glifosato non cancerogeno

Il Glifosato non è cancerogeno: l’ultimo verdetto è positivo

Elena Rizzo Nervo

Riguardo al diserbante più usato e chiacchierato del mondo, il glifosato, vi avevamo lasciati lo scorso giugno, davanti al (mancato) verdetto della Ue la quale aveva preso tempo, decidendo di rinnovare il brevetto per l’utilizzo fino al 31 dicembre 2017, in attesa che l’agenzia europea per i prodotti chimici (ECHA) concludesse il suo studio per decidere una volta per tutte sulla cancerogenità della sostanza. Ieri, con diversi mesi d’anticipo, l’ECHA si è espressa positivamente sostenendo che il glifosato non è cancerogeno, aprendo la porta al suo rinnovo in Europa per altri 15 anni. Per qualcuno, Greenpeace e Slow Food in prima fila, si tratta di una dichiarazione affrettata, tanto da mettere in dubbio l’imparzialità degli studi e il loro risultato. Cerchiamo di capire meglio come sono andate le cose.

Glifosato: un lungo iter tra dubbi e pressioni

glifosato non cancerogeno

Gaetano Pascale, Presidente di Slow Food Italia, ha definito affrettata la decisione dell’agenzia europea per i prodotti chimici: “si vuole il rinnovo dell’autorizzazione a tutti i costi”, questo è il sospetto, espresso anche dall’organizzazione ambientalista Greenpeace, che accusa l’ECHA di non voler considerare le evidenze scientifiche che mostrano come il glifosato possa essere dannoso per la salute. Indubbiamente, la prudenza di molti stati europei nell’esprimere un parere netto, il dibattito rinviato, la decisione della Commissione Europea di prorogarne l’utilizzo per altri 18 mesi dimostrano come dietro a questo diserbante ci siano interessi enormi sostenuti da lobby dell’industria agrochimica che non stanno mancando di far sentire la loro voce, influenzando l’iter europeo e il dibattito. Basta, infatti, considerare che nel 2014 la produzione mondiale di glifosato ha superato le 800.000 tonnellate, per comprendere l’entità del business.

Il ruolo dell’Agenzia Europea per i Prodotto Chimici

Dal canto suo l’ECHA era stata chiamata in causa, come spiegato sul suo sito, per esprimersi riguardo la classificazione del glifosato, valutandone i rischi per la salute, come “cancerogenicità, mutagenicità sulle cellule germinali, tossicità per la riproduzione e possibili rischi ambientali”. Per farlo, ha realizzato uno studio indipendente che ha preso in considerazione tutti i pareri e le ricerche che hanno animato il dibattito sul glifosato in questi anni. Ricordiamo che si tratta di un potente diserbante non selettivo, ovvero uccide tutto ciò che si trova nei paraggi e per questo molti agricoltori delle grandi produzioni industriali lo utilizzano per eliminare le erbe infestanti, ma viene utilizzato anche nella cura del verde pubblico, anche se in Italia, ad esempio, è stato recentemente vietato il suo utilizzo in giardini e parchi pubblici, cortili e aree verdi di scuole e ospedali.

glifosato Efsa

Questo perché è stato attuato il principio di precauzione, ovvero una forma di prudenza a tutela dei cittadini, in attesa che sulla sostanza ci si esprima in modo chiaro e definitivo. Come avvenuto ieri con il verdetto dell’ECHA.

Ma vediamo quali sono i dubbi e i presunti rischi per la salute che l’agenzia europea ha preso in considerazione, ripercorrendo l’iter del dibattito sul glifosato.

Il glifosato è cancerogeno?

Sugli effetti del glifosato sulla salute si è a lungo discusso e la questione rappresenta il nucleo del dibattito sul rinnovo o meno del brevetto. Ampiamente usato nell’agricoltura tradizionale di larga scala, questo erbicida è stato ritrovato in tracce, più o meno consistenti, in molti prodotti analizzati in diversi paesi europei, tra cui frutta, verdura, birra, ma anche acqua e mangimi per animali, motivo per cui è certo come anche l’uomo venga “contaminato” dalla sostanza chimica. Ma con quali effetti? In realtà, le maggiori preoccupazioni vengono espresse nei confronti di contadini e agricoltori che possono correre rischi per l’esposizione al glifosato.

