si fa attraverso l’educazione alimentare, in questo ambito bisognerebbe continuare a insistere perché con il solo recupero non si risolve il problema della fame nel mondo e della povertà, al limite si tampona un bisogno essenziale”. Peraltro, non si può giustificare lo spreco con il recupero. La causa della fame è la povertà economica, che si traduce in povertà alimentare. La cultura della prevenzione degli sprechi rende il sistema più sostenibile, riducendo la produzione di rifiuti e liberando risorse che possono essere utilizzate per combattere la povertà.

Il provvedimento va migliorato?

Secondo l’intervistato la legge allo stato attuale funziona, e col tempo la disponibilità di dati consentirà elaborazioni e valutazioni più importanti. La cosa importante è convincersi che la lotta allo spreco alimentare non finisce con il recupero. Pur essendo fondamentale promuoverlo, semplificarlo e aumentarlo il più possibile, è indispensabile entrare in un’ottica di prevenzione, altrimenti il problema non si può risolvere.

In Francia, invece…

Parlando dell’analoga legge francese – basata sulle sanzioni anziché sugli incentivi – Segrè si mostra critico, sottolineando l’eccessiva enfasi che ha fatto seguito al provvedimento, soprattutto in Italia. Il cosiddetto ‘reato alimentare’ assume una valenza simbolica, difficile da mettere in atto e tendenzialmente demagogica, ma poco efficace sul piano pratico. Nel mondo il recupero è praticato da anni e da tante realtà diverse, l’importante è capire qual sia il sistema più efficiente. L’incentivo generato da uno sconto sui rifiuti costituisce uno sprone considerevole, mentre l’impostazione punitiva non crea un atteggiamento positivo nel contrasto allo spreco alimentare.

Un’iniziativa antispreco europea è possibile?

Andrea Segrè precisa che “molti Paesi in Europa hanno studiato provvedimenti contro questo fenomeno. Noi siamo stati i primi, nel 2010, a presentare al Parlamento europeo la Dichiarazione congiunta contro lo spreco alimentare, per mettere in luce un problema rilevante. Il nostro documento è diventato una risoluzione del Parlamento, votata in sessione plenaria nel gennaio 2012, con l’interesse di tutte le forze politiche”. Questa è stata la prima iniziativa in Europa, in seguito diversi Stati si sono mossi autonomamente, ma “a livello comunitario siamo ancora alle discussioni sulla definizione dello spreco. Mettere d’accordo tutti è difficile, perché ci sono anche degli interessi coi quali confrontarsi”. Allo stato attuale, quindi, sembra lontana una legislazione unitaria su questa materia.

Lo spreco domestico

L’intervistato descrive alcune dinamiche legate allo spreco alimentare. Se è vero che il fenomeno è diffuso e trasversale, in genere si registra una certa predisposizione da parte dei giovani, che spesso prestano meno attenzione sulle scadenze. “Siamo tutti un po’ spreconi perché disattenti, poco responsabili o poco informati”. In un nostro articolo ci siamo occupati della corretta disposizione e conservazione dei cibi in frigorifero.

spreco alimentare

Risulta interessante il rapporto fra spreco alimentare e fattore economico, che non sempre segue logiche prevedibili. Segrè ricorda che “con la crisi sono diminuiti i rifiuti, e in generale c’è sempre stata una correlazione tra crescita economica e crescita dei rifiuti, che viceversa non esiste tra crisi economica e diminuzione degli sprechi”. In sostanza, si tratta di una questione di comportamenti, che la crisi non ha necessariamente cambiato. Diminuendo le capacità di acquistare, nel dato finale si nota che i rifiuti sono diminuiti. Anche se si potrebbe pensare che avvenga lo stesso per gli sprechi, non è dimostrato che ci sia una correlazione analoga.

Rifiuto Vs Spreco

Per capire meglio questo passaggio, è bene precisare la differenza tra spreco e rifiuto:

  1. il rifiuto è uno scarto che consegue all’utilizzo di un prodotto.
  2. Lo spreco, invece, è lo scarto di un prodotto rimasto inutilizzato, in seguito alla scadenza, al danneggiamento reale o presunto, o alla deliberata rinuncia al consumo.

Dopo questo approfondimento sull’ultimo saggio di Andrea Segrè e sullo spreco alimentare, può essere interessante leggere i nostri articoli sul libro Vivere a spreco zero, sui consigli per conservare le verdure in frigorifero e sulle tasse contro il cibo spazzatura.

Matteo è nato a Bologna e vive a San Giorgio di Piano (Bo), è giornalista, sommelier e assaggiatore di olio d'oliva, ha collaborato con il Dipartimento di Scienze e Tecnologie agro-alimentari dell'Università di Bologna. Per Il Giornale del Cibo si occupa di attualità, salute, cultura e politica alimentare. Apprezza i cibi e le bevande dai gusti autentici, decisi e di carattere. A tavola ama la tradizione ma gli piace anche sperimentare: per lui in cucina non può mancare la creatività, "perché è impossibile farne a meno!"

Lascia un commento