frutta dimenticata

Frutta dimenticata: perché alcune varietà non arrivano al supermercato?

Matteo Garuti

La frutta in estate diventa protagonista dell’alimentazione sana. I prodotti di questa stagione, infatti, ci aiutano ad affrontare il caldo senza appesantirci, rientrando in un’ampia gamma di modalità di consumo e di preparazioni. Il mercato, però, propone solo alcune delle tantissime varietà esistenti, spesso molto difficili da reperire. Pertanto, dopo aver approfondito le caratteristiche e le proprietà dei cosiddetti frutti dimenticati, questa volta vedremo quali sono le varietà meno conosciute di meloni, pesche e albicocche, cercando di capire perché la grande distribuzione non le considera.

Frutta d’estate e aumento dei consumi

Negli ultimi anni i consumi ortofrutticoli stanno vivendo un’espansione apprezzabile, che interessa i Paesi europei e nella fattispecie anche l’Italia. Secondo un’analisi di Coldiretti, presentata in occasione della rassegna internazionale dell’ortofrutta Macfrut, nel primo bimestre del 2017 si sarebbe registrato un record di consumi dall’anno 2000. A crescere è anche l’esportazione di frutta e verdura italiana all’estero, nonostante l’embargo da parte della Russia. Questa tendenza, piuttosto diffusa su scala internazionale, certificherebbe l’aumentata propensione verso un’alimentazione sana, confermata anche dalla crescente domanda per i prodotti da agricoltura biologica. Interessante è anche il gradimento verso forme di compravendita estranee alla rete della grande distribuzione, come gli acquisti presso i produttori, favoriti dalla diffusione dei mercati contadini e dei gruppi d’acquisto solidale.

tipi di melone

Un’indagine pubblicata da Italiafruit, inoltre, dimostra che i consumi di frutta in estate raggiungono il loro apice, sulla spinta delle produzioni tipiche della stagione calda, elencate nel nostro articolo sulla frutta e la verdura di luglio, ad esempio.

I meloni, le pesche e le albicocche costituiscono la gran parte di questi volumi, così come le angurie, le cui proprietà abbiamo già avuto modo di approfondire. Come vedremo fra poco, però, a soddisfare la grande domanda di frutta in estate sono solo poche varietà commercializzate.

Poche varietà in vendita: perché?

La biodiversità agricola della frutta d’estate, potenzialmente, potrebbe permetterci di mangiare ogni giorno prodotti diversi. Le varietà di meloni, pesche e albicocche, infatti, sono centinaia, talvolta con tipicità locali di grande pregio, a maggior ragione se si parla del territorio italiano. Tuttavia, solo pochissime sono coltivate su larga scala e vendute nelle reti della grande distribuzione.

Nel nostro approfondimento sulla frutta dimenticata abbiamo individuato quattro requisiti in base ai quali sono selezionate le colture più diffuse sul mercato. Nel caso della frutta dell’estate assume una particolare importanza la conservabilità dei prodotti, che per raggiungere i banchi di vendita devono resistere all’aumentato rischio di ammaccature e deterioramento, dovuto al caldo. A questo proposito, possiamo consigliare un nostro articolo con i trucchi per conservare al meglio frutta e verdura.

Per questo motivo, quindi, la frutta d’estate con polpa più soda e buccia spessa ha un vantaggio determinante per affermarsi nella commercializzazione. Focalizzando l’attenzione su meloni, pesche e albicocche, ora vedremo quali sono le caratteristiche delle singole varietà, cercando di individuare i ‘difetti’ che penalizzano molte di queste sul mercato, facendole rientrare nel novero della frutta dimenticata.

Frutta estiva: le varietà da conoscere

Tipi di melone

melone supermercato

Questo frutto è diffuso nel mondo in tante tipologie diverse, anche se le sue origini geografiche non sono ben chiare. In Italia il melone è coltivato su circa 23.000 ettari, gran parte dei quali in campo aperto. Delle numerose varietà esistenti, poche possiedono i requisiti per emergere rispetto alla frutta dimenticata. In questo senso, ci si riferisce soprattutto a:

  • produttività
  • regolarità della forma
  • predisposizione alla coltura intensiva
  • grado di dolcezza
  • rapporto fra buccia, polpa e semi.

Come abbiamo visto nei nostri articoli, il melone è indicato anche per preparare ottime ricette, come la granita di melone con miele e porto. In base alle peculiarità dei frutti, si distinguono tre categorie principali: i retati, i cantalupi e gli invernali. Ecco una panoramica che illustra alcune delle centinaia di varietà esistenti, così classificate.

