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Educazione Alimentare nelle Scuole: intervista a Daniele De Leo

Adriana Angelieri

I vostri figli sanno cosa vuol dire IGP? Se provassimo a chiedere loro quali sono le eccellenze alimentari del territorio in cui vivono, saprebbero rispondere?

Un’ approfondita conoscenza dei prodotti e della cultura alimentare del territorio in cui si vive, dal nostro punto di vista, non può avere che grande importanza all’interno di un progetto più come l’educazione alimentareMa come si fa a parlare ai bambini di cultura alimentare e far passare messaggi “seri”, volti alla conoscenza? Abbiamo già accennato al discorso, qualche articolo fa, quando vi abbiamo raccontato di un interessante laboratorio di edutainment nelle scuole a cui abbiamo assistito.

Il laboratorio, organizzato da CIR Food per preparare i bambini alla serata del 9 giugno del Memoria Festival di Mirandola, si è tenuto in una Scuola elementare con Daniele De Leo, agronomo specializzato nella divulgazione di alimenti e prodotti tipici, nonché educatore alimentare ed animatore nelle scuole. Incuriositi ed affascinati nel vedere i bambini divertirsi mentre imparavano, in quella sede, non ci siamo fatti scappare l’occasione di fare 4 chiacchiere con De Leo che ci ha illuminati su alcune questioni…

Ludendo Docere: smontare e trasformare un messaggio educativo

laboratorio educazione alimentare

Marshall McLuhan diceva: “l’educazione deve essere divertente e il divertimento deve essere educativo”. Questo è sicuramente uno dei punti di vista da cui parte il concetto di edutainment, metodo educativo che prevede lo svolgimento di laboratori finalizzati ad intrattenere i bambini nelle scuole coniugando apprendimento e divertimento. D’altronde, parlare di argomenti “seri” con i bambini non è cosa facile: come si fa a spiegare loro concetti di carattere scientifico per cui un prodotto viene etichettato come DOP o IGP a seconda di determinati canoni?

La risposta di De Leo è: smontando e trasformando i messaggi in ballate rap, canzoncine divertenti e giochi. “Il messaggio deve essere piacevole” sostiene, “deve passare attraverso un metodo di apprendimento meta-relazionale, per cui una serie di meccanismi, come le canzoncine e le rime baciate, vengono sfruttati per entrare in relazione con i bambini e stimolare la loro curiosità”.

E infatti, in canzonetta i bimbi della scuola elementare di Mirandola intonavano: “Mangio la frutta, vivo a colori, tengo lontano tutti i dolori…”, quando si tratta con i bambini, la parola chiave è coinvolgimento.

 

A quale età i bambini sono più ricettivi?

Stando a quanto ci dice l’esperto, non c’è un’età in cui i bambini sono più ricettivi. Non esiste un’età per scoprire il fascino del cibo…”

“Sicuramente – ritiene De Leo – “affinché i bambini apprendano è fondamentale anche il ruolo degli insegnanti che devono assolutamente essere complici: la finalità ultima deve essere per tutti creare cultura del cibo dentro la società”.

educazione alimentare scuola

Il livello di Educazione Alimentare dei bambini italiani

Alla domanda “secondo la sua esperienza qual è il livello di educazione alimentare dei bambini italiani?” De Leo risponde con un sorriso e dice “non ho una risposta”. A quanto pare dipende dalle iniziative del Ministero e, ancora una volta, dagli insegnanti.

“Faccio questo lavoro da circa 20 anni, ho sempre la sensazione che i risultati si vedano quando una maestra o un maestro che sin dalla prima elementare, senza essere troppo noiosa, batte sul fatto che non bisogna avere negli zaini merendine industriali o che abbiano un contenuto energetico troppo aggressivo”. E continua: “quando la merenda è un momento non educativo, non di crescita, non di relazione, sul concetto di cibo si crea inevitabilmente un po’ di confusione.”

 

Apprendimento che scaturisce da una problematica

A volte, l’educazione scaturisce dalla presenza di un problema. Come sostiene de Leo: “Quando in una classe c’è un ragazzino che ha allergie o intolleranze alimentari, se il team di insegnanti è molto presente ed attento alla questione, allora si può trovare una cultura alimentare molto alta. Tutti i bimbi sanno che se c’è un celiaco o una celiaca in classe non bisogna fare feste con farro, avena, orzo, segale e kamut. Le feste si fanno col riso o con il mais, insomma, con i prodotti disponibili sul mercato che permettono di rispettare il compagno. In questi casi, in classe, nessuno è aggressivo, ed ecco la pizza per tutti!…”

In situazioni come questa vengono fuori forme di rispetto che scaturiscono da riflessioni nei confronti di problematiche, i bambini imparano e questa è educazione. Come dice De Leo, si tratta di “atteggiamenti che promettono bene”.  

scuola intolleranze

L’educazione alimentare quindi, deve partire dalla scuola. Alla fine della chiacchierata però abbiamo chiesto a De Leo un consiglio per i genitori che provano in tutti i modi a far apprezzare frutta e verdura ai loro bimbi: “giocate con i bambini, coinvolgeteli nella preparazione delle vostre cene”.

In conclusione, due paroline magiche: imparare divertendosi. Lo stesso principio su cui si basa l’evento Cibo Senza Frontiere a cui sarà presente Daniele De Leo in una serata ricca di giochi e apprendimento. Se volete vederlo all’opera e far scoprire ai vostri bimbi la meravigliosa storia de “l’isola del tesoro rappresentata da Parma, Reggio Emilia, Modena Bologna sinistra Reno e Mantova destra Po” come intona De Leo, portate i vostri bimbi in piazza a Mirandola giovedì 9 giugno.  

Siciliana trasferita a Bologna per i tortellini e per il lavoro. Per Il Giornale del Cibo revisiona e crea contenuti. Il suo piatto preferito può essere un qualunque risotto, purché sia fatto bene! In cucina non devono mancare: basilico e olio buono.

Una risposta a “Educazione Alimentare nelle Scuole: intervista a Daniele De Leo”

  1. Natalia Andrea ha detto:

    Avendo lavorato per anni in scuole bilingue bicultuarale, e adesso svolgente il mio ruolo come agente sanitario, condivido pensieri e metodologia di approccio alla problematica alimentare e bisogno di educazione alimentare in modo continua.

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