Per lo Iarc è cancerogeno

La campagna #StopGlifosato, sostenuta dalla società civile in molti paesi europei, ha preso il via nel 2015 dopo che l’agenzia internazionale della ricerca sul cancro (Iarc), che fa parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) si era espressa valutando il glifosato come potenzialmente cancerogeno, in particolare potrebbe causare il linfoma non-Hodgkin, neoplasia maligna del sistema linfatico. Ma l’Efsa aveva smentito.

L’autorità europea per la sicurezza alimentare lo promuove

glifosato cancerogeno

Sempre nel 2015 l’Efsa ha dichiarato che “è improbabile che il glifosato costituisca un pericolo di cancerogenicità per l’uomo”, pur stabilendo una soglia di esposizione pari a 0,5 mg per kg di peso corporeo. Secondo gli studi dell’autorità europea per la sicurezza alimentare è improbabile anche che sia genotossico (cioè che danneggi il DNA).

Tuttavia, per comprendere meglio questa discrepanza di giudizio occorre precisare che mentre lo Iarc ha considerato i prodotti che contengono l’erbicida (insieme, quindi, ad altre sostanze tossiche), l’Efsa si è concentrata unicamente sulla molecola di glifosato. Infine, l’anno scorso anche la Fao (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura) e l’OMS avevano portato avanti uno studio congiunto, le cui conclusioni sostenevano che l’assunzione di glifosato attraverso l’alimentazione (per via dei residui presenti su frutta e verdura, ad esempio) non ha effetti genotossici, nella maggioranza dei casi. Ora il via libera definitivo sembra arrivare anche dall’agenzia europea per i prodotti chimici.

Glifosato non cancerogeno: è l’ultima parola?

L’ECHA ha preso in considerazione tutti questi studi, più quelli portati avanti parallelamente dall’industria e ha concluso che “le prove scientifiche disponibili non soddisfano i criteri per classificare il glifosato come cancerogeno, come mutageno o tossico per la riproduzione”. Tuttavia, ha confermato che la sostanza può provocare gravi lesioni oculari e danni alla fauna acquatica. Motivazioni per cui Gaetano Pascale ritiene che la conclusione dell’ECHA “non equivale ad affermare che il prodotto sia innocuo per la salute umana e per l’ambiente. Sono anzi gli stessi esperti a confermare altri profili di tossicità della sostanza, cosa che dovrebbe consigliare di attenersi al principio di precauzione”. Il timore, invece, è che con questo verdetto, su cui sembra pesare il potente lavoro delle lobby, il glifosato vada verso il rinnovo per altri 15 anni, allo scadere della proroga (31 dicembre 2017). Fermo restando che ogni stato membro può decidere se utilizzare o vietare un erbicida nel proprio territorio, per cui il “fronte del no” non sembra intenzionato a rassegnarsi.

C’è chi dice no

stopglifosato

A giugno 2016 aveva fatto molto discutere il fatto che l’Europa non avesse preso nessuna decisione, poiché a parte il no di Malta, troppe erano state le astensioni e si era deciso di prorogare il permesso all’uso del pesticida, in attesa di ulteriori verifiche. In realtà, l’Italia è molto attiva sul “fronte del no”, in particolare tramite la coalizione italiana #StopGlifosato, composta dal mondo del biologico, AIAB in primis, dalle associazioni ambientaliste e dalla società civile. Riguardo al verdetto dell’ECHA, il movimento si è già espresso definendolo un “parere viziato da un conflitto d’interessi sulla pelle dei cittadini”.

È davvero così? Secondo voi come andrà a finire? L’augurio è che sia la tutela della salute delle persone a guidare il confronto e le scelte della politica, anche se sembra già essere appurato che il glifosato non è cancerogeno e si avvia, quindi, verso il rinnovo. Intanto, è stata creata una banca dati Efsa che permette a tutti di consultare studi scientifici riguardo la tossicità di molte sostanze contenute nei cibi che mangiamo; uno strumento che va incontro alla richiesta di informazione di cittadini sempre più consapevoli e attenti.

Giornalista pubblicista, Elena è nata a Bologna, dove vive e lavora. Per Il Giornale del Cibo si è sempre occupata di attualità, sana alimentazione e sostenibilità. Il suo piatto preferito é il Gâteau di Patate, "perché sa conquistare tutti, unendo gusto e semplicità". Per lei in cucina non può mancare una bottiglia di vino, "perché se c'è il vino c'è anche la buona compagnia".

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