Retati

Questa categoria, che si riconosce per la buccia reticolata, prevale sul mercato della frutta d’estate. I meloni retati sono detti anche americani, per la loro origine. In base alle tante varietà, la polpa può essere arancione o gialla, anche se la prima colorazione è ben più diffusa, come anche la forma rotonda rispetto a quella ovaleggiante. La dolcezza e l’aromaticità, così come la resistenza e la regolarità della superficie, sono state fra i vantaggi fondamentali che hanno determinato il successo di questa tipologia di meloni nel segmento della frutta d’estate. Il peso varia da 1 a 2,5 chilogrammi e la polpa, una volta privata della scorza, non si conserva molto a lungo. Fra i meloni retati meno conosciuti possiamo segnalare il Galia, con buccia priva di costolature e polpa chiara.

melone retato

Cantalupi

Questa tipologia, detta anche di Cantalupo, sembra che debba il suo nome all’omonimo paese in provincia di Rieti, dove nel Rinascimento si coltivavano i meloni che finivano sulla tavola del Papa. Una volta raggiunta la maturazione, piuttosto precoce, la buccia è di colore bianco caldo, mentre la polpa, molto profumata, è di colore arancio. La scorza, liscia e sottile, è abbastanza soggetta alle ammaccature. I cantalupi, coltivati in tutta Italia, sono rotondi e hanno una pezzatura inferiore rispetto ai meloni retati. Rientra in questa categoria e in quella della frutta dimenticata anche il melone Zatta, varietà rara e antica originaria della Toscana. L’Ogen israeliano, invece, è il risultato di un incrocio fra retato e cantalupo, pratica molto diffusa per ottenere selezioni ‘migliorate’.

Invernali

Questi meloni, meno conosciuti al grande pubblico, devono il loro nome alla maturazione tardiva e alla possibilità di essere conservati fino all’inverno. Infatti, si raccolgono alla fine dell’estate, prima della maturazione completa. Le varietà anche in questo caso sono molte, ma in genere la pezzatura è notevole e può raggiungere i quattro chili. I frutti sono lisci e di colore giallo o verde scuro, mentre la polpa più croccante e meno profumata può essere gialla o verde. I meloni invernali sono coltivati soprattutto al Sud, dove il clima caldo e secco favorisce la dolcezza e la conservabilità.

melone invernale

Tra le numerose e interessanti varietà possiamo ricordare il Gialletto, il Melone di Malta, il Morettino, il Gigante di Napoli, il Casaba, il Piel de Sapo. In Sicilia possiamo trovare due presidi Slow Food: il Cartucciaru di Paceco e il Porceddu di Alcamo. Originaria della Turchia è invece la varietà Hirsiz Calmaz, mentre il Tendral delle Terre secche di Quatretonda e il Meló del Pinyonet sono spagnoli e l’Hami proviene dalla Cina. A causa della maggiore resistenza alle malattie, gli ibridi più recenti spesso sono preferiti alle varietà tradizionali, che in genere rientrano nell’insieme della frutta dimenticata.

Altre piante particolari

Oltre alle tre categorie appena riportate, possiamo citare alcune varietà particolari difficilmente etichettabili. Il Carosello pugliese può essere consumato anche in insalata, prima della maturazione, mentre il Serpente armeno ha forma allungata ed è simile a un grande cetriolo ricurvo. Il melone tigrato, di origine caucasica, ha una buccia liscia con striature rosso-gialle e una polpa bianca molto dolce.

Varietà di pesche

Parlando di frutta d’estate, le pesche non possono che essere protagoniste. Grazie alla loro versatilità, possono essere usate anche per preparare ottimi drink, come abbiamo visto nel nostro approfondimento sulle bibite fatte in casa. Le loro caratteristiche le rendono adatte anche per realizzare dolci al cucchiaio, leccornie come le pesche con meringa alla sarda e liquori da bere freschi. In base alle varietà, maturano da giugno ad agosto, anche se alcune cultivar tardive sono pronte a settembre, aspetto che permette di coprire un periodo di vendita molto lungo. Dall’antico pesco, originario della Cina, discendono tantissime piante che, come nel caso dei meloni, possono essere distinte in tre tipologie principali: quelle per il consumo fresco, le nettarine e le percoche.

Pesche da consumo fresco

Le pesche idonee al solo consumo fresco si distinguono soprattutto per la tipica buccia vellutata. La variante gialla è la più diffusa, mentre la pesca bianca ha una polpa più croccante. Entrambe le tipologie sono dolci e profumate.

Nettarine

pesche nettarine

Le nettarine, dette anche pesche noci, si prestano anche per le conserve e si caratterizzano per la buccia liscia e rossastra. Anche in questo caso la polpa può essere gialla o bianca.

Percoche

Conosciute anche come percocche o pescocche, hanno polpa gialla e soda. Tipiche dell’Italia meridionale, sono impiegate soprattutto per preparare succhi e frutta sciroppata. Fra le varietà di percoche si possono citare la Federica, la Romea e la Villa Doria.

Varietà particolari e nuove selezioni

Sono davvero molte le varietà meno conosciute di questi frutti estivi. Oltre alla pesca tabacchiera, di cui abbiamo parlato diffusamente anche nel nostro approfondimento sulla frutta dimenticata, possiamo citare altre due varietà siciliane come la pesca di Bivona, che deve il suo nome all’omonimo paese sulle colline di Agrigento, e la pesca tardiva di Leonforte, che matura in autunno. La Merendella, molto dolce e pregiata, è invece originaria della zona di Catanzaro, mentre la pesca e la nettarina di Verona, coltivate solo in quella provincia, si distinguono per l’intenso colore della buccia.

