Festival di Brescello: con la cultura, si mangia!

Giuliano Gallini

Giuliano Gallini

Brescello è il paese di don Camillo e Peppone. Per quindici anni, dal 1951 al 1965, è stato il set della saga dei film ispirati ai romanzi di Giovannino Guareschi. E dal 2002 organizza un festival cinematografico in piazza con una formula originale: cinema all’aperto, dibattiti e stand gastronomici gestiti da bravissime rezdore che valorizzano i prodotti del territorio.

don Camillo Peppone

Fonte immagine: visitbrescello.it

Ho conosciuto Brescello e il suo festival l’anno scorso, quando sono andato a premiare il cortometraggio di Vincenzo Cascone Mangiare in dialetto, un viaggio dentro la Vucciria di Palermo all’assaggio del cibo da strada. Era il primo premio Itinerari del Gusto promosso da Il giornale del Cibo.

In quell’occasione, oltre ai cortometraggi vincitori, ho visto un film di Carlo Mazzacurati, un magnifico vecchio documentario su papà Cervi appena restaurato, ho ascoltato Steve della Casa e Giuliano Montaldo  e ho persino assistito ad una conferenza sul cinema dimenticato. C’era tanta gente.

Premiazione Itinerari del Gusto

La nostra partecipazione al festival è diventata subito una personale occasione per riflettere sul potere della cultura e sull’importanza del suo ruolo, una riflessione che sento di condividere con i nostri lettori.

La proliferazione di rassegne cinematografiche, come di mostre d’arte, festival della filosofia o di letteratura, dibattiti culturali, lezioni magistrali di scienziati e professori di ogni disciplina,  è spesso liquidata con un’ alzata di spalle. Sia dagli intellettuali più rigorosi, sia da chi guarda con disprezzo alle cose intellettuali.

Per i primi  molte di queste iniziative cedono alla spettacolarità e strizzano l’occhio al popolare e alla facile attrattiva.Da Tutankhamon a Van Gogh? Un accostamento  pensato solo per attirare visitatori! Una mostra senza alcun valore scientifico che non aiuterà certo le persone a capire e a conoscere l’arte!

D’altro canto, chi è tutto tendenza, modernità e reality penserà che lui, di mummie e pittori del secolo scorso, non ne vuole proprio sapere. Nicchie di noia. Culturame, solo inutile culturame!

Ogni iniziativa che avvicina all’arte e alla cultura dovrebbe invece essere benedetta. Se sostituiamo del trash televisivo con il piacere di guardare la tela di un grande pittore, un grano di conoscenza e spirito critico si aggiungerà alla nostra coscienza – rendendola più libera e felice – anche se quel pittore è sconvenientemente vicino alla testa del faraone bambino.

A proposito:  chi l’ha detto che con la cultura non si mangia?

 

 

Scrittore di romanzi, lettore appassionato ed esperto del mondo del cibo e della ristorazione. Crede profondamente nel valore della cultura. In cucina non può mancare un buon bicchiere di vino per tirarsi su quando sì sbaglia (cosa che, afferma, a lui succede spesso).

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