Oltre alle varietà tradizionali, le selezioni dovute a particolari incroci producono un gran numero di nuove cultivar create su misura per il mercato della frutta d’estate. Nel settore delle pesche questa ‘evoluzione artificiale’ è particolarmente battuta, e le nuove varietà spesso sono caratterizzate da nomi esotici e suggestivi. Le caratteristiche delle pesche da consumo diretto più ricercate per la commercializzazione sono:

  1. il colore rosso intenso e compatto della buccia e la forma rotonda e regolare, per evidenti fini estetici, ma anche
  2. il sapore dolce e piatto, meno ricco sul piano organoletticco rispetto alle varietà tradizionali, oltre alla consistenza molto soda della polpa, per resistere meglio agli urti e al trasporto.

Fra le cultivar di pesche possiamo citare la Queencrest, la Bolero e la Symphonie, a polpa gialla, e la Primerose, la Tendresse e la Regina di Londra a polpa bianca. Fanno parte delle nettarine a polpa gialla la May Glo, la Supercrimson e la Scarlet Red, mentre la Silver King, la Silver Moon e la Caldesi 2020 sono nettarine a polpa bianca.

Varietà di albicocche

Le varietà di albicocco, pianta di origine asiatica, solo in Italia sono circa trecento. La differenza più significativa per il mercato della frutta d’estate è l’epoca di maturazione. Come per le pesche, la grande distribuzione predilige i frutti con polpa soda, più resistenti e durevoli. Ecco alcune delle colture più diffuse nel nostro Paese.

albicocche varietà

Portici

Questa pianta ha una produttività significativa sia per quantità che per qualità. I frutti sono di buona pezzatura, con polpa soda e dolce. Le Portici maturano tardivamente e sono adatte anche per le conserve, l’essiccazione e la preparazione di dolci, come la salsa all’albicocca.

Bella e Reale di Imola

I frutti della Bella di Imola, dolci e aromatici, sono di forma ellittica e di pezzatura media. Come la Portici, anche questa albicocca è molto versatile. La Reale di Imola, invece, è una delle varietà più conosciute, con produttività poco costante e maturazione tardiva. Queste albicocche hanno forma allungata, mentre la buccia è gialla con sfumature rossastre. La polpa, molto dolce e aromatica, è di colore giallo chiaro. La coltivazione avviene soprattutto nel Nord Italia.

Ivonne Liverani

Questa pianta, che resiste bene al freddo e alle gelate, produce con buona costanza frutti di calibro medio-grande. Originaria di Faenza, si presta a diversi tipi di utilizzo, compreso l’essiccamento.

Goldrich

L’albero, di media produttività, dà frutti molto dolci e di grande pezzatura, con buccia di colore arancione intenso. Chiamata anche Sungiant, è una delle varietà di frutta d’estate più coltivata, perché queste albicocche resistono molto bene sulla pianta, consentendo un periodo di raccolta più lungo. I frutti sono utilizzati soprattutto per il consumo fresco.

Altre colture italiane

La San Castrese è molto produttiva e adattabile, mentre il calibro dei frutti è medio. La Pisana, invece, dà frutti pregiati, di bell’aspetto e di grande pezzatura, che maturano tardivamente. Nella produzione nazionale possiamo citare anche la Monaco e la Cafona, che possiamo riportare nella lista della frutta dimenticata.

Frutta dimenticata e autoproduzione

pesche varietà

Come abbiamo visto, gran parte delle varietà di frutta dimenticata sopra riportate che contribuiscono a costituire l’eccellente biodiversità agricola italiana sono ormai relegate ai mercati di nicchia, o comprensibilmente limitate ai territori d’origine. Per chi è interessato a sperimentare il gusto della frutta d’estate dimenticata e insolita, la soluzione più percorribile resta quella di coltivarla in proprio, ovviamente se si ha la possibilità di farlo. Esistono progetti specifici, come Cercatori di Semi, che hanno l’obiettivo di preservare questo patrimonio naturale, e presso i quali è possibile procurarsi sementi di varietà rare o in disuso. Anche l’orto di casa, nel suo piccolo, può diventare un presidio di biodiversità, utile anche e soprattutto per godere di queste eccellenze gastronomiche da riscoprire.

Dopo questo approfondimento sulla frutta d’estate dimenticata, può essere interessante leggere i nostri consigli sui momenti migliori per mangiare la frutta e sull’idratazione in estate.

Fonti:
Coldiretti
Italiafruit
Atlante delle coltivazioni erbacee
Slow Food
Arca del Gusto
Nova Agricoltura
Cercatori di Semi

Matteo è nato a Bologna e vive a San Giorgio di Piano (Bo), è giornalista, sommelier e assaggiatore di olio d'oliva, ha collaborato con il Dipartimento di Scienze e Tecnologie agro-alimentari dell'Università di Bologna. Per Il Giornale del Cibo si occupa di attualità, salute, cultura e politica alimentare. Apprezza i cibi e le bevande dai gusti autentici, decisi e di carattere. A tavola ama la tradizione ma gli piace anche sperimentare: per lui in cucina non può mancare la creatività, "perché è impossibile farne a meno!"

Lascia